di Francesco Floris
Licenze dei vaccini? Quella di AstraZeneca è “non esclusiva e priva di royalty”. Così da “supportare la fornitura gratuita” o a margine limitato “per la durata della pandemia”. Mentre saranno invece “i termini di licenza per la fornitura” post-pandemia che “saranno oggetto di un accordo separato”. Lo si legge nelle linee guida pubblicate da Oxford University, la vera titolare della proprietà intellettuale del vaccino di AstraZeneca, dove vengono fissati alcuni punti fermi per “l’implementazione su scala globale di prodotti e servizi associati per affrontare la pandemia COVID-19”. Traduzione di tutto ciò: chiunque può produrre questo vaccino purché non sia a scopo di lucro. Frasi che irrompono come fulmini a ciel sereno nel dibattito su brevetti e proprietà intellettuale dei vaccini. Proprio nelle settimane in cui la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, viene messa da più parti sul banco degli imputati per come sono state condotte le trattative sul vaccino e gli accordi di acquisto anticipato con Big Pharma e sull’assenza di trasparenza nei contratti resi pubblici. “Come ha potuto – ha rinfacciato alla Von der Leyen al Parlamento Europeo Manon Aubry, Co-Presidente del Gruppo della Sinistra europea che si batte a Bruxelles e Strasburgo per la sospensione dei brevetti e consentire agli Stati di produrre autonomamente e su larga scala il vaccino – la Commissione Europea accettare di inchinarsi così davanti alle case farmaceutiche?”
Moderna: “Non applicheremo i brevetti”
Quello di Oxford però non è l’unico caso che dimostra come si stia, almeno in alcuni casi, discutendo sul sesso degli angeli. E che i problemi, rispetto alla disponibilità delle dosi a livello gloale, sono più strettamente connessi a capacità produttiva, di sintesi e logistica, tuttalpiù nodi politici, che non a meri vincoli giuridici legati alla proprietà intellettuale. “Disponibili a concedere in licenza la nostra proprietà intellettuale per i vaccini COVID-19 ad altri”. Lo si legge in uno statement ufficiale di Moderna. Quando? È datato 6 ottobre 2020. L’azienda biotech Usa ha scritto che pur considerando “i diritti di proprietà intellettuale” come un importante stimolo “nell’incoraggiare gli investimenti nella ricerca”, al momento “ci sentiamo in obbligo, nelle circostanze attuali, di utilizzare le nostre risorse per porre fine a questa pandemia il più rapidamente possibile”. Di conseguenza “Moderna non applicherà i brevetti relativi a COVID-19 contro coloro che producono vaccini destinati a combattere la pandemia” aggiungendo che “per eliminare qualsiasi barriera IP (Intellectual Property, NdR) percepita allo sviluppo del vaccino durante il periodo di pandemia, su richiesta siamo anche disposti a concedere in licenza la nostra proprietà intellettuale per i vaccini COVID-19 ad altri”.