La gente muore, le nostre vite sono sconvolte, ma serpeggiano dubbi, fake news e teorie del complotto. La pandemia di Covid-19 non è la prima tragedia ad attirare dietro di sé scetticismi, giustificati o meno che siano. Da sempre eventi catastrofici tirano dietro di sé un alone di mistero che fa gridare molti alla cospirazione: dagli anni di piombo, alle calamità naturali, passando per la scomparsa di personaggi famosi e la revisione di avvenimenti epocali. Ma un avvenimento spartiacque come quello dell’11/9, il primo immortalato da tecnologie video del nuovo millennio e amplificato dagli emergenti siti internet e blog, ha segnato un balzo in avanti nel mondo della cospirazione: l’attentato alle Torri Gemelle è il “padre di tutti i complotti”.
Una serie infinita di inchieste, studi e documentari nel corso degli anni non sono riusciti a convincere gli scettici della totale autenticità e spontaneità degli attacchi; allo stesso modo decine di controinchieste degli scettici non sono riusciti a dimostrare in maniera convincente l’esistenza di un complotto o di un’operazione di false flag del governo americano. L’attentato al World Trade Center si presta facilmente alla speculazione: per il luogo in cui è avvenuto, per le conseguenze umane e materiali, ma soprattutto per i risvolti politici e militari di lungo periodo che ha comportato. È bene notare che, sia che si tratti di un’azione dei jihadisti sia che la si voglia attribuire ai servizi segreti americani, l’attacco alle Torri Gemelle è per sua natura senza nessun dubbio il risultato di un complotto.
Fin dalle primissime ore dopo la caduta delle Torri, sui neonati blog e forum ma anche nei telegiornali e nei talk show di tutto il mondo, iniziarono a diffondersi voci e supposizioni che si mescolavano con fatti certi, alimentando ogni tipo di teoria. È bene aggiungere come il governo americano ci abbia messo del suo, per alimentare il sospetto di chi lo accusava di complicità con gli attacchi. Quasi immediatamente venne approvato il Patriot Act, una legge federale che predisponeva misure di controllo e spionaggio indiscriminato tuttora in vigore, a danno della privacy di milioni di persone e della libertà di Edward Snowden; in meno di un mese ebbe luogo l’invasione dell’Afghanistan, cui diciotto mesi dopo sarebbe seguita quella dell’Iraq – frutto di un’altra incredibile teoria del complotto: quella del possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein, senza produrre alcuna prova certa.
Insomma, molto spesso chi supporta teorie del complotto riguardo all’11 settembre lo fa con una non ingiustificata diffidenza nei confronti del governo statunitense, tacciato di aver trovato la scusa perfetta per far leva sull’emotività e promuovere la propria agenda interventista. Una menzogna che farebbe il paio con altre messinscena condotte dagli Usa nella storia: dalla Baia dei Porci a Cuba nel 1961, all’invenzione dell’attacco nella Baia del Tonchino nel 1964 in Vietnam e il Golpe in Cile avvenuto proprio l’11 settembre del 1973.
La teoria della demolizione controllata
Le teorie cospirative sull’11 settembre sono moltissime e spesso contrastanti. Possono essere suddivise in due categorie: quella della “demolizione programmata”, che vorrebbe che le torri non siano cadute solo per l’impatto dell’aereo ma per delle bombe appositamente piazzate; ci sono poi le varie teorie “collaborazioniste” che sostengono invece un coinvolgimento, o una volontaria inazione, del governo americano nell’attacco aereo alle Torri.
Gli aerei? Mai esistiti
Nel novero di queste teorie rientrano varie ipotesi legate alla dinamica dell’attacco. C’è chi ha sostenuto che l’edificio fosse imbottito di cariche esplosive, come la termite, una miscela pirotecnica; peccato che gli studi fisici dimostrino che la termite è incendiaria ma non esplode. C’è addirittura chi sostiene che non ci siano mai stati degli aerei lanciati contro le Twin Towers, ma che si tratterebbe di post produzione dei media; prontamente smentito dalle migliaia di riprese fatte dai telefonini dei passanti e dei testimoni oculari. La più fantasiosa delle ricostruzioni vuole che le Torri si sarebbero polverizzate a mezz’aria a causa di un “raggio energetico”.
L’acciaio delle Torri Gemelli e le temperature
Meno fantascientifiche – ma comunque smontate dal rapporto pubblicato nel 2005 dal Nist, Istituto Nazionale degli standard e della tecnologia, sul crollo delle Torri – sono le teorie di natura fisica. Secondo alcuni scienziati, le Torri Gemelle non sarebbero potute crollare su sé stesse a causa delle fiamme perché le temperature di fusione dell’acciaio sarebbero state insufficienti. In realtà il Nist non parla mai di fusione ma di indebolimento della struttura, che determinò l’incapacità di reggere il carico statico sovrastante. Si è poi discusso dell’impossibilità della presenza di pompieri dentro un’area che raggiunge gli 800 gradi a causa dell’incendio, ma le indagini successive hanno stabilito che gli incendi non avevano coperto l’intera planimetria degli spazi.
I Boeing e il crollo del terzo edificio al WTC
Si è poi discusso sull’impatto dell’attacco. I progettisti avevano già previsto la possibilità dell’impatto di strutture così alte con un aereo, ma il test si basava su un Boeing 707, più piccolo rispetto al 767 usato dai kamikaze. Ci si è interrogati sul crollo del terzo edificio, il Word Trade Center 7, di 47 piani: fu colpito dalle macerie della Torre Nord e dagli incendi che per sette ore minarono la tenuta dell’acciaio strutturale. Una delle più accreditate fantasie sull’11 settembre vuole che una serie di droni o missili con testate dinamitarde, camuffati da aerei, avrebbero colpito le due torri e il Pentagono. Al di là della complessità da guerre stellari della presunta operazione, resta inverosimile l’idea che si possa essere introdotto nelle strutture tutto il tritolo necessario senza che nessuno se ne fosse mai accorto.
La regia del Mossad in chiave anti-islamica
Le teorie della complicità godono di qualche maggiore base d’appiglio, per il minor numero di persone che il Pentagono avrebbe dovuto coinvolgere nel piano. Resta complesso comprendere il perché una superpotenza dominatrice del mondo unipolare, come gli Stati Uniti d’inizio millennio, avrebbe dovuto sacrificare migliaia di suoi concittadini (e centinaia di miliardi in borsa), in nome di una guerra che, alla fine, avrebbe potuto comunque dichiarare. In alternativa al Pentagono, si è diffusa– spesso ad opera di ambienti antisionisti – l’ipotesi di una regia del Mossad dietro l’attacco finalizzato a trascinare gli Usa in una guerra contro la galassia dell’integralismo islamico, dall’Iran, all’Iraq, all’Afghanistan; tesi poi smentita dalla diffusione di nomi degli attentatori e dai dati delle vittime di origine ebraica nell’attentato.