Perché leggere questo articolo? Prosegue il tour di True-news.it alla scoperta dei bilanci delle principali università italiane. Anche il documento licenziato dalla Federico II di Napoli è conforme alla tendenza generale: i nostri atenei sono ricchi. La più prestigiosa università del mezzogiorno è in utile e riceve molti contributi pubblici. Peccato solo che la Federico II non spenda troppo nel sostegno agli studenti.
Ormai è un must. Dopo quelli della Statale, del Politecnico e della Sapienza, anche il bilancio della Federico II di Napoli lo conferma. Le università italiane se le passano più che bene dal punto di vista economico. Gran parte del merito va ai contributi pubblici, che anche nel caso della prestigiosa università del Mezzogiorno sono in netto aumento. Questo fa sì che la Federico II nel 2022 abbia potuto licenziare un bilancio in attivo di 23 milioni. Quasi 5 milioni di euro in più rispetto al 2021. Tutto perfetto, se non fosse che l’ateneo continua a non investire in pieno sul sostegno alla didattica. E anche questo lo accomuna alle altre grandi università italiane.
Il bilancio della Federico II di Napoli
True-news.it ha analizzato il bilancio 2022 della Federico II di Napoli. Dal documento emerge l’ottimo andamento economico dell’università, che vanta un utile in crescita di quasi 5 milioni di euro, rispetto al già positivo andamento dal 2021. In un anno la Federico II è passata da generare utili per 18 milioni e 221 mila euro, ai 23 milioni e 197 mila euro dell’ultimo esercizio. Anche nel caso della Federico II emerge nettamente la sproporzione degli utili, con una nettissima preponderanza per i contributi pubblici.
Nel 2022 l’università napoletana ha ricevuto oltre 504 milioni di euro. Sono quasi 50 milioni in più di denaro pubblico rispetto all’anno precedente. Il principale benefattore della Federico II resta – come per tutte le università italiane – il Mur. Il ministero ha scucito oltre 478 milioni nel 2022; oltre 40 milioni in più rispetto ai 435 dell’anno precedente. Si aggiungono poi gli oltre 8 milioni della Regione Campania; i 4 dell’Unione europea e di altri enti pubblici; e 7 milioni e mezzo erogati dai privati.
Bei proventi ma non troppo sforzo per il sostengo agli studenti
La terza università italiana per numero di iscritti – quasi 80mila – nel 2022 ha generato quasi 150 milioni di proventi propri. Un dato in forte crescita rispetto ai 137 dell’anno precedente, che conferma l’ottimo momento della Federico II, attestato anche da prestigiose classifiche internazionali. In particolare, l’università è stata in grado di aumentare enormemente i proventi da Ricerche con finanziamenti competitivi: da 42 a quasi 54 milioni.
Insieme coi profitti, però, sono aumentate anche le spese della Federico II. Dai 587 milioni di euro del 2021, l’università è arrivata a spendere oltre 634 milioni nel 2022. E qui vengono le note dolenti. La voce del “sostegno agli studenti” è sì aumentata, ma non in maniera pari all’aumento dei contributi. Dai 79 milioni dello scorso anno, la Federico II è arrivata nel 2022 a spendere 97 milioni. Sono “solo” 18 milioni di euro di spesa per gli studenti, a fronte di un contributo pubblico aumentato di oltre 50 milioni. Forse si sarebbe potuto investire di più sul diritto allo studio, voce che risulta clamorosamente vuota nel bilancio presentato dall’ateneo.
Quanto è ricca la Federico II
Al netto di 630 milioni totali di costi – ripartiti in 321 per il personale; 215 della gestione corrente; e ben 30 di ammortamenti – e tolti 20 milioni di tasse, la Federico II vanta un bilancio in attivo di 23 milioni di euro. Al buon esercizio di bilancio, si aggiunge un ottimo Stato patrimoniale. Il patrimonio netto dell’ateneo è di 460 milioni di euro, in aumento di 23 milioni rispetto ai 437 del 2021. Un aumento che supera quello dei debiti, anch’essi aumentati ma solo di 16 milioni (da 120 a 136 milioni). La Federico II vanta una liquidità in aumento: da 678 a 679 milioni di euro. E oltre 1 miliardo e 95 milioni di euro di attivo circolante. Con questo florido andamento economico, dalla terza università italiana – la più grande del Sud Italia – ci si poteva aspettare qualche investimento in più sugli studenti.