Perché leggere questo articolo? Francesco Acerbi assolto nonostante le frasi razziste rivolte a Juan Jesus. Questo caso ricorda molto quello di Michele Marconi. Come mai però le due sentenze hanno portato a risultati opposti?
Il caso Acerbi-Juan Jesus riguardo un presunto insulto razzista del calciatore dell’Inter rivolto al suo avversario del Napoli è finalmente arrivato ad una conclusione. La tanto attesa sentenza è arrivata. Francesco Acerbi è stato assolto dall’accusa di razzismo nei confronti di Juan Jesus. Questa sentenza però ha diviso il mondo calcistico. Migliaia di messaggi di solidarietà nei confronti del calciatore del Napoli.
La sentenza che assolve Acerbi
La sentenza del giudice sportivo Gerardo Mastrandrea è arrivata ed è andata a favore del difensore interista. È caduta l’accusa di razzismo nei confronti di Acerbi. I motivi di questa scelta controversa sarebbero le insufficienze di prove relative al caso in cui era coinvolto il difensore del Napoli durante la partita del 17 marzo a San Siro. Juan Jesus, durante l’incontro Inter-Napoli, aveva lamentato di aver ricevuto degli insulti discriminatori.
“Ritenuto pertanto che non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata” si è deciso di non applicare le sanzioni previste dall’art. 28 CGS nei confronti del calciatore Francesco Acerbi. Il Giudice Sportivo ha deciso quindi di assolvere Francesco Acerbi. Non dovrà dunque scontare alcuna giornata di squalifica.
Le reazioni del Napoli
Immediate le reazioni del Napoli. In un comunicato ufficiale, la squadra ha affermato di essere rimasta basita dalla decisione del giudice sportivo. “Il signor Acerbi non è stato sanzionato. A questo punto il colpevole dovrebbe, per la ‘giustizia’ sportiva, essere Juan Jesus, che avrebbe accusato un collega ingiustamente”.
I partenopei si sono soffermati su una parte precisa della sentenza, quella in cui si afferma una frase specifica. “Essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa” è la dichiarazione che stupisce maggiormente la squadra. Per questo motivo, nel comunicato si afferma che “il Napoli non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione”.
La vicenda di Michele Marconi
La sentenza sul caso Acerbi inevitabilmente rievoca un caso passato. Simile su molte cose ma molto diverso su altre. Parliamo del caso Michele Marconi, classe 1989. Nel 2020, anno dell’avvenimento, il calciatore giocava in Serie B col Pisa. Era il dicembre del 2020 quando, nel corso di una partita tra Pisa e Chievo, scoppia una rissa tra Marconi e l’avversario in campo Joel Obi. Obi, supportato dai compagni che entrano in campo, accusa il calciatore del Pisa di avergli rivolto una frase razzista. La frase incriminata sarebbe stata “la rivolta degli schiavi“. A maggio del 2021, Marconi è stato squalificato per 10 giornate dalla Corte Federale d’Appello.
Il caso Marconi e le similitudini con Acerbi
Il caso Acerbi e quello Marconi sono quindi assimilabili sotto specifici aspetti. Nel caso Marconi, così come quello del giocatore dell’Inter, quello che effettivamente mancava era una prova oggettiva che la frase razzista fosse stata pronunciata. Per questo motivo l’attaccante del Pisa fu assolto inizialmente. Le cose cambiarono in appello quando la Corte applicò il principio secondo cui nella giustizia sportiva ““il valore probatorio sufficiente per appurare la realizzazione di un illecito disciplinare si deve attestare ad un livello superiore alla semplice valutazione di probabilità, ma inferiore all’esclusione di ogni ragionevole dubbio”. Insomma, la pronuncia della frase razzista di Marconi non era certo ma fu comunque condannato.
Due casi apparentemente simili ma diversi
Quelle che però a primo impatto sembrano due situazioni molto simili, in realtà mostrano alcune differenze. In primis nel caso tra Acerbi e Juan Jesus nessun altra persona a parte loro due sembra aver sentito nulla. Per quanto riguarda invece Marconi invece le frasi razziste sarebbero state sentite da altre persone che sono state chiamate a testimoniare successivamente. Altra importante differenza è che lo stesso Marconi in un primo momento ha ammesso di aver pronunciato la frase incriminata, difendendosi però che fosse intesa a tutta la squadra avversaria e non solo a Obi.
Ultima differenza è dovuta al polverone mediatico che fin da subito la questione ha sollevato. Nel caso Acerbi infatti, la Procura Federale è fin da subito intervenuta, aiutando a costruire l’impianto che poi ha portato a questa decisione. Nel caso Marconi, invece, la Procura Federale è intervenuta solo dopo alla prima assoluzione del calciatore. “Piccole” differenze che hanno portato a due risultati completamente diversi. Insomma è il caso di dirlo: esiste un razzismo di Serie A e uno di Serie B.