Mettere insieme gli obiettivi di una complessa riforma “di sistema”, come quella della sanità lombarda, e quelli di atenei e accademia. Creando sinergie. Questo lo scopo dichiarato del professor Giulio Carcano, Direttore dell’Unità Operativa Complessa “Chirurgia Generale d’Urgenza e dei Trapianti” dell’Asst Sette Laghi e che presso l’Università degli Studi dell’Insubria guida la Scuola di Medicina dopo essere già stato Direttore del Master per Infermiere di Sala operatoria. E proprio su un particolare “profilo” degli infermieri, Carcano si vuole soffermare. “Abbiamo già ipotizzato e da settembre-ottobre saranno attivi i primi Master di formazione per il personale infermieristico che di famiglia” annuncia Carcano a True Pharma a margine dell’evento “La riforma socio-sanitaria lombarda” organizzato il 14 luglio ad Albizzate in provincia di Varese.
Proprio agli “infermieri di famiglia” e agli “infermieri di comunità” sono dedicati interi passaggi nella nuova legge 23 di Regione Lombardia, la riforma della sanità regionale presentata dal governatore Attilio Fontana e dall’assessore al Welfare Letizia Moratti, in vista della discussione in aula che avverrà sul testo a partire da dopo l’estate. “Uno dei passaggi fondamentali della riforma è proprio sull’istruzione e la formazione del personale sanitario” spiega Giulio Carcano a True Pharma.
“Lo spirito nuovo che avvicina l’ospedale al territorio impone anche una formazione serrata di professionisti che abbiano competenza su questi aspetti”. Secondo l’Ordinario dell’Università dell’Insubria, da sempre vicina a Regione Lombardia nella formazione di professionisti in ambito sanitario sia nelle lauree magistrali come medicina e chirurgia, sia per quanto riguarda le triennali e le altre professioni sanitaria, va insegnato “un metodo nuovo di coinvolgimento del territorio” che possa essere anche “esportato fuori dalla Lombardia”.
“I nostri stessi specializzandi hanno una formazione specifica in questo ambito – chiude Giulio Carcano – quindi la riforma e il suo approccio sono qualcosa che noi insegniamo all’interno del sistema sanitario regionale ma che deve essere esportato anche all’esterno in quanto modello virtuoso”. Del resto “un’alta percentuale dei nostri specializzandi sono cittadini extra lombardi che imparano a conoscere un sistema virtuoso e che, speriamo, lo possano far conoscere non solo in Italia ma anche all’estero”.