Perché leggere questo articolo? Con Alain Delon finisce un’epoca del cinema. Una star mondiale che aveva l’Italia nel cuore. Vita e morte di un attore.
Ci ha lasciato lascia to l’ultimo divo del cinema europeo e del cinema mondiale di quella generazione. Diretto dai più grandi della storia del cinema, dai polar (serie di film noir francesi) di Jean-Pierre Melville, ai capolavori di Luchino Visconti, passando per Michelangelo Antonioni a Jacques Deray. Compagno di schermo dei più grandi volti, come Burt Lancaster, Gian Maria Volontè, Jean-Paul Belmondo e Jean Gabin. Il sex symbol che con il suo charme e la sua bellezza fine e quasi diabolica, accompagnava nelle sue interpretazioni le più belle attrici di sempre: Claudia Cardinale, Romy Schneider, Monica Vitti, Lea Massari. Non serve ulteriori presentazioni, se n’è andato Alain Delon.
Il dolore del mondo dello spettacolo e della politica
Proprio nel suo ultimo film, Asterix alle olimpiadi del 2008, il mostro sacro del cinema ripercorre la sua carriera con un breve monologo, il tutto accompagnato dalla colonna sonora di Ennio Morricone del film “Il clan dei siciliani”. Come scrive Luigi Luca Borrelli nel suo libro “Belli e dannati”, è proprio questa la scena che sancisce il suo saluto definitivo al cinema, dove con molta autoironia cita tutte le sue più grandi interpretazioni.
“Il ballo è finito. Tancredi è salito a ballare con le stelle… per sempre tua, Angelica”. Con queste commuoventi parole Claudia Cardinale lo ricorda, riportando alla memoria collettiva uno dei più grandi film della storia della settima arte, il Gattopardo. Parole di tristezza provenienti anche dalla fondazione di Brigitte Bardot, la quale descrive l’attrice come “devastata dalla scomparsa”.
Parole di cordoglio che vengono anche dalla scena politica. Il Presidente della Repubblica Francese, Emmanuel Macron, lo definisce come “più di una star, un monumento francese”. E non poteva mancare la vicinanza della destra, a cui Delon era vicino. Marine le Pen scrive sui suoi social: “La leggenda se n’è andata. Alain Delon ci lascia orfani dell’epoca d’oro del cinema francese che ha incarnato così bene. Una piccola parte della Francia che amiamo se ne va con lui”.
Alain Delon e la destra francese
Ed è proprio la sua vicinanza alla destra francese che lo definisce come uno dei personaggi più interessanti del panorama artistico. Alain Delon si è inquadrato per molto tempo come un nazionalista e gollista, simile alla posizione della sua collega Brigitte Bardot. Sostenitore nel 1981 del politico Valery Giscard d’Estaing e grandissimo amico del fondatore e segretario del partito Front National (poi Rassemblement National) Jean-Marie Le Pen. E nel 2015 ribadisce il suo sostegno al conservatorismo francese e alla figlia di Le Pen.
“Allevato nello spirito del generale de Gaulle”, così l’attore ricalcò la sua vicinanza alla figura di spicco della resistenza francese della Seconda guerra mondiale. Per un periodo sostenitore anche di Nicolas Sarkozy. Spirito di reazionario che lo vede arruolarsi all’età di 17 anni nella marina francese, nei “Marsouins”, la fanteria di marina. Nel 1953 viene mandato nella guerra d’Indocina, dove la Francia sta per affrontare la battaglia che segnerà l’inizio della fine del colonialismo francese, Dien Bien Phu. Delon, dopo tre anni viene espulso dalla Marina per la sua condotta di ribelle e per aver passato undici mesi in prigione per indisciplina.
Da sottolineare però la sua amicizia con diverse figure di spicco del mondo artistico vicine a posizioni completamente opposte alle sue. Ad esempio, importante è la sua collaborazione con Luchino Visconti (vicino al PCI) e al regista Joseph Losey (cacciato da Hollywood per le sue simpatie comuniste), il quale scelse per un suo film proprio l’attore francese per interpretare l’assassino di Trotsky, Ramón Mercader.
L’Italia nel cuore di Alain Delon
“Francese di nascita e italiano di cuore”, queste le parole di affetto che pronunciò l’attore per il nostro Paese in un’intervista. Nel dialogo con il giornalista Gigi Marzullo, ricorda come sia importante il Bel Paese per l’inizio della sua carriera e per il raggiungimento della fama mondiale. Il ricordo della Dolce Vita degli anni’60 e dell’ambiente fenomenale creatosi unicamente in Italia.
Attori di questo calibro oramai nel panorama europeo non esistono più, e difficilmente si vedranno in futuro. Ciò è dovuto anche dalla bassa qualità di film che ormai il grande pubblico guarda, ed è proprio Alain Delon che in un’intervista di quasi trent’anni fa avverte come il cinema sia stato distrutto. “Per gli americani rappresenta un mercato, e non un’arte come per italiani e francesi”. Continua con l’asserire che si è perso il senso di romanticismo nel cinema, caratteristica fondamentale di noi latini.
Il 18 agosto 2024 è la prima notte di quiete di Alain Delon, il mito del cinema se ne è andato all’età di 88 anni e con lui una carriera memorabile. Il potere del cinema lo renderà immortale, perché le sue interpretazioni non svaniranno, Alain Delon tornerà in vita ogni volta che si vedrà un suo film.
Un dolore mai svanito dall’infanzia
Forse il più grande dolore di Delon fu quando nel 1939, quando aveva solo quattro anni, i genitori divorziarono e il padre scomparse per tanto tempo. La madre successivamente lo affidò ad una famiglia adottiva. In un’intervista in un canale francese, l’intervistatore gli chiede “E se dio esiste, cosa vorrebbe che le dicesse dopo la sua morte, Alain Delon?”. L’attore risponde con questa immagine onirica: “Poiché questo è il tuo più grande e profondo rimpianto, vieni ti porto da tuo padre e tua madre, così per la prima volta, finalmente, li vedrai insieme”.