Dobbiamo aspettare il Colle. Ormai chiunque si occupi non solo di politica, ma anche di economia, riforme, investimenti, anche solo progettualità sui territori si sente dire queste quattro parole: dobbiamo aspettare il Colle. Dobbiamo aspettare il Colle perché se non si capisce che cosa succede al Quirinale allora non si può fare nulla. E’ un po’ come quando arriva il 30 dicembre, e il giorno dopo è sabato: bisogna chiudere tutte le partite aperte oppure rimandarle. Ma tutte tutte, perché il 31 dicembre finisce il mondo. E appena si rientra in ufficio, dopo l’Epifania, bisogna rivedersi tutti un’altra volta, riprendere tutti i contatti, ritornare su tutte le decisioni già prese nella fretta della fine del mondo dell’anno precedente (in effetti, una settimana prima), perché inizia un nuovo anno e quindi cambia tutto. Che poi, diciamocelo, non è che sia cambiato niente.
E anche nel caso del Colle, diciamocelo, è un complicatissimo passaggio politico, roba da far sanguinare le orecchie dalla testa che ci vuole per gestire una situazione del genere, ma non è che per questo possiamo rimandare scelte strategiche, interrompere iter di riflessione, aspettare e traccheggiare sugli investimenti. La verità è che in Italia si cercano scuse per qualunque cosa, pur di non decidere, o di rimandare la decisione. Draghi, e solo lui, è una interessante eccezione. E infatti Draghi sa perfettamente che se non andrà al Colle la sua impresa politica è finita perché dall’istante dopo sarà cotto a fuoco lento.
A meno che non ci sia Mattarella che decide di fare qualche mese in più. Questa è la tragica realtà dei fatti, ma – ripetiamolo – a noi cittadini che cosa interessa? In prospettiva molto, ma ci sarebbe da occuparsi anche delle scelte strategiche oggi riguardanti non solo il Covid, ma anche l’aumento dell’inflazione, l’energia elettrica e il gas, la digitalizzazione. Mentre è tutto fermo per il Colle in mezza Italia le scuole hanno problemi con la Dad, per la connessione. Mentre è tutto fermo per il Colle i lavoratori in smart working aspettano ancora un protocollo per vedere tutelati i propri diritti spesso calpestati da centinaia di ore di lavoro in più, mentre è tutto fermo per il Colle, insomma, i problemi stanno sempre là. Tutti a pensare al Colle, peraltro, e alla fine andrà sempre alla stessa maniera, nelle ultime 48 ore, con un po’ di casualità e un po’ di tattica. A noi, francamente, interessa la strategia.