Perché questo articolo potrebbe interessarti? In Abruzzo si voterà il 10 marzo e alla luce dei risultati in Sardegna nessuno vuole restare indietro. Il centrodestra gioca la carta della nuova ferrovia tra Roma e Pescara, il centrosinistra accusa la maggioranza di fare solo propaganda. “Le promesse della Meloni? Solo slogan pre elettorali”, ha dichiarato a true-news.it il dem Antonio Misiani.
C’è aria di tregua armata nel centrodestra. Questa volta gli sgambetti non farebbero bene a nessuno: se in Sardegna, come accaduto domenica scorsa, le ruggini tra Fratelli d’Italia e Lega potrebbero aver contribuito a far mancare al candidato Truzzu i voti necessari per essere eletto, in Abruzzo il centrodestra è chiamato al pronto riscatto. Con una sorta di armistizio tra il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, e il suo vice, nonché ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini.
La prima ha bisogno di veder confermato il “suo” Carlo Marsilio a capo della Regione Abruzzo dopo che, cinque anni fa, la sua vittoria ha dato il via alla scalata di Fratelli d’Italia verso Palazzo Chigi. Il secondo necessita di non veder tracollare la Lega. E così, dal cilindro della campagna elettorale, a essere tirato fuori è un progetto che sta a cuore a entrambi: la ferrovia Roma – Pescara, attesa da almeno un ventennio e oltre. Meloni ha annunciato di aver autorizzato l’investimento sulla tratta tra la capitale e l’Abruzzo, ringraziando anche Salvini per l’apporto dato: “Ma è solo una promessa pre elettorale, nulla più”, ha incalzato Antonio Misiani del Pd, sentito da TrueNews.
La ferrovia tanto attesa
Chi deve raggiungere l’Abruzzo dalla capitale ha ben poche scelte: o usa l’auto oppure sale a bordo di uno dei bus che partono il più delle volte dall’area di Tiburtina. La ferrovia, al contrario, è poco gettonata. Del resto, ad oggi il tratto di binario che da Roma si arrampica sull’Appennino fino a Sulmona per poi scendere sulla costa adriatica appare poco competitivo. Specialmente in confronto ai bus che usano la A24 e la A25 per raggiungere la regione confinante.
I convogli ferroviari impiegano più di tre ore per percorrere i 240 km di linea ferrata tra il Tirreno e l’Adriatico. Troppi per studenti e pendolari che necessitano di servizi nettamente più veloci. Un’esigenza sorta sul finire del secolo scorso, più di 25 anni fa: all’epoca si era compreso che l’attraversamento dell’Appennino doveva avvenire in condizioni diverse e in grado di garantire un’alternativa alle sempre più congestionate arterie autostradali.
Qualcosa si è mosso all’inizio dei 2000, con i cantieri aperti nel tratto urbano di Roma. Nel 2005, è stato arrivato un nuovo tratto a doppio binario da Roma Prenestina e Salone, nel 2007 l’ammodernamento è arrivato all’altezza del quartiere Lunghezza. Per portare i nuovi binari fuori dall’area della capitale, nel 2011 sono stati avviati i lavori per il raddoppio della tratta fino a Guidonia. L’apertura del doppio binario doveva avvenire nel 2014, ma ad oggi i cantieri non sono stati consegnati. Complici i ritardi e i problemi riscontrati nella fase di esecuzione delle opere. Tra Roma e il territorio abruzzese invece, i lavori non sono mai nemmeno iniziati.
La mossa a pochi giorni dal voto
Negli ultimi dieci anni è stato un susseguirsi di progetti, intese tra il governo e le regioni interessate. Poi nel 2021 l’allora presidente del consiglio Mario Draghi ha annunciato di aver inserito i finanziamenti della Roma – Pescara all’interno del Pnrr. Il governo Meloni ha in seguito tolto l’opera dal piano di resilienza. Il perché è stato spiegato dallo stesso presidente del consiglio nei giorni scorsi, al termine di una seduta del Cipess: “Nel Pnrr – ha dichiarato a Palazzo Chigi – erano previsti solo 620 milioni di Euro per questa opera, troppo pochi”.
I soldi sono così stati trovati da altri fondi di finanziamento e, in particolare, dai fondi di sviluppo 2021-2027: “Abbiamo dovuto stralciare dal Pnrr il finanziamento alla Roma-Pescara – ha proseguito Giorgia Meloni – ed individuare fonti alternative per assicurare il completamento dell’opera. Grazie al lavoro dei ministri Salvini e Fitto, oggi possiamo nuovamente assegnare quelle risorse che prendiamo dal Fondo di Sviluppo e coesione”.
Il ringraziamento a Salvini è forse la firma apposta al trattato di armistizio tutto interno al centrodestra. Quasi un perfetto compromesso. Meloni ha infatti dato l’annuncio della grande opera, servendo così un assist al fedelissimo Marsilio in corsa per l’Abruzzo, al tempo stesso però non ha mancato di citare il ministro delle infrastrutture. Fornendo così il pretesto al leader della Lega per continuare a parlare di opere pubbliche da realizzare nell’immediato. Così come sottolineato su La Stampa, Salvini ha promesso il finanziamento ad esempio anche del nuovo svincolo autostradale a Montorio al Vomano.
Dal Pd è stato l’ex governatore Luciano D’Alfonso a parlare di mere promesse elettorali. I dem sembrano essere sul piede di guerra e parlano di bluff: “Si tratta di una semplice promessa pre elettorale – ha dichiarato su TrueNews il parlamentare del Pd Antonio Misiani – è una promessa fatta unicamente per provare a chiamare a raccolta l’elettorato. Una mossa di una destra che forse ha paura di perdere”.
La corsa a non perdere l’Abruzzo
E che le elezioni in Abruzzo, le quali si terranno il prossimo 10 marzo, sianoun test molto importante per maggioranza e opposizione lo si capisce dalla composizione delle coalizioni. Sia il centrodestra che il centrosinistra sono compatti. Niente litigi sui nomi alla vigilia e niente esperimenti civici messi sul piatto.
A destra l’intera coalizione è schierata con Carlo Marsilio. A sinistra si è creato un campo largo a sostegno dell’ex rettore dell’università di Teramo, Luciano D’Amico. Da Verdi e Sinistra fino a Renzi e Calenda, passando per Pd e M5S, tutti appaiono schierati a favore del rettore. Segno di una sfida che, tra promesse elettorali e accuse reciproche, correrà certamente più veloce dei treni che attualmente solcano la Roma – Pescara.