Come a ogni campagna elettorale, ecco il dibattito sulla par condicio. Si tratta del sistema di norme per cui tutti i soggetti politici in corsa per le elezioni hanno le stesse possibilità di accedere ai mezzi di comunicazione di massa. Radio, televisione, giornali, web. Negli scorsi giorni il tema è tornato ad infiammare il dibattito. La miccia, stavolta, è stata l’organizzazione di un confronto elettorale a due. A Porta a Porta su Rai1, tra i leader dei due maggiori partiti italiani secondo i sondaggi. Enrico Letta per il Pd e Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia. Un faccia a faccia stoppato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AgCom), dopo gli esposti e le segnalazioni degli altri partiti. Che si sono sentiti penalizzati da un confronto Letta-Meloni, che si sarebbe dovuto tenere il 22 settembre, a tre giorni dal voto.
Massimo Capitanio: “Quel tipo di organizzazione avrebbe procurato un vantaggio indiretto a due partiti rispetto agli altri”
True-News.it – per fare chiarezza sull’episodio e sulla normativa vigente – ha chiesto un commento a Massimiliano Capitanio. L’ex deputato della Lega, è commissario dell’AgCom dal 30 marzo 2022. “La decisione di organizzare quel confronto era una libera scelta editoriale del programma. Noi come AgCom abbiamo rilevato ciò che era già previsto dalle leggi sulla par condicio e dalle delibere di AgCom e Commissione parlamentare Vigilanza Rai, cioè che quel tipo di organizzazione avrebbe procurato un vantaggio indiretto a due partiti rispetto agli altri”, spiega Capitanio. Se ne deduce che “si sarebbe dato uno spazio differente rispetto ai segretari degli altri partiti, almeno dei principali”.
“Non è vero che c’è stata un’interpretazione bizantina da parte di Agcom”
Nessuna scappatoia, dunque. Conferma il commissario dell’Authority garante delle comunicazioni: “La stessa organizzazione di quell’evento avrebbe considerato come prioritari due partiti, perché era stato previsto un confronto di un’ora tra Letta e Meloni e poi mezz’ora di intervista ciascuno ai leader degli altri partiti principali”. Capitanio difende l’orientamento dell’AgCom dalle accuse di “bizantinismo” arrivate da alcuni dirigenti di Pd e Fratelli d’Italia: “Non è vero che c’è stata un’interpretazione bizantina da parte di Agcom, come sostenuto da Pd e Fdi, basta leggere le normative e l’ultima delibera di AgCom, nessun bizantinismo, le regole sono chiare”. E però in passato ci sono stati dei duelli faccia a faccia tra i maggiori leader? “Si, penso al 1994 e al confronto Berlusconi-Occhetto, ma in quel periodo c’era una legge elettorale diversa.
“L’attuale legge elettorale non prevede leader di coalizione e candidati premier indicati prima del voto”
Adesso la situazione è cambiata, l’attuale legge elettorale non prevede leader di coalizione e candidati premier indicati prima del voto”. Capitanio ribadisce: “La legge dice che non bisogna creare dei vantaggi, nemmeno indirettamente, e un duello televisivo Letta-Meloni avrebbe affidato un vantaggio ai due partiti da loro guidati”. “A parte i programmi extra-tg, nei telegiornali la par condicio prevede che negli spazi informativi da concedere bisogna tenere conto della rappresentanza in Parlamento e anche dei precedenti risultati elettorali”, aggiunge Capitanio con True-News.it. Ciò significa, ad esempio, che Fratelli d’Italia potrebbe avere meno spazi della Lega, stando almeno ai soli parametri della rappresentanza parlamentare e dei risultati elettorali precedenti.
Ma, tornando al dibattito tra Letta e Meloni, c’è anche un altro aspetto. “Nelle delibere di Agcom e Vigilanza si fa riferimento al fatto che i confronti debbano essere comunque organizzati dalla redazione e dagli autori del programma, non dai partiti perché due leader si sono accordati tra di loro”, sottolinea il Commissario. Che conclude: “Non è che due leader di mettono d’accordo tra di loro e dicono ‘ci vediamo lì e facciamo un duello’”.