Mortalità da infarto triplicata durante la fase acuta dell’emergenza. Attività di chirurgia vascolare e endovascolare calata dal 50% al 70% rispetto al 2019. Le note positive? Investimenti in telemedicina e controllo a distanza di migliaia di pazienti per quanto riguarda il funzionamento dei pacemaker, con il sistema sanitario regionale del Piemonte che è stato uno dei pochi in Italia a non interrompere, nemmeno nei mesi di marzo-aprile 2020, l’attività delle strutture complesse. Ecco il quadro presentato alla Commissione Sanità del Piemonte dai rappresentanti regionali della Società italiana di cardiologia interventistica (GISE), la Società italiana di chirurgia vascolare ed endovascolare (SICVE) e dall’Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (AIAC).
Un tema cruciale per la sanità di tutta la penisola. Gli specialisti parlano ora di “riorganizzazione della rete cardio” almeno a livello regionale. Con il Gise che ha presentato un dettagliato dossier sui dati italiani del 2020 e un “Manifesto Cardio” che contiene dieci proposte per il rilancio del settore e per far sì che, in futuro, non vengano mai più sospese le attività cardiovascolari nemmeno di fronte a un’emergenza come quella pandemica, vista l’importanza che un tempestivo intervento medico può avere nel ridurre la mortalità da infarto, ad esempio.
Infarto, ricoveri dimezzati e mortalità triplicata
“Nella fase acuta dell’emergenza – ha denunciato Giuseppe Musumeci del GISE il 23 aprile in consiglio regionale del Piemonte durante la Commissione Sanità dedicata all’audizione delle Società – la mortalità per infarto in Italia è triplicata mentre i ricoveri sono pressoché dimezzati anche a causa della paura del contagio. Una situazione che, per quanto in via di miglioramento, sembra ancora lontana dal garantire ai pazienti un’ordinaria capacità di offerta a causa della pressione cui le strutture ospedaliere e territoriali sono ancora sottoposte. Non va dimenticato, infatti, che un intervento tempestivo in caso di infarto incide significativamente sulla prognosi”.
“Mi sento di rivolgere un grande ringraziamento a tutti i professionisti che operano nella rete cardiologica” ha detto il professor Alessandro Stecco, Presidente della Commissione, citando anche gli addetti del DIRMEI, il Dipartimento regionale per le emergenze oggi impegnano nella partita che vedrà nascere in Piemonte una “SuperAsl” con attività di coordinamento su, strutture, funzioni e competenze di tutto il territorio.
“A differenza di altre regioni – ha aggiunto Andrea Gaggiano della Società italiana di chirurgia vascolare ed endovascolare (Sicve) – nelle fasi acute della pandemia nessuna struttura complessa del Piemonte ha sospeso completamente l’attività, ma si sono verificate riduzioni valutabili tra il 50 e il 70% per le patologie di classe A. Trascurare, per esempio, le patologie subacute degli arti inferiori, ha portato a un aumento complessivo delle amputazioni”.
Telemedicina per controllare a distanza i pacemaker
“Il Piemonte è senza dubbio tra le regioni che negli ultimi anni hanno investito con maggior convinzione e successo nella telemedicina, che ci consente di controllare a distanza e monitorare migliaia di pazienti per esempio per quanto riguarda il funzionamento dei pacemaker”. Lo ha dichiarato la rappresentante regionale dell’Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (Aiac) Claudia Amellone, rispondendo a una domanda della consigliera Sara Zambaia (Lega).
“Con uno sforzo organizzativo importante l’anno scorso siamo riusciti a convogliare in un unico database i dati delle 23 emodinamiche del Piemonte – ha aggiunto Andrea Rognoni (Gise) – per lasciare una traccia di quanto la pandemia abbia inciso sui pazienti”.
Il presidente Stecco si è impegnato, a nome della Commissione, a far presente alla Giunta l’urgenza di definire un percorso per rendere più versatile e competitiva la rete “Tempore”, che dovrebbe consentire di teletrasmettere immagini e dati dei pazienti per valutarne il trattamento più idoneo.