Home Politics “Abolirlo fu uno sbaglio”: il mea culpa degli ex grillini sul finanziamento ai partiti

“Abolirlo fu uno sbaglio”: il mea culpa degli ex grillini sul finanziamento ai partiti

“Abolirlo fu uno sbaglio”: il mea culpa degli ex grillini sul finanziamento ai partiti

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Tra i tanti ex pentastellati oramai fuori dal parlamento, serpeggia il “pentimento” per aver premuto sullo stop al finanziamento pubblico dei partiti: “E anche sul taglio dei parlamentari – confessa un ex deputato del Movimento – abbiamo le nostre colpe”.

C’è una pattuglia grillina che oggi non c’è più. Ci sono decine di ex deputati del Movimento Cinque Stelle che, per il tempo passato all’interno del gota della politica italiana, sono destinati a rappresentare poco più di una meteora. Nel 2018, all’apice del consenso, il Movimento alle legislative ha piazzato 227 parlamentari alla Camera e 112 senatori all’interno di Palazzo Madama. Quattro anni più tardi, nelle elezioni anticipate del 2022, il gruppo grillino a Montecitorio è sceso a 52 unità, mentre i senatori sono diventati 28.

Quel patrimonio numerico evaporato in pochi anni

Si è quindi creato un “movimento nel movimento” composto da 175 ex deputati e 84 ex senatori. Una pattuglia, per l’appunto, che oggi costituirebbe a mani basse il gruppo di maggioranza sia alla Camera che al Senato. Numeri che danno idea del patrimonio numerico disperso dai pentastellati nel giro di pochi anni.

Una dispersione su cui pesa però la mano dei diretti interessati: molti posti all’interno delle due aule sono evaporati anche per il taglio del numero dei parlamentari. Misura voluta fortemente dal Movimento Cinque Stelle “della prima ora” e di cui oggi, almeno stando alle testimonianze raccolte su true-news.it, molti ex grillini risultano pentiti. Assieme a un’altra norma caposaldo del grillismo degli esordi: lo stop del finanziamento pubblico ai partiti. Quest’ultima varata sì dal governo Letta, ma sull’onda della forte pressione dettata dai primi successi elettorali del Movimento.

Le diverse categorie di ex grillini pentiti

Tra gli ex deputati del Cinque Stelle di alcuni argomenti si preferisce non parlare. Ma non soltanto per questioni legate a tabù particolari o ad argomenti più o meno scottanti. È che, proprio tra chi ha condiviso l’esperienza all’interno del gruppo grillino nella passata legislatura, spesso non ci si parla. Un po’ come quando si perdono i contatti con gli ex compagni di classe o con ex colleghi di università.

Il fronte composto dalle decine di ex deputati del Movimento è abbastanza eterogeneo. C’è chi è rimasto nel partito, ma con mansioni diverse. Ci sono poi coloro che hanno cambiato schieramento, preferendo altre avventure politiche. Infine, e al momento sembrerebbero essere la maggior parte, ci sono i cosiddetti “sdegnati”. Ragazze e ragazzi cioè che, terminata l’esperienza tra i banchi di Montecitorio, non ne hanno voluto più sapere né del Movimento e né della politica in generale.

L’errore sul taglio dei finanziamenti ai partiti

Nella pattuglia di ex grillini però, nonostante l’eterogeneità riscontrata, è possibile rintracciare un consenso trasversale su alcune questioni. Tra queste, per l’appunto, il pentimento per aver dato il via a due norme ad oggi molto discusse: lo stop al finanziamento pubblico ai patiti e, come detto in precedenza, il taglio dei parlamentari.

Sul finanziamento, il mea culpa ha motivazioni diverse a seconda del gruppo di ex grillini chiamati in causa. Chi si è tirato fuori dalla politica, oggi spesso si lascia andare a un pentimento senza sé e senza ma: “Tagliare il finanziamento pubblico ha esposto i partiti alle lobby private”, argomenta un ex deputato del Movimento oggi del tutto fuori dall’universo politico. “Abbiamo sbagliato senza sé e senza ma a intestarci quella battaglia – ha proseguito – le inchieste di oggi, le pressioni e le donazioni che abbiamo recentemente letto sui giornali ne sono una testimonianza”.

Per chi è ancora all’interno del Movimento, ma fuori da Montecitorio, sull’errore compiuto negli anni passati è possibile rintracciare un’attenuante: “Errori di gioventù – ha dichiarato un esponente grillino oggi impegnato a supportare un candidato alle europee nel nord est – Io sono arrivato a Montecitorio già prima, nel 2013. L’Italia usciva dai tagli alla spesa di Mario Monti, c’era molta sfiducia nei partiti e quando ci siamo insediati abbiamo effettivamente notato molti sprechi. Da qui l’idea che spendere montagne di soldi per i partiti fosse sbagliato, ma non abbiamo calcolato le conseguenze”.

Un tema che si ripresenta

Oggi il taglio ai finanziamenti ai partiti è tornato di attualità. Su Domani, il politologo Piero Ignazi ha parlato di “necessità di trovare un equilibrio” tra i troppi soldi prima erogati e lo zero di oggi. Ma del tema si è iniziato timidamente a discutere anche tra i corridoi parlamentari. In un’intervista rilasciata nelle scorse ore su Repubblica, la forzista Lucia Ronzulli ha rotto ogni indugio: “Basta ipocrisia – ha detto – tutti i partiti vogliono tornare a una legge sul finanziamento pubblico. Fu un errore all’epoca nutrire l’antipolitica, la bestia populista non è mai sazia”.

Un chiaro riferimento proprio al sostegno dato oramai più di dieci anni fa alla retorica grillina contro il finanziamento. Nessun disegno di legge al momento sembrerebbe all’orizzonte, ma proprio su Repubblica alcune fonti hanno parlato di parlamentari di Forza Italia e Lega pronti a portare ufficialmente in aula la questione.

Il taglio dei parlamentari

Nella sua intervista, Ronzulli ha anche fatto riferimento all’errore relativo al taglio dei parlamentari. L’altra norma cioè cavalcata dal grillismo, anche se alla fine appoggiata da molti partiti viste le posizioni tenute, nel settembre 2020, in occasione del referendum costituzionale che ha definitivamente ridimensionato il numero di scranni tra Montecitorio e Palazzo Madama.

“Anche su quello abbiamo sbagliato – ha dichiarato un ex deputato del Movimento – molti ex colleghi sono d’accordo su questo. Ma non perché manca l’aria di Roma, si immagini. È che, a prescindere dai discorsi relativi alla più limitata rappresentanza parlamentare, alla fine non abbiamo apportato un reale cambiamento nel Paese. Più semplicemente, ancora una volta è stata la foga di tagliare i costi della politica che ci ha portato a spenderci per una manovra inutile”.

Oramai quel taglio è stato fatto e un’altra legge costituzionale per fissare un nuovo numero di deputati e senatori non sembra proprio in agenda. Non ci sarebbe nemmeno spazio visto che la commissione affari costituzionali, tra nuova autonomia amministrativa e premierato, ha già molto di cui occuparsi. Ma una sorta di ammissione di colpa da parte di ex grillini, oltre che di attuali parlamentari di altri partiti, sembra serpeggiare bene tra le stanze romane.