Perché leggere questo articolo? Nel mondo ci sono 12.121 armi atomiche. Sono sessanta in più dell’anno precedente, secondo il report Sipri.
Il numero di armi atomiche operative è aumentato nel 2023 con le grandi potenze che continuano a modernizzare i loro arsenali. Secondo il rapporto dello Stockholm International Peace Studies Institute (Sipri), dell’inventario totale stimato lo scorso gennaio di 12.121 testate. Circa 9.585 erano negli arsenali militari per un potenziale utilizzo. Mentre 3.904 di queste sono su missili e aerei. Nel mondo ci sono sessanta armi atomiche in più rispetto a un anno fa.
Dove sono le armi atomiche nel mondo
“Quasi tutte appartenevano alla Russia o agli Stati Uniti. Ma per la prima volta si ritiene che la Cina possa avere alcune testate in stato di massima allerta operativa”, afferma il Sipri. Il rapporto evidenzia che India, Pakistan e Corea del Nord stanno cercando di poter schierare più testate sui missili balistici. Cosa che hanno già fatto Russia, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e, come detto, Cina.
“Mentre il numero totale di testate in tutto il mondo continua a diminuire man mano che le armi della Guerra Fredda vengono smantellate, purtroppo continuiamo a vedere aumenti annuali nel numero di testate operative. E’ probabile che questa tendenza molto preoccupante continui e acceleri nei prossimi anni”, afferma lo studio. Stati Uniti e Russia possiedono quasi il 90% di tutte le armi nucleari: la dimensione dei loro arsenali è rimasta stabile nel 2023, anche se si ritiene che la Russia abbia schierato altre 36 testate con forze operative. Il Sipri ritiene tuttavia che non vi siano “prove visive innegabili” che la Russia abbia dispiegato armi nucleari sul territorio bielorusso, come affermato da alcuni media.
La storia del Sipri, l’Istituto svedese studia le armi per favorire la pace
Nel 1966, per celebrare i 150 anni senza guerre della Svezia, il primo ministro Tage Erlander, avanzò l’idea di istituire un istituto di ricerca sulla pace. Nacque così il Sipri, l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma. L’obiettivo del Sipri fu da subito la “comprensione dei presupposti per una pace stabile e per soluzioni pacifiche dei conflitti internazionali“. Venne istituita una commissione reale, presieduta da Alva Myrdal, diplomatica di lungo corso e attivista – che nel 1982 avrebbe vinto il Nobel per la Pace in virtù del suo impegno per il disarmo globale. Fin da subito il lavoro di ricerca del Sipri si concentra sulle armi.
Il Parlamento svedese, con atto fondativo del 1° luglio 1966, diede al Sipri lo status giuridico di fondazione indipendente. Da allora, il SIPRI ha costruito la sua reputazione e la sua posizione sull’imparzialità e sulla raccolta di dati. Il lavoro del SIPRI cerca di avere “un carattere di ricerca applicata rivolta a questioni politico-pratiche“. L’Istituto dichiara di condurre “ricerche scientifiche su questioni di conflitto e cooperazione importanti per la pace e la sicurezza internazionale con l’obiettivo di contribuire alla comprensione delle condizioni per una soluzione pacifica dei conflitti internazionali e per una pace stabile“.
Le ricerche sulle armi nel mondo
La principale pubblicazione dell’istituto è il Sipri Yearbook, un compendio annuale dei principali avvenimenti e statistiche in tema di sicurezza internazionale e armamenti. Dal 2011, ne viene distribuita una sintesi in italiano edita dal Torino World Affairs Institute. Il documento è un rapporto dettagliato coi dati della spesa militare mondiale, produzione e trasferimenti internazionali di armi, forze nucleari, conflitti armati e operazioni multilaterali, nonché analisi aggiornate sul controllo delle armi, e i processi di pace e sicurezza internazionale.
Dietro il lavoro del Sipri c’è un organizzazione diffusa. Composta da un consiglio di amministrazione, un direttore e un collegio del personale di ricerca e personale di supporto. Oltre 84 dipendenti popolano la sede Sipri a Solna, fuori Stoccolma. L’istituto lavora in una rete globale, con partenariati e cooperazione tra altri istituti e con singoli scienziati. Il Sipri collabora strettamente con molte organizzazioni multilaterali, ad esempio le Nazioni Unite e l’ Unione Europea. L’istituto mantiene stretti rapporti con il corpo diplomatico a Stoccolma.
Un anno di bombe atomiche in più
Le stime suggeriscono che il numero delle testate cinesi sia aumentato da 410 a 500 tra gennaio 2023 e gennaio 2024 e che continuerà ad aumentare. Entro la fine del decennio, a seconda di come deciderà di strutturare le proprie forze, la Cina potrebbe disporre di un numero di missili balistici intercontinentali almeno pari a quello degli Stati Uniti o della Russia, anche se il suo arsenale nucleare continuerà a essere “molto più piccolo” di quello delle due grandi potenze. “La Cina sta aumentando il suo arsenale più velocemente di qualsiasi altro Paese, ma in quasi tutti gli stati che hanno l’atomica a disposizione ci sono piani o impulsi significativi per aumentare le forze nucleari”, avverte il Sipri.