Perché leggere questo articolo? Dopo il terremoto elettorale in Sardegna, ora tocca all’Abruzzo. Si vota tra solo due settimane. Qui però il centrodestra sembra meno battibile. True-News.it ha raccolto gli umori di alcuni abruzzesi vicini a Marsilio. Ecco perchè non sembrano troppo preoccupati.
La Sardegna ha cambiato la politica italiana o è stata solo un fuoco di paglia? Ce lo dirà l’Abruzzo. Tra euforie e depressioni ancora nell’aria, un nuovo vento sembra soffiare sulla prossima tornata elettorale. La verde terra di D’Annunzio e Benedetto Croce è chiamata alle urne il 10 marzo. A sfidarsi, il favorito Marco Marsilio, ex senatore di Fratelli d’Italia e presidente uscente, ricandidato dal centrodestra; e Luciano D’Amico, già presidente della società di trasporto pubblico regionale Tua, a capo della coalizione Campo Largo. La stessa che in Sardegna ha portato Todde alla vittoria. Ma la terra dei Mori non è l’Abbruzzo. Per capire meglio cosa bolle in pentola, True-News.it ha raccolto gli umori di alcuni forzisti abruzzesi doc.
Regionali in Abruzzo: Marsilio il candidato rassicurante
“Il presidente uscente Marco Marsilio è un ottimo candidato, sicuramente in vantaggio”. Una fonte vicina a Forza Italia in Regione si dichiara ottimista, ma con alcuni scongiuri. “I risultati elettorali in Sardegna, di fatto, stanno trasformando l’Abruzzo come un test nazionale. Come confermato dalle dichiarazioni di Schlein. Se la sinistra butterà la sfida sul piano nazionale, Schlein e Conte rischiano di trovare una gran brutta sorpresa“.
Il centrodestra, dal canto suo, non può più permettersi di sbagliare. “La vittoria pronosticata di Marsilio, dopo questi risultati in Sardegna, diventa una competizione da non sottovalutare. In queste due settimane si deve continuare a spingere con la campagna elettorale. Così i pronostici per questa tornata elettorale in Abruzzo saranno confermati senza sorprese. Dopo la Sardegna il centrosinistra si è rinsaldato. Soffiano su facili entusiasmi per giocare a trasformare le Regionali in una compagna nazionale contro il governo. Ma Marsilio resta il favorito.
La prima (parziale) analisi della sconfitta del centrodestra
In Sardegna è cambiata per una volta la musica: buona la settimana. Dopo sei sconfitte consecutive alle regionali, il Campo Largo giallorosso è finalmente riuscito a far conoscere l’amaro sapore della sconfitta alla coalizione di governo. Fonti locali, però, rimarcano le differenze tra l’Abruzzo e l’isola dei Quattro Mori. “La Sardegna è stata una partita a sé. Per 2500 voti ha perso un candidato presidente, Truzzu, che è riuscito a perdere nella sua città, Cagliari. Il problema non è stato nazionale“.
Un’analisi della sconfitta parziale. A differenza della proverbiale schadenfreude, quella sorta di piacere perverso provocato dalla defaillance che ogni spesso travolge la sinistra, a destra dura il tempo di un calice di Montepulciano. Meloni è in quaresima e non può bere, ma in Abruzzo non si fanno prendere dallo sconforto per la disfatta sarda. “Se il voto disgiunto fosse stato vietato come in Lombardia e da noi, anche in Sardegna avrebbe vinto il centrodestra”.
Abruzzo test nazionale
“Nonostante i pronostici favorevoli, il centrodestra non si deve pensare invincibile“. Al contrario dei facili entusiasmi giallorossi, la colazione di governo in Abruzzo prova a fare tesoro degli errori commessi in Sardegna, ma senza eccessi di allarmismi. “Dovremo sicuramente riflettere sugli errori commessi. Con una vittoria in Abruzzo si spegneranno subito questi entusiasmi ingiustificati. Anche se la sinistra, soprattutto dopo i risultati sardi, non deve essere sottovalutata”.
Le frizioni a livello nazionale tra alleati sono fisiologiche dopo la debacle sarda. Ma sono sempre esistite e in qualche modo state ricomposte tra i tre partiti. “Il centrodestra ha sempre dimostrato di essere poi unito nelle decisioni importanti. E’ una compagine sperimentata da oltre trent’anni dal presidente Silvio Berlusconi. Nei momenti decisivi, si trova sempre la capacità di sedersi a un tavolino e trovare una quadratura del cerchio vincente”.
La musica non è cambiata
La disamina passa poi al confronto del campo (troppo largo) avversario. “E’ un gran minestrone, in cui si prendono voti ovunque ma senza un progetto politico“. Il centrodestra abruzzese non sembra essere intimorito dalla proposta politica del Campo Largo in Abruzzo. “Un campo larghissimo per prendere voti ma non per governare. Agli abruzzesi interessa in primo luogo una sanità al passo coi tempi. Gli investimenti nell’edilizia sanitaria sbloccati da Marsilio negli ultimi 5 anni hanno già dato una risposta. Anche se c’è sempre da migliorare a tutti i livelli. Mettiamoci anche il fatto che lo stesso Giuseppe Conte, in un’intervista tv a La7, ha candidamente ammesso di non sapere nemmeno di essere alleato con il Terzo Polo in Abruzzo“. Insomma, l’Abruzzo non è la Sardegna. Questa è la speranza, con qualche base d’appiglio, del centrodestra.