Perché questo articolo potrebbe interessarti? Ogni anno il 25 aprile trascina con sé polemiche. Quest’anno, però, il dibattito è particolarmente teso a destra, tra le forze di maggioranza. E le ultime parole di Gianfranco Fini confermano il clima intorno alla Festa della Liberazione.
Non sarebbe il 25 Aprile, se non ci fossero polemiche i giorni prima della ricorrenza. È un rito annuale, che con un governo di destra, presieduto da un’erede della tradizione missina, diventa ancora più infuocato. Così le ultime ore sono trascorse tra una frecciata e l’altra tra alleati. E l’ultima uscita dell’assessora di Fratelli d’Italia della Regione Veneto, Elena Donazzan, non ha contribuito a svelenire il clima: “L’antifascismo non può essere un valore. Prova ne è che anche nella nostra Costituzione non viene mai menzionato”, ha detto sostenendo che “ha scatenato il terrorismo rosso”. In questo contesto il centrosinistra carica a testa bassa, sfruttando un tema identitario per i suoi elettori.
Fini e l’appello a Meloni per il 25 Aprile
Ma il dibattito è particolarmente effervescente a destra, tra le forze della maggioranza, in primis Lega e Fratelli d’Italia, nonostante la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, abbia invocato cautela nelle dichiarazioni dei suoi fedelissimi. L’ultimo a dare la scossa è stato l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, che non ha ruoli ufficiali nelle Istituzioni né nei partiti, ma vanta un peso specifico per il mondo della destra italiana.
“Spero che Giorgia Meloni colga questa occasione per dire senza ambiguità e reticenze che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti fino in fondo quando è nata Alleanza nazionale”, ha scandito Fini. Parole che sono in controtendenza rispetto alle posizioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che pure ha un buon rapporto personale con l’ex leader di An.
La Russa a Praga per Jan Palach
La seconda carica dello Stato ha rilanciato la tesi secondo cui la “Costituzione non è antifascista” e ha spiegato che lui nel giorno della Festa della Liberazione renderà omaggio anche all’eroe delle proteste anticomuniste Jan Palach, a Praga, dove si troverà per motivi istituzionali. Un’iniziativa sopra le righe, ma non proprio una novità in materia.
In piena fase pandemica, La Russa si era caratterizzato per aver proposto di rendere il 25 Aprile non solo più il giorno della “Liberazione dell’Italia dal nazifascismo” ma “in memoria dei caduti di tutte le guerre, compreso il ricordo di tutte le vittime del Coronavirus”. Più di recente, invece, si è scagliato contro l’attentato di via Rasella, definendolo “una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia”.
Lega per la Liberazione
La questione non riguarda solo Fini e La Russa, ma si estende agli altri partiti della maggioranza. Il segretario della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, ha annunciato: “Festeggerò la liberazione del mio Paese” e ha aggirato lo scontro frontale con La Russa: “Non fatemi commentare, io sono ministro delle Infrastrutture, il mio obiettivo è sbloccare i cantieri”. Un non-detto che pesa quanto una dichiarazione. E non è passata inosservata l’intervista al Corriere della Sera del presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, che ha rivendicato: “Mi sento pienamente antifascista, pur non venendo da una storia di sinistra”.
Proprio quelle parole che in molti chiedono a Meloni e, più in generale, al suo partito. La premier, comunque, sarà all’Altare della Patria per le celebrazioni ufficiali insieme al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Da Forza Italia non c’è stata alcuna difficoltà invece a celebrare il 25 Aprile: “È patrimonio nazionale”, ha affermato, ricordando il discorso di “pacificazione” fatta da Silvio Berlusconi a Onna, uno dei simboli del terremoto all’Aquila.
25 Aprile: gli affondi del Pd
Dal Partito democratico, come prevedibile, fioccano gli attacchi a governo e in particolare al partito della premier: “Non permetteremo a nessuno di riscrivere la storia e di cancellare la memoria antifascista della Resistenza al fascismo e alla privazione di libertà che qualcuno oggi ancora cerca di rispolverare facendo del negazionismo”, ha detto al segretaria del Pd, Elly Schlein.
Un’altra big del nuovo corso dem, Chiara Gribaudo, ha invitato Meloni a non limitarsi alla commemorazione all’Altare della Patria: “Mi piacerebbe vedere la presidente Meloni in uno dei tanti luoghi italiani simbolo della Resistenza”. Quali? Tante le proposte dalle vicepresidente del Pd: “Penso al museo Cervi, ma anche alla mia terra, il 25 Aprile il Presidente Mattarella sarà in visita nei luoghi della Resistenza cuneese”. Idee lanciate come una provocazione, mentre dalle parti di Palazzo Chigi si contano le ore affinché la Festa della Liberazione venga messa alle spalle. Così da avere tregua per un anno.