Cosa è stata la pandemia? Una crisi sanitaria – certo. Ma anche una crisi abitativa, “domestica” nel senso più ampio del termine. Non fosse altro per i luoghi in cui ha costretto in modo coatto milioni di italiani a rinchiudersi per mesi. Non è un caso se la parentesi, forse più dolorosa, della crisi Covid ha riguardato in qualche modo i luoghi di un “abitare” molto specifico: l’abitare per anziani, l’abitare per i malati cronici.
L’irrompere del virus nelle residenze sanitarie per anziani con le conseguenze note in termini di contagi e mortalità, ha mostrato sì la fragilità delle persone ma anche la fragilità delle mura e degli spazi che quelle persone ospitano. Una fragilità che obbliga a riflettere. Con la popolazione italiana in continuo invecchiamento (i dati ISTAT mostrano come tra il 2045 e il 2050 gli over 65enni saranno il 34% dei residenti e il tasso di dipendenza degli anziani, sarà raddoppiato) e la conformazione delle nuove famiglie spesso con figlio unico o monogenitoriali e distanziate sul territorio nazionale per venire incontro alle esigenze del mercato del lavoro, vanno riprogettate anche le città e i quartieri.
“La pandemia ha mostrato in tutta la sua drammaticità la fragilità dei servizi per anziani” spiega a True Pharma Mariuccia Rossini, Presidente di Over intervenuta il 28 maggio a “Salute Direzione Nord – Turning Point” durante il panel “Riprogettare le città della salute”. Secondo Rossini “è necessario avere dei servizi alternativi rispetto a quelli tradizionali” perché “il 40% degli anziani vive da solo e sempre di più sarà necessario creare delle strutture senza barriere architettoniche che garantiscano una vita connessa, sicura e attenta alla socializzazione”. I dati confermano le affermazioni della Presidente di Over.
Solo a Milano i dati in anagrafe disponibili dal sistema statistico del Comune fotografano al 31 dicembre 2018 la presenza di 318.165 persone con più di 65 anni di età. Su 1,4 milioni di residenti totali. Quanti di loro vivono soli? L’ultimo dato disponibile è quello del censimento 2011: mostra che il 33,7 per cento di questa popolazione vive in solitudine. Con la proporzione di 10 anni fa (nel 2021 il censimento è da aggiornare) significa che oggi 117.721 over 65 vivono in un casa senza nessun altro accanto. Magari con problemi sanitari, lievi disabilità o patologie legate alla salute mentale. Ipotizzando anche che la metà di loro siano a carico di case di cura, di riposo, ospizi, Rsa e altre strutture e tralasciando invece chi ha un assistente domiciliare o una badante, rimangono almeno 60mila persone.