Perché leggere questo articolo? “Repubblica” dà uno spazio privilegiato a Patrick Zaki. Vediamo perché la testata di Gedi sta costruendo in Zaki l’anti-Meloni.
La sinistra riparta da Patrick Zaki: con buona pace del giovane attivista reduce della prigionia in Egitto, il partito mediatico-politico che fa riferimento al centrosinistra “illuminato” ha già arruolato sul suo carro, senza consultare il diretto interessato, lo studente dell’Università degli Studi di Bologna.
C’è chi si immagina già Zaki, cittadino italiano ad honorem, segretario del Partito Democratico e volto anti-Meloni? Forse ci stanno pensando dalle parti di Repubblica. La testata più filo-israeliana d’Italia invita Zaki a parlare sul caso Israele-Hamas dopo la polemica (esagerata, a nostro avviso) sorta sul caso delle sue critiche a Benjamin Netanyahu. Zaki ribadisce l’ovvio: e cioè che non guarda con favore agli islamisti. E ci crediamo, aggiungiamo: cristiano, di sinistra e pro diritti civili, Zaki non ha certamente il physique du role del sostenitore delle bandiere nere. Ma il filo-israeliano Maurizio Molinari non perde occasione di permettergli di ribadire ciò a caratteri cubitali. Permettendogli di nuotare controcorrente nei confronti dell’intellighenzia che lo aveva già messo all’indice, da Fabio Fazio alla sindaca di Brescia Laura Castelletti.
Elkann “arruola” Zaki come anti-Meloni?
E non finisce qui. Zaki è immortalato da Repubblica anche a Bologna, nella protesta contro i centri per i rimpatri dei migranti voluti dal governo Meloni. Alla guida del corteo, Zaki fa appoggio esterno da sinistra alle politiche del centrista Stefano Bonaccini, che nel Pd con una critica “di destra” si scaglia contro i Cpr à la Meloni. E da ultimo, la testata che fu di Eugenio Scalfari dedica nella giornata odierna a Zaki una pagina con l’estratto del suo libro, Sogni e illusioni di libertà (edito dalla Nave di Teseo). Dopo il premier Giorgia Meloni e la segretaria del Pd Elly Schlein Zaki è forse la figura politica a cui Repubblica dedica, da giorni, più spazio. Anche a costo di andare contro una linea editoriale e politica, in questa fase, smaccatamente filoisraeliana.
L’intento politico sembra chiaro: costruire l’agiografia di Zaki per permettere a una testata che, per motivi legati anche alle scelte dell’editore John Elkann, ha scelto la via dell’opposizione più netta. Zaki è giovane, è di sinistra, è di Bologna, capitale dell’Italia che “resiste” a Meloni. Ed è dunque la figura moderna per eccellenza capace di incarnare le critiche all’esecutivo, che Repubblica non può fare su piani come la politica estera, in cui Meloni è “molinariana”, ma concentra sul piano liberal per eccellenza. Diritti civili, minoranze, attivismo, rapporto tra società e potere: Zaki è l’anti-Meloni in purezza.
Tutti i “miti” progressisti
Il giovane tirato fuori dalla prigione egiziana che rifiuta il volo di Stato per sua scelta è di fatto elevato a “capo dell’opposizione”. L’attivista che torna alla sua vita di tutti i giorni diventa figura politica a tutto tondo. Tutto questo, ça va sans dire, senza chiedere il permesso allo stesso Zaki. Il quale di questa dinamica è più oggetto che soggetto. In un processo che porta la Sinistra italiana e il mondo liberalprogressista che fa riferimento a un Pd in crisi d’identità, oltre che l’intellighenzia à la MicroMega, a cercare un nuovo eroe.
Evaporato rapidamente l’astro di Aboubakar Soumahoro, mai sorto quello politico di Roberto Saviano, venuta a mancare dopo la scomparsa la combattiva e colta Michela Murgia, presto in difficoltà la stella di Elly Schlein alla guida del Pd il gruppo Repubblica ora punta su Zaki. Come, ovviamente, simbolo di un’Italia progressista moderna, rigorosamente non di destra e orientata al futuro.
Attento Zaki: il jet-set progressista non si fa problemi a scaricare
Un esperimento volto a valorizzare l’anima urbana, colta, liberal della sinistra italiana. Cercandole quel “volto” capace di parlare anche alla gente comune, fuori dalla Ztl in cui spesso si accusa il Pd di essersi rintanato. Ma il rischio per Zaki, come buona parte degli altri idoli, è di vedere la sua stella messa da parte quando sarà meno funzionale alla causa.
La (sciocca a nostro avviso) censura di Brescia e il rinvio dell’ospitata da Fazio per le critiche a Netanyahu sono l’emblema delle dinamiche di uno star-system della politica progressista a cui si è adeguato anche Aldo Cazzullo, che sul Corriere della Sera si è peritato a chiedere a Zaki un’esplicita (e scontata) condanna di Hamas prima di parlare del suo libro, delle sue privazioni, della sua disavventura nel Paese natale. Perché le “stelle” progressiste sono sempre apprezzate e coccolate da un’ampia fetta del mondo culturale, politico, intellettuale. Purché, ovviamente, dicano le cose che conviene dire al momento giusto. Un’apologia del conformismo di cui Repubblica si è spesso fatta interprete e che continua con l’operazione-Zaki.