Perché questo articolo potrebbe interessarti? Si è tornato a discutere di aborto, ma oggi sui temi etici non c’è una reale volontà di confronto: “I temi etici sono bandiere elettorali che non portano voti, sono battaglie dannose”, ha dichiarato su true-news.it il politologo Lorenzo Castellani.
Sembra quasi che la primavera sia la stagione dei cosiddetti “temi etici”. Quasi vent’anni fa, nella primavera del 2005, l’Italia si è letteralmente fermata, spaccata e mobilitata per i referendum abrogativi sulla legge 40. La norma cioè, varata l’anno precedente dal Berlusconi II, sulla procreazione assistita. Da una parte c’erano i promotori dei referendum, ossia i Radicali appoggiati dall’intero centrosinistra, dall’altra c’era l’allora Casa Delle Libertà che ovviamente voleva mantenere l’impianto della legge. La discesa in campo della Chiesa, da poche settimane transitata nell’era di Benedetto XVI e guidata nella battaglia referendaria contro le proposte dei Radicali dal cardinale Ruini, ha ulteriormente contribuito a spaccare il Paese.
Oggi riecco che la politica sembra nuovamente spaccarsi sui temi etici. Questa volta la discussione riguarda l’aborto e, in particolare, la scelta del governo Meloni di dare alle Regioni la possibilità, all’interno dei consultori, di avvalersi di associazioni a sostegno della maternità. Ma rispetto a 19 anni fa la situazione è diversa: di aborto se ne sta parlando in parlamento, ma non nel Paese. La spaccatura peraltro non è così netta, lo stesso centrodestra sembra aver lasciato sul tema una certa libertà di coscienza. L’Italia, in poche parole, sui temi etici non si divide più: è cambiata la società, sono cambiate molte cose rispetto agli ultimi decenni e, non ultimo, sono anche cambiate le priorità.
Da cosa è nato lo scontro sull’aborto
A innescare la polemica nei giorni scorsi è stato un emendamento, voluto e approvato dalla maggioranza, inserito all’interno del decreto sul Pnrr. È stata un’espressione, in particolare, ad accendere gli animi: “qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Si tratta della parte finale del testo dell’emendamento ed è riferita alla possibilità, posta in carico alle Regioni, di poter inserire nei consultori associazioni che, per l’appunto, hanno una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità.
Per una parte del centrosinistra questa frase potrebbe aprire la strada all’inserimento delle associazioni cosiddette “pro life” nei consultori, circostanza che, secondo i detrattori dell’emendamento, andrebbe a snaturare la legge 194/1978. Quella, per l’appunto, che regolarizza l’aborto.
Il Pd pochi giorni dopo ha presentato un suo ordine del giorno, con il quale sono stati chiesti al governo precisi impegni e rassicurazioni sul fatto che l’emendamento in questione non arrivi a pregiudicare l’applicazione della 194. L’ordine è stato bocciato, ma con numeri che hanno indicato una certa trasversalità nella votazione. Ad esempio, come sottolineato su Repubblica, 15 leghisti si sono astenuti assieme ad almeno un deputato di Forza Italia e un altro di Azione.
Segno di come sui temi etici ad oggi non c’è quella netta cesura tra gli schieramenti, situazione a sua volta figlia del fatto che argomenti del genere non spaccano il Paese come un tempo. E, soprattutto, e non vengono percepiti come fondamentali all’interno del dibattito politico.
“Temi etici? Sono ormai bandiere dannose in chiave elettorale”
Alcune settimane fa su true-news.it abbiamo registrato l’inedito corteggiamento di due esponenti moderati, quali Matteo Renzi e Carlo Calenda, a un’ex radicale quale Emma Bonino. Un corteggiamento volto a creare, in vista delle europee, la lista degli Stati Uniti d’Europa: “L’area del centro non è più bandiera di temi etici – aveva risposto a suo tempo il politologo Lorenzo Castellani – ormai questi argomenti sono cari solo a una piccola fetta di elettorato”.
Ricontattato a seguito dell’esplosione del dibattito sull’aborto, Castellani ai nostri microfoni ha confermato le sue impressioni di poche settimane fa: “Gli argomenti relativi ai temi etici non fanno più breccia – ha dichiarato oggi il politologo – l’elettorato è sempre più lontano dalle discussioni che interessano la sfera etica, quanto sta accadendo in questi giorni ne è la dimostrazione”.
Dunque, per i partiti non appare molto conveniente puntare dritto su questi temi: “Se un partito oggi dovesse fare di un’argomentazione di natura etica la propria bandiera – ha proseguito Castellani – si tratterebbe di una bandiera dannosa, non in grado di portare elettori al proprio interno”. In poche parole, se anche i moderati e i centristi hanno abbandonato i temi etici qualcosa vorrà pur dire: anche per loro i principali investimenti politici non passano dalle battaglie etiche.
Castellani si è inoltre detto scettico sulla possibilità che l’operazione sull’aborto e sui consultori, voluta principalmente da Fratelli d’Italia, sia un modo per la destra di colmare lo spazio rimasto vuoto al centro: “Ripeto – ha spiegato ancora il politologo – farsi portavoce di simili istanze è sconveniente oggi, specialmente sul piano elettorale”.
Perché i temi etici a volte vengono riproposti
La domanda sorge quindi spontanea: come mai a volte argomenti di questo tipo vengono riproposti? Un quesito che può riguardare tanto la destra quanto la sinistra. Del resto, se il partito della premier si è intestato l’emendamento sul decreto Pnrr, il Pd si sta intestando la battaglia per la sua abrogazione. Secondo Castellani, la risposta è da ricercare nella variegata composizione di alcuni dei principali partiti: “Ad esempio – ha sottolineato – Meloni deve comunque dare conto a una fetta del partito vicina a posizioni e ambienti cattolici”.
Allo stesso modo, nel Pd e in altre formazioni di sinistra ci sono frange che per motivi ideologici o anagrafici appaiono molto inclini ad affrontare le discussioni sui temi etici, ovviamente schierandosi sul versante opposto rispetto ai settori più cattolici. In entrambi gli schieramenti dunque, resistono gruppi e correnti di pensiero sensibili alle tematiche in questione.
Gruppi a cui i vari leader di partito devono dare conto ma che non spostano l’elettorato e non incidono sull’esito di un voto. Per questo, di tanto in tanto, escono fuori polemiche sul fronte etico ma, a differenza di vent’anni fa, l’Italia osserva da una posizione più defilata il dibattito. Le argomentazioni e le discussioni potrebbero durare, al massimo, giusto il tempo di una stagione. La primavera, evidentemente, nel caso dell’Italia.