Si evidenza “una riduzione del titolo anticorpale dopo i 6 mesi dalla prima dose” rispetto a quanto riscontrato 42 giorni dopo la conclusione del ciclo vaccinale. Irrompe un nuovo studio (ancora in corso) nel dibattito intorno all’ipotesi di una “terza dose” da somministrare per rafforzare la risposta immunitaria contro il Covid. Lo studio si chiama “Covidiagnostix – Health Technology Assessment in Covid serological diagnostics”, è stato finanziato dal Ministero della Salute – Direzione Generale della Ricerca Sanitaria e Biomedica e ha coinvolto un campione di 4.265 operatori sanitari dell’Istituto Ortopedico Galeazzi e dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Vaccino Pfizer, i risultati sugli anticorpi dai test sierologici
Sono stati effettuati 12.795 test sierologici – di varie metodologie e case produttrici – in momenti diversi da gennaio a oggi, per la “Valutazione della risposta sierologica nella campagna vaccinale degli operatori sanitari”. Tradotto: valutare nel corso del tempo e anche con le differenze di genere e anagrafiche, andamento e concentrazione degli anticorpi negli operatori sanitari a cui è stato somministrato il vaccino Pfizer-BioNTech. True Pharma può offrire la sintesi dei dati che sono già stati trasmessi a Regione Lombardia.
Vaccino Pfizer e anticorpi, lo studio dall’Ospedale San Raffaele e 947 dall’Istituto Ortopedico Galeazzi
In regione sono stati “testati” 4.265 operatori sanitari di cui 3.318 provenienti dall’Ospedale San Raffaele e 947 dall’Istituto Ortopedico Galeazzi. A questi sono stati somministrate anche 2.482 survey e questionari per la valutazione degli effetti collaterali.
Fino ad oggi sono stati vagliati tre “tempi analitici”: i quasi 13mila test sierologici sono stati effettuati infatti prima della vaccinazione, a completamento del ciclo vaccinale e infine trascorsi 42 giorni dalla prima dose – cioè 21 giorni dopo il richiamo per quanto riguarda il vaccino Pfizer. È ora in corso il quarto step: la valutazione del titolo anticorpale a sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale. I dati preliminari sono già stati raccolti sul 50% degli operatori sanitari del San Raffele (circa 1.600 soggetti) coinvolti e sui primi 120 operatori del Galeazzi. I risultati, parziali, convergono tutti in una direzione: vi è un trend decrescente degli anticorpi rispetto alla valutazione effettuata 42 giorni dopo la prima dose. Sia negli uomini che nelle donne. I grafici elaborati nello studio dal team di ricerca indicano indicano una diminuzione della concentrazione di anticorpi robusta.
“I dati mostrano una riduzione generalizzata della quantità di anticorpi a sei mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale rispetto a quanto avviene invece su soggetti guariti dal Covid” dice a True Pharma il professor Giuseppe Banfi, referente per lo studio e Direttore Scientifico dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi. “Questo non significa che sia assente la protezione perché gli anticorpi sono solo una parte dell’immunizzazione, ma rimane un elemento da valutare molto seriamente pensando ad un terzo richiamo. Se non su tutta la popolazione almeno sulle categorie più esposte di anziani, fragili e personale sanitario”.
Vaccino Pfizer, la risposta immunitaria per genere ed età
Le altre evidenze raccolte nello studio – in corso anche su strutture extra lombarde come l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma o la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo – mostrano come la risposta immunitaria al vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech sia elevata nelle donne con meno di 48 anni e una risposta anticorpale alta per quelle con meno di 40 anni. Bassa invece negli uomini con più di 60 anni. Al contrario invece, l’entità degli effetti collaterali rilevati tramite survey è più elevata nel sesso femminile che in quello maschile.
Lo studio si inserisce nel dibattito partito inizialmente da Israele, il primo Paese a pubblicare numeri e dati simili perché il primo ad averli a disposizione dopo aver condotto e concluso una campagna vaccinale massiva. Ma l’ipotesi di una eventuale terza dose è già nell’agenda politica di vari Paesi e governi del nord Europa, dichiarata come una necessità.