La peggiore l’Umbria. La migliore è la Valle d’Aosta. Tutte le Regioni e le Province autonome d’Italia hanno presentato entro il 31 dicembre e/o stanno adottando Piani di riorganizzazione e rafforzamento delle terapie intensive e semi intensive. Lo hanno fatto come conseguenza dell’impegno preso con l’Europa per accedere ai fondi di Bruxelles e inseriti nella missione 6 “Salute” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E dopo tante tabelle e decreti si cominciano a vedere i primi risultati.
Terapie intensive: una “milestone” di Next Generation EU
Nello specifico si tratta della “Componente 2 – Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale, Investimento 1.1: Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero”. Proprio le terapie intensive, infatti, rappresentano uno dei criteri vincolanti che il lessico di Bruxelles di Next Generation EU ha chiamato “milestone”: pietre miliari, senza le quali si perde il diritto al tranche di finanziamento ed era anche peraltro l’unico obiettivo rigido riguardante la sanità per il 2021.
Il target italiano: 14 posti letto ogni 100mila abitanti
Nello specifico il target italiano è molto chiaro: 14 posti letto in terapia intensiva ogni 100mila abitanti, come stabilito durante la prima ondata pandemica con il DL 34/2020. Prima di quella data nessuna regione d’Italia poteva vantare numeri di questo tipo. Con 10 posti letto ogni 100mila abitanti le migliori erano Veneto, Emilia Romagna, Friuli e paradossalmente Molise che invece oggi è una delle sei regioni che non hanno ancora superato la soglia benchmark, insieme a Sardegna, Puglia, Campania, Calabria, Umbria e infine l’Abruzzo che è proprio al limite (14,1 ogni 100mila abitanti) stando ai dati di Agenas aggiornati all’11 gennaio.
Terapia intensiva: il gap in Lombardia, Campania e Sicilia
A ottobre 2021 un report del governo pubblicato solo la prima settimana di gennaio ha messo insieme i numeri e scandito chiaramente gli obiettivi delle singole amministrazioni. La tabella allegata al report dice chi ha/avrebbe dovuto realizzare lo sforzo più grande. Più di tutte la Lombardia, anche perché partiva da numeri bassi pre emergenza Covid, con il piano di riorganizzazione che prevede 585 posti aggiuntivi in terapia intensiva e 704 in semi-intensiva. Ma uno sforzo importante è chiesto anche alla Campania (499 e 406), alla Sicilia (301 e 350) e a seguire Piemonte, Lazio e Puglia.
Rispetto ai posti letto pre-emergenza e/o il Ministero della Salute ha indicato il numero di Terapie Intensive e Semi-Intensive di cui ogni amministrazione regionale si deve dotare. In totale sulle penisola parliamo di 3.591 Terapie intensive e 4.238 posti letto in semi-intensiva.
Terapie intensive: Val d’Aosta Regione più virtuosa
Molte regioni hanno già ottemperato per far fronte all’emergenza Covid-19. Su tutte la Val d’Aosta arrivando addirittura a 26,6 posti TI per centomila abitanti, seguita dal Veneto (20,5, di cui 10 Covid-19), Emilia Romagna (20, la metà dedicate al Covid), la Provincia di Bolzano (18,7), la Sicilia (17,2), Marche (17,1), Trento (16,6), il Lazio (16,4), Toscana (15,4), la Lombardia (15,3 con oltre 1.500 posti letto, il dato più alto d’Italia in assoluto ma non rispetto alla popolazione). Chiudono la classifica Piemonte, Friuli, Basilicata, Liguria e – come detto – Abruzzo con uno scarno 14,1 posti letto per abitante.