Perché questo articolo potrebbe interessarti? Con il ritorno al governo del centrodestra il dossier sull’autonomia è di nuovo al centro del dibattito politico. Negli ultimi giorni era stato il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, a insistere sul tema, lanciando quasi un ultimatum alla neo premier Giorgia Meloni. “Se il governo non dà l’autonomia al Veneto, meglio che non si ripresenti da queste parti”, le parole dell’influente esponente del Carroccio. Anche il segretario della Lega Matteo Salvini è tornato a parlare di autonomia, dopo il voto al referendum consultivo del 2017 di Lombardia e Veneto. E oggi Meloni, nel suo discorso durante la fiducia alla Camera, ha preso l’impegno di portare a termine il percorso verso l’autonomia differenziata delle regioni.
“Dalla Meloni ho sentito parole molto rassicuranti, adesso ci aspettiamo una riapertura imminente della trattativa e una chiusura altrettanto veloce del negoziato”, spiega a True-news.it l’assessore leghista alla Cultura e all’Autonomia della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli. Professore universitario, personalità della Lega della prima ora, è uno dei massimi esperti di federalismo e autonomie regionali.
Ottimismo leghista
Rappresentante dell’anima nordista del Carroccio, Galli è ottimista: “Con Roberto Calderoli agli Affari regionali e Giancarlo Giorgetti come ministri del nuovo governo, credo che adesso ci siano le condizioni per arrivare al nostro obiettivo”. Dopo il mandato ricevuto dagli elettori cinque anni fa, la trattativa sull’autonomia si è incagliata.
Galli ripercorre con True-news.it tutti gli inciampi sulla strada di Lombardia e Veneto. “Noi abbiamo fatto fin da subito i compiti a casa – continua il leghista – solo che durante il primo governo Conte, l’allora presidente del Consiglio ha bloccato tutto, quando eravamo quasi arrivati alla fine. E anche per questo motivo quel governo è caduto”.
La secessione dei ricchi? Una bufala
E poi? “Poi con l’altro governo Conte, con il Pd, ci siamo trovati di fronte l’allora ministro Francesco Boccia che aveva il preciso mandato di non farci raggiungere il nostro scopo. Quindi abbiamo avuto la pandemia e con Mario Draghi si stava lavorando a una legge quadro, ora mi aspetto che con il centrodestra si chiuda la partita in tempi rapidi”.
Di fronte ai dubbi sulla diversa sensibilità di Fratelli d’Italia, l’azionista di maggioranza dell’esecutivo, Galli alza il tono della voce e rivendica le ragioni dell’autonomia: “La secessione dei ricchi e la sperequazione sono delle bufale. L’autonomia farà bene alle regioni, che dovranno essere ancora più efficienti, e farà bene allo Stato, che sarà alleggerito e potrà dedicarsi alle altre regioni”. Quindi, continua Galli, “l’autonomia è un’opportunità per tutto il Paese”. Non solo. C’è anche una questione di dimensioni e demografia.
L’autonomia nella natura delle cose
“Il regionalismo differenziato è nella natura delle cose – prosegue l’assessore lombardo – in Italia abbiamo delle regioni che sono come uno stato europeo, ad esempio la Lombardia. E altre che sono più che altro delle super province, prenda il Molise, ma anche la Valle d’Aosta. Il regionalismo differenziato sta nella demografia e nelle cartine geografiche”. Tema, quello dell’autonomia, che si collega alle prospettive di riforma della Costituzione, con le sirene presidenzialiste da cui è sedotta Meloni. “L’autonomia vorrebbe dire la modernizzazione dell’assetto dello Stato, l’avanzamento della struttura istituzionale dell’Italia, che invece è ancora ferma al 1948”.