Nel 2022, nonostante un aumento delle risorse destinate alla sanità pubblica, ben 2,3 miliardi stanziati dallo Stato sono rimasti inutilizzati dalle Aziende sanitarie. Questo dato emerge dall’analisi del Conto Economico delle Aziende sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), presentata dalla Federazione CIMO-FESMED, che sottolinea una gestione inefficace delle risorse.
I numeri della crisi
Dal 2019 al 2022, la spesa sanitaria è cresciuta dell’11,9%, raggiungendo i 139,6 miliardi di euro. Tuttavia, l’aumento non ha beneficiato direttamente l’assistenza ai cittadini. Le risorse sono state destinate principalmente ad accantonamenti, che hanno registrato un incremento del 54%, con ben 7,3 miliardi di euro accantonati nel 2022, di cui 2,5 miliardi riservati a contenziosi e assicurazioni. Anche le spese per consulenze e lavori interinali sono cresciute significativamente, con un incremento del 46,7%. Nel frattempo, l’acquisto di beni è aumentato del 17%, mentre quello di servizi sanitari è cresciuto appena del 3,8%, con un calo di oltre 600 milioni destinati all’assistenza ospedaliera.
L’offerta sanitaria, invece, ha subito una forte contrazione. Le prestazioni ambulatoriali sono diminuite dell’11,5%, con quasi 17 milioni di prestazioni in meno. Anche i ricoveri hanno registrato un calo complessivo del 10,2%, con una flessione del 30% per le lungodegenze. Le attività riabilitative hanno subito una riduzione del 10,9%, pari a 4,6 milioni di prestazioni in meno. Questa contrazione dell’offerta ha determinato una diminuzione dei ricavi da prestazioni sanitarie, che hanno perso 1,3 miliardi di euro, mentre gli incassi da ticket si sono ridotti di 300 milioni.
Il personale e la gestione delle risorse
Anche la gestione del personale evidenzia criticità. Sebbene la spesa complessiva per il personale sia aumentata del 9,4%, l’incremento per i medici a tempo indeterminato è stato solo del 3,6%. In parallelo, si è verificata una forte crescita del personale assunto con contratti a tempo determinato, con un aumento del 55,4%, e del ricorso a collaborazioni esterne e consulenze.
Un aspetto particolarmente critico riguarda l’aumento delle quote accantonate per contributi vincolati ma inutilizzati, che nel 2022 hanno raggiunto i 2,3 miliardi, segnando un incremento del 126,7% rispetto al 2019. Questi fondi, destinati a finalità specifiche, non sono stati impiegati, mentre la disponibilità liquida complessiva delle Aziende sanitarie è aumentata di 11,8 miliardi, segnando una crescita del 23,35%.
L’allarme degli esperti
Guido Quici, Presidente di CIMO-FESMED, ha espresso preoccupazione per un trend che penalizza l’assistenza sanitaria e il personale medico. Secondo Quici, la mancata revisione delle modalità di finanziamento del SSN continuerà a ridurre l’offerta sanitaria, mentre i costi legati ad altri fattori produttivi continuano a crescere. È necessario, ha sottolineato, un utilizzo più appropriato delle risorse per rilanciare concretamente i servizi sanitari e migliorare l’efficienza complessiva del sistema.
Le richieste
Tra le soluzioni proposte, emerge la necessità di ridurre l’accantonamento di fondi inutilizzati e destinarli a interventi mirati per migliorare l’assistenza sanitaria. È inoltre indispensabile un potenziamento del personale a tempo indeterminato, così come l’adozione di politiche che favoriscano una maggiore efficienza e trasparenza nella gestione delle risorse.
Questa situazione evidenzia le debolezze di un sistema sanitario che, nonostante l’aumento delle risorse, non riesce a tradurre questi investimenti in benefici tangibili per i cittadini. Solo attraverso interventi strutturali sarà possibile evitare che la sanità pubblica continui a perdere efficacia e capacità di risposta.