Stop and go per il Centro Medico Santagostino (Cms) sui test rapidi. Per la struttura privata di Milano da venerdì 30 ottobre sarà di nuovo possibile prenotare (e a cascata nei giorni successivi, effettuare) i tamponi antigenici che danno risultati in 15 minuti. Test che sono al centro di una vera e propria polemica, scientifica e politica. Nelle ultime ore li ha attaccati dalle pagine di Repubblica il professor Andrea Crisanti, prendendo di mira in particolare i kit prodotti da Abbott (ma li producono numerose società farmaceutiche, ad esempio Roche o Menarini) dicendo che hanno “una sensibilità di circa il 70 per cento, inferiore a quella dichiarata”. E che quindi tre positivi su dieci potrebbero risultare negativi ma continuare a diffondere l’infezione senza alcun controllo.
Non sono dello stesso avviso le autorità sanitarie lombarde. Tanto che come anticipato da Affaritaliani.it Milano c’è un tavolo aperto fra Ats e Comune di Milano per individuare ampi spazi (ipotesi piazzale di San Siro, anche se improbabile) dove effettuare test di massa dedicati al mondo della scuola e sollevare dall’enorme carico di lavoro i “Drive Through Covid” degli ospedali che li hanno predisposti.
Il Centro Medico Santagostino ha iniziato a erogarli il 30 settembre. Prima di essere bloccato a metà ottobre da Ats, dopo nemmeno 20 giorni dalla comunicazione dove Cms avvisava le autorità sanitarie milanesi che sarebbe partito con la campagna. Secondo quando si apprende il motivo dello stop imposto è burocratico, non clinico. Un errore nella compilazione della domanda da parte di Cms. L’attività in regime privato di test diagnostici è infatti possibile solo per le strutture autorizzate come “laboratorio con sezioni di microbiologia” – fanno sapere fonti interne all’Agenzia di Tutela della Salute ad Affaritaliani.it Milano. Mentre il Centro Medico Santagostino ha avviato l’attività senza rispettare quei requisiti e quindi è stato diffidato il 19 ottobre dal procedere. Ora la struttura riparte dopo aver presentato una nuova richiesta secondo gli standard, come conferma ad Affaritaliani.it Milano l’amministratore delegato del Cms, Luca Foresti. Che conferma la svista tecnico-burocratica (“abbiamo presentato la prima richiesta come poliambulatorio” dice) ma difende anche nel merito la scelta di partire già a fine settembre perché “si tratta di uno strumento fondamentale durante la seconda ondata sia per i sintomatici che per chi è entrato in contatto con i positivi”. “Per certe prestazioni come il tampone RT-PCR (Real Time-Pcr, NdR) è necessario un laboratorio dal punto di vista produttivo – dichiara Luca Foresti ad Affaritaliani.it Milano – ma per il tampone rapido non c’è questa necessità” basandosi su una tecnica simile alla cromatografia che permette attraverso un reagente di avere risultati in pochi minuti. “Del resto – aggiunge l’ad del Cms – come sarebbe possibile visto che ora sono stati stanziati fondi e risorse anche a livello governativo per i tamponi rapidi da far eseguire a medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, che non potranno mai avere un laboratorio a disposizione?”.
Per Foresti il problema vero è un altro. Lo definisce “Informatico, non clinico”. Cioè il fatto che “se viene effettuato un test privato quell’informazione deve arrivare alle autorità pubbliche”. “Il servizio sanitario nazionale, quelli regionali, le Regioni e Ats – conclude – devono decidere che cosa possono gestire in questa fase e cosa no. Per poi concordare con il privato come definire bene i collegamenti, ma il presupposto è che ci sia sufficiente capacità di testistica”. Tradotto: grandi numeri di test e sistemi informativi che si parlano.