Avrà “funzioni consultive” e la “possibilità di segnalare alla Cabina di regia e al Servizio centrale per il Pnrr” i “profili ritenuti rilevanti per la realizzazione del Piano”. Ecco il ruolo del “Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale”. Nel dossier sul Recovery Plan italiano, in costante aggiornamento, il Senato della Repubblica lo ha definito come la “sede consultiva di raccordo”. Dentro vi siederanno (a titolo gratuito) rappresentanti delle parti sociali, enti territoriali e Regioni, mondo produttivo e della ricerca e società civile e terzo settore. La bozza del Dpcm che lo istituisce è del 14 ottobre (come attuazione del decreto Semplificazioni bis 77/2021, in discussione il 27 ottobre al Consiglio dei Ministri) e il premier Mario Draghi ha la possibilità di individuare e indicare un nome tra persone “che posseggano elevate competenze e comprovata esperienza nel partenariato economico, sociale e territoriale” che svolga la funzione di coordinatore.
Il Tavolo Pnrr e la “segreteria tecnica”
Sarà la figura con il compito di stabilire gli ordini del giorno ma soprattutto quello di convocare i componenti del Governo quando necessario. L’operatività del “Tavolo” è garantita dalla “Segreteria Tecnica” del Pnrr che è tenuta ad informare costantemente sullo stato di avanzamento degli interventi previsti dal Piano e le eventuali criticità attuative che si stanno riscontrando.
Tavolo permanente del Pnrr: chi partecipa?
Tuttavia non è tutto oro quello che luccica. E a Roma sta facendo discutere la mossa del Governo che ha escluso dal nuovo organo consultivo qualunque rappresentanza del mondo sanitario e della salute, che rappresenta la Missione numero sei del Next Generation Eu in salsa tricolore. Nel decreto del 14 ottobre con allegato l’elenco dei partecipanti al “Tavolo Permanente” trovano spazio rappresentanze di ogni genere: da quelle note come l’Associazione Bancaria Italiana, passando per l’Alleanza delle Cooperative, l’Anci, i sindacati, Confindustria e Confesercenti fino a realtà meno conosciute come la Rete delle Professioni Tecniche, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) o la Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte Professionalità (CIDA). In totale oltre 30 realtà della rappresentanza di categoria incluse sigle neonate come “L’Osservatorio Civico Pnnr”. Nemmeno una di queste collegata alla sanità (con l’esclusione parziale dei sindacati che ovviamente hanno iscritti anche in quel settore) e solo due collegate lateralmente al mondo della ricerca tout-court, inclusa quella medica: la Consulta dei Presidenti degli Enti Pubblici di Ricerca e la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI).
Una scelta che, per ora, sta facendo discutere anche considerando che la “Missione Salute” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è sì quella che assorbirà 20 miliardi entro il 2026 (con meno risorse rispetto ad altri capitoli) ma è altrettanto vero che viene sfiorata e toccata da tutte le altre missioni del Piano: da quelle che puntano sulla Coesione sociale”, fino alla transizione ecologica, alle infrastrutture “green”. Tutte contengono sulla carta una vasta gamma di interventi che impattano e impatteranno sull’ecosistema della salute pubblica e collettiva.