Il valore dell’innovazione tecnologica e dell’automazione per il mondo della salute. Questi gli aspetti approfonditi nell’omonimo panel della 16esima edizione di Salute Direzione Nord, la kermesse svoltasi il 27 giugno a Milano organizzata da Inrete e Fondazione The Bridge con il sostegno dell’Associazione Amici delle Stelline, il patrocinio della Fondazione Stelline e il contributo di Regione Lombardia.
L’iniziativa è stata l’occasione per elaborare e accogliere nuove soluzioni nell’ambito della salute insieme a rappresentanti istituzionali, clinici, esperti e società civile. Tema centrale è stato quello dell’innovazione. Al panel hanno partecipato Giovanni Pavesi, Direttore Generale Welfare, Regione Lombardia; Vito Ladisa, Direttore SC Farmacia, INT Milano; Antonio Spera, Amministratore Delegato GE Healthcare; Luigi Mazzei, Country Senior Director Edwards; Giorgio Moretti, Presidente Dedalus.
Giovanni Pavesi: “Grazie all’innovazione meno ospedalizzazioni e ricoveri più brevi”
“All’inizio dell’anno abbiamo fatto una delibera che rimodula le tariffe dei nuovi device, delle nuove protesi e delle strumentazioni tecnologiche – spiega Giovanni Pavesi, Direttore Generale Welfare, Regione Lombardia -. Abbiamo aperto un dialogo con i nostri medici che ci consente di aggiornare questo tariffario e l’elenco delle strumentazioni”.
“La medicina dei prossimi anni – prosegue Pavesi – deve affrontare il tema dell’innovazione e della telemedicina, che sta passando da un concetto di qualità a quello di valore. È un concetto più complesso che consente, oltre all’innovazione, la possibilità di avere meno ospedalizzazioni e ricoveri più brevi, creando dei percorsi chiari anche ad esempio sulla medicina territoriale”.
Vito Ladisa: “L’automazione e la logistica del farmaco a vantaggio dell’utente finale”
L’innovazione si può applicare a diversi ambiti sanitari che coinvolgono anche la filiera del farmaco: “L’automazione e la digitalizzazione sono fondamentali in questo settore – spiega Vito Ladisa, Direttore SC Farmacia, INT Milano -. La semplice automazione però non può prescindere dall’appropriatezza, un sistema che preveda quindi una verifica da parte dei professionisti e di conseguenza una tracciabilità. L’organizzazione del percorso del farmaco ha dei vantaggi logistici e un’ottimizzazione della risorsa umana. È un piano di progettazione che incide sul sistema sanitario, regionale e per alcuni aspetti nazionali. Servono investimenti e in questo senso con il Pnrr se ne è parlato molto. Le strutture e realtà sanitarie che al momento hanno investito in questo percorso sono poche ma è un sistema a vantaggio dell’utente finale”.
Antonio Spera: “Tecnologie hardware e software riducono i tempi di esami e diagnosi”
Altro aspetto fondamentale è la misurazione dell’innovazione tecnologica che passa attraverso l’espressione di un miglioramento qualitativo dei sistemi sanitari, dentro ma anche al di fuori dell’ecosistema ospedaliero grazie a sistemi di intelligenza artificiale e digitalizzazione sia sul fronte hardware sia su quello software. Sono stati questi gli spunti al centro dell’intervento di Antonio Spera, Amministratore Delegato GE Healthcare. “Le innovazioni passano dai detettori e dai materiali di cui sono costituiti attraverso tecnologie produttive estremamente sofisticate che impattano sulla riduzione della dose radiogena, mantenendo la qualità diagnostica elevata. Ma pensiamo anche alla rapidità con cui oggi eseguiamo una tac cardiaca proprio grazie all’evoluzione della tecnologia hardware. Per non parlare di quanto l’apporto di algoritmi e machine learning, venendo alla componente software, possa impattare positivamente nel velocizzare la durata degli esami fino all’AI in grado di formulare una diagnosi”.
Luigi Mazzei: “Con il ricorso ai medical device la risposta alle tre sfide del sistema sanitario post pandemia”
È convinto di come il ricorso ai dispositivi medici, espressione dell’innovazione tecnologica in ambito salute, siano un’importante risposta alle sfide del sistema sanitario post pandemia Luigi Mazzei, Country Senior Director Edwards. “Io vedo tre grandi sfide del nostro SSN: da una parte la gestione dell’accumulo delle liste d’attesa dovute a questi ultimi due anni di emergenza, in secondo luogo la crisi delle risorse umane del sistema sanitario con anni di carenza di personale a diversi livelli, medici infermieri tecnici, che possiamo definire come la vera patologia cronica del nostro sistema. Infine come conciliare queste urgenze con un disegno a medio lungo termine che è quello che ci detta il Pnrr e quindi la riorganizzazione del sistema. Queste sfide possono essere gestite e mitigate dall’utilizzo di un’innovazione tecnologica che vada a dare una risposta ai diversi bisogni come accaduto in ambito cardiovascolare nel trattamento di pazienti con patologie valvolari e con patologie strutturali cardiache. Grazie anche al ricorso ai nostri device il percorso che è stato fatto in questi anni è stato impressionante”.
Giorgio Moretti: “Impariamo dall’estero quali best practise di innovazione adottare”
Sebbene l’Italia sia fanalino di coda nella classifica europea per spesa sanitaria, secondo Giorgio Moretti, Presidente Dedalus, ci troviamo di fronte a una congiuntura positiva grazie alle risorse provenienti dal Pnrr e non solo. “Abbiamo un vantaggio che non dobbiamo farci sfuggire. Partiamo da un gap molto grande di 15 anni di oblio. Avendo speso poco negli anni pregressi, possiamo solo fare meglio, se guardiamo cosa è stato fatto di giusto ma anche di sbagliato all’estero. Se pensiamo alla piattaforma nazionale di telemedicina, al Dm 71 e al Dm 70, noi oggi abbiamo un’occasione che gli altri paesi paradossalmente non hanno. Ad esempio la Germania ha deciso di non avventurarsi nei fascicoli sanitari in quanto non è dotata delle fondamenta, ovvero di sistemi informativi per riempire i fascicoli sanitari. E questa è la dicotomia che mi auguro si ricomponga tra il centro e le Regioni qui in Italia. L’opportunità di fare medicina crossborder grazie alla telemedicina, con professionisti provenienti da regioni diverse fa sì che le competenze possano essere messe a sistema, aldilà dei confini territoriali. Ma occorre ricordare che queste piattaforme non devono e non possono essere considerate solo dei meri esercizi di tecnologia. Questo è stato il grosso limite degli ultimi anni in Italia con l’informatica fatta da informatici senza conoscere i reali bisogni dei medici. Bisogna imparare da quei Paesi in cui da 25 anni esistono master in Clinical Informatics”.