Perché leggere questo articolo? L’eurodeputato leghista Paolo Borchia ha specificato i punti forti del Ddl appena approvato dal Senato. A True-news.it si è soffermato sui principi fondamentali e la centralità del territorio della riforma dell’Autonomia.
L’autonomia differenziata è al centro del dibattito politico. Sono diverse le posizioni e le tematiche in merito alla questione. Dai rapporti internazionali alla protezione civile, dall’energia alla tutela della salute, dalla ricerca scientifica all’ambiente e via elencando, senza dimenticare le casse di risparmio, gli aeroporti, la previdenza complementare o l’ambiente. True-news.it ne ha parlato con l’Eurodeputato leghista Paolo Borchia. Ecco cosa ci ha raccontato.
La legge messa a punto dal ministro leghista per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, vuole dare attuazione a quanto previsto dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione ai sensi del quale – sulla base di intesa fra lo Stato e la regione interessata – possono essere attribuite alle regioni a statuto ordinario, che ne facciano richiesta, forme e condizioni particolari di autonomia in 23 materie. Cosa ne pensa?
Innanzitutto, come da premessa di questa domanda parliamo di dare attuazione ad un comma di un articolo della nostra Costituzione. Dunque, richiedere ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia altro non è che rispettare la volontà dei nostri padri costituenti. Resto fermamente convinto della bontà di questa riforma, nell’interesse dei veneti e di tutto il Paese. L’utilità e i benefici che porta con sé sono evidenti: Autonomia significa responsabilità e responsabilizzazione. Una riforma che non divide come vuol far credere qualcuno, ma che ha l’obiettivo di superare i divari causati dal centralismo.
L’autonomia differenziata va dalla Salute all’Istruzione, dallo Sport all’Ambiente, passando per Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero. Secondo lei quali sono i punti di forza inclusi in queste tematiche? Eventualmente ci sono dei passaggi che non condivide?
Il punto forte di questa riforma sta nei suoi principi fondamentali: dare modo ad ogni territorio di esprimere liberamente le proprie energie e potenzialità, che sono diverse da zona a zona del nostro Paese. Ritengo che dare alle Regioni la propria autonomia in alcune materie sia un passo in avanti verso la modernizzazione del Paese, per migliorare la gestione delle risorse e la trasparenza del loro utilizzo. Le accuse di spacca-Italia e Stato-arlecchino sono inconsistenti, anche perché il Paese è già pluri-diviso e non certo per colpa dell’autonomia, che in questi anni non è stata applicata. Al contrario, proprio grazie a questa riforma e ai Lep, finalmente sarà possibile intervenire dov’è necessario e ascoltando le esigenze di ciascun territorio. Ogni Regione ha delle potenzialità diverse dalle altre e tutte devono essere incentivate a sfruttarle, ottenendo risultati migliori rispetto allo Stato, per garantire ai cittadini dei servizi più efficienti.
L’Autonomia differenziata prevede anche la possibilità, da parte delle stesse regioni, di trattenere il gettito fiscale legato alle erogazioni del servizi per l’utilizzo di quelle risorse sul proprio territorio. Le funzioni autonome potranno però essere attribuite solo dopo aver determinato i Lep, i ‘Livelli essenziali delle prestazioni’, ovvero il livello minimo di servizi da rendere al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio. Questo avrà dei riscontri positivi per incentivare l’utilizzo di risorse sul territorio?
La definizione dei Lep è già avvenuta, grazie al grande lavoro del ministro Calderoli e del professor Cassese, e che questa è un’opera mai realizzata prima. Dopo averli definiti dal punto di vista qualitativo, ora occorre quantificarne i costi e fabbisogni standard, compito della Cabina di regia preposta. Una volta concluso questo processo, sarà possibile avere un valore chiaro di cosa sono per lo Stato i diritti dei cittadini. Avvicinare le risorse e il potere decisionale ai cittadini è sempre positivo, perché garantisce maggior pragmatismo e soprattutto permette al cittadino di giudicare meglio il lavoro dell’amministrazione pubblica con il voto.
Nel secondo articolo è previsto che la Regione, sentiti gli enti locali e secondo le modalità e le forme stabilite nell’ambito della propria autonomia statutaria, possa deliberare la richiesta di attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Questo darà maggior potere di azione a livello regionale?
Il ddl agisce nel solco della Costituzione, che all’art 5 riconosce e promuove le autonomie locali e che con gli articoli del Titolo V dà un tracciato da seguire. Grazie al ministro Calderoli c’è finalmente un percorso chiaro di quel tracciato, che ciascuna Regione a statuto ordinario potrà seguire. Non darà solo ‘maggior potere’ ma soprattutto più responsabilità agli amministratori dei territori, che saranno chiamati a esercitare il proprio mandato con una consapevolezza che forse qualcuno ha perso per strada. L’Autonomia è una sfida per l’efficientamento del nostro territorio ma anche del Paese, magari chi la teme sa di non essere all’altezza del compito.
La Schlein nel 2017 da vicepresidente della Regione Emilia Romagna chiedeva l’autonomia differenziata, ma non chiedeva soltanto le 23 materie delegate ma chiedeva a gran voce di averle tutte. Oggi si è messa a fare le barricate. Come commenta questo comportamento?
Parliamo della leader di un partito che nel 2014 voleva vietare il referendum ai veneti, per poi sostenerlo pubblicamente in campagna elettorale. Schlein non ha buona memoria. È del 2021, ovvero quando lei era vicepresidente della Regione Emilia Romagna, l’approvazione della mozione nella quale si diceva di dare mandato al governatore Bonaccini per l’attuazione piena dell’art. 116 comma 3 della Costituzione. Diciamo che sta cavalcando il cavallo dell’opposizione per cercare di racimolare qualche voto in vista delle Europee. Credo che sfruttare una tematica come quella dell’Autonomia per mera propaganda politica sia l’ennesimo segnale del degrado del PD, contro la volontà dei cittadini è vergognoso.