È la “nuova pandemia” dicono gli specialisti. La salute mentale. “Inutile negare che i casi siano aumentati, soprattutto fra i giovani ma non soltanto” dice a True-News Stefano Bolognini, assessore allo Sviluppo Città Metropolitana, Giovani e Comunicazione (con delega alle Politiche sociali fino a gennaio 2021) di Regione Lombardia, intervenendo l’8 ottobre a margine della tavola rotonda “La salute mentale oggi e domani: maggiori opportunità per tutti”, promossa dall’Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano, con il contributo non condizionante di Lundbeck Italia, in occasione del World Mental Health Day del 10 ottobre. “Sono cambiati alcuni stili di vita – è la “diagnosi” dell’assessore –, i ritmi, sono saltate purtroppo alcune situazioni socio-economiche e tutto ciò ha portato all’aumento dei casi e ad una maggior criticità” di quelli preesistenti.
Soluzioni? “La priorità e punti focali sono quelli di anticipare il più possibile la diagnosi – spiega a True-News Paola Sacchi, Dirigente Struttura Salute Mentale, Dipendenze, Disabilità e Sanità Penitenziaria della Direzione Generale Welfare di Regione –. Perché uno dei principali problemi della salute mentale in Italia è che i pazienti arrivano con molto ritardo ai servizi di cura”. Anche “anni” fra “l’insorgere dei primi disturbi e l’arrivo dallo specialista” spiega Sacci rifacendosi anche ai dati messi nero su bianco nelle relazione tecniche che accompagnano la nuova leggere lombarda sulle Dipendenze, dove si parla di “otto anni” prima che i servizi arrivino “all’aggancio dell’utente”. Per la dirigente “è fondamentale che in questo tentativo di accorciare i tempi di latenza ci sia un cambiamento culturale”. Quale? “La lotta allo stigma, al pregiudizio e quell’idea pessimistica rispetto alla salute mentale che mette in difficoltà pazienti e famigliari nel chiedere aiuto”.
Per farlo? Alcuni tasselli. Ma più importante è la comunicazione ancor prima che la terapia o i servizi. “Serve la comunicazione – dice Bolognini – per promuovere la cultura dell’attenzione”. E ciò vale ancora di più “per le famiglie rispetto a questi temi”. Ma l’assessore pensa anche “all’opportunità di promuovere la rete per far capire a chi ha necessità che le risposte esistono”. “Ci sono – chiude – da parte del pubblico attraverso i Centri di Salute Mentale ma anche attraverso le reti fatte da Terzo Settore e Regione che in modo complementare e sussidiario possono dare un aiuto”. “Proviamo cultura dell’attenzione verso questo tipo di patologie mandando un messaggio forte: prevenzione. Gli strumenti, i luoghi, le persone e e situazioni che possono aiutare chi ne ha bisogno esistono”.