007 senza frontiere e pregiudizi. Almeno oltre Manica. L’intelligence per esistere e prosperare deve adattarsi ai tempi che cambiano. Richard Moore lo sa benissimo. Moore è il capo dell’MI6, l’intelligence esterna del Regno Unito, l’organizzazione dei servizi segreti per eccellenza nei territori di Sua Maestà. “C” di James Bond, per intenderci. E da tempo va approfondendo la necessità, per le spie di Londra, di amplificare la base del loro personale. Da ultimo, nella giornata del 18 marzo è arrivata un’esplicita apertura: valorizzare il peso delle persone con diagnosi di autismo e disturbo di attenzione e iperattività (ADHD) nell’intelligence britannica.
Intelligence e neurodiversità, come cambiano gli 007 di Londra
Si chiama neurodiversity ed è una frontiera esplorata da alcuni anni da molti servizi segreti. E da quello britannico, l’intelligence per antonomasia, in particolare. L’idea che l’intelligence si debba svestire della sua veste classica per capire al meglio un mondo complesso pressa i vertici dello spionaggio globale. L’MI6 fa scuola da tempo. Promuove l’ingresso di talenti femminili e di persone nate fuori dal Regno Unito o di ascendenza africana e asiatica per non ridurre anche oggi gli 007 allo stereotipo à la James Bond. Con Moore, ha iniziato a parlare il linguaggio dei social, dei giovani, delle nuove generazioni in nome della trasparenza. Mostrarsi al meglio per difendere meglio le informazioni per la sicurezza attraendo personale fidato.
L’ultima frontiera di una svolta verso la trasparenza che voglia rendere l’intelligence un fedele specchio della società britannica è il sostegno, appunto, alla neurodiversity. Nel 2020 la testata Civil Service World ricordava che “le agenzie di intelligence spesso si avvalgono del sostegno dei membri delle loro reti di disabili per testare nuove infrastrutture IT, qualcosa che dovrebbe diventare una pratica comune in tutta la comunità di intelligence del governo britannico”, aggiungendo che l’ingresso di figure di questo tipo avrebbe aiutato la profondità e la complessità delle informazioni ottenibili dalla comunità d’intelligence.
Perché l’inclusività è cruciale per gli 007 di oggi
Un’inclusività, dunque, strategica che al valore della diversità e del rispetto aggiunge anche la possibilità per figure con peculiari sindromi come autismo e ADHD di rendere al meglio nel loro ambiente di lavoro. Specie laddove l’obiettivo è fare sintesi, per i decisori, di informazioni complesse e vitali per la sicurezza nazionale uno dei limiti delle agenzie di intelligence è stato, in passato, il fatto che somigliassero più a uno spaccato dell’élite dei Paesi di riferimento che alla gran massa della popolazione. L’MI6 è stato il perno dell’intelligence di un Regno che è stato Impero. E ai tempi della Global Britain continua a rinnovarsi attivamente.
Le sfide mondiali imposte dalla crisi del sistema globale, dalla guerra in Ucraina a quella a Gaza, dagli scenari economici e commerciali della rivalità Occidente-Cina a quelli imprevedibili plasmati dai cambiamenti climatici impongono capacità d’analisi e previsione a tutto campo.
Nei fatti, l’intelligence britannica applica già quel pensiero complesso che Cortney Weinbaum, ricercatrice senior sulla sicurezza nazionale presso la RAND Corporation, nel luglio scorso in un articolo sul Military Times raccomandava per le intelligence occidentali, quella Usa in testa: “Le nostre sfide alla sicurezza nazionale sono troppo difficili e troppo importanti per lasciarle alla parte della popolazione che usa il proprio cervello solo in modi tipici”, ha scritto la Weinbaum, sottolineando come “le arcaiche politiche militari e federali degli Stati Uniti, combinate con concezioni vecchie di decenni sul disturbo dello spettro autistico, creano un ambiente in cui le persone nascondono il loro autismo e altre diagnosi cognitive”, spesso a pregiudizio di un’efficace tutela della sicurezza nazionale.
L’intelligence è la ghiandola pineale dello Stato
L’intelligence, “ghiandola pineale“ dello Stato, oggigiorno svolge una funzione di presidio strategica per la sicurezza nazionale e le prospettive di lungo termine dell’operatività di apparati e sistemi militari, diplomatici, istituzionali. La complessità di pensiero è fondamentale. Se si includono, in quest’ottica, le potenzialità delle componenti della società finora tenute ai margini nei Paesi occidentali le risorse per far crescere la capacità di comprensione della quotidianità può beneficiare di forze nuove e fresche. Il Paese di 007 l’ha capito. E come al solito, Londra detta la linea alle spie dell’Occidente.