Perché questo articolo potrebbe interessarti? L’approvazione del disegno di legge sull’autonomia differenziata è uno dei banchi di prova principali per la maggioranza, specialmente considerando che tra Fratelli d’Italia e Lega non sono mancate divergenze sul provvedimento. L’iter però sta andando avanti, segno della volontà di arrivare a una pace armata e preservare l’unità della coalizione
La prima vera notizia è che l’iter parlamentare sta procedendo e senza particolari intoppi. In particolare, il disegno di legge sull’autonomia differenziata, voluto fortemente dalla Lega e spinto dal ministro per le autonomie regionali Roberto Calderoli, è in fase di discussione al Senato. Qui, all’interno della commissione Affari Costituzionali, si stanno approvando gli emendamenti al testo approvato nei mesi scorsi a Palazzo Chigi.
Non era scontato. Le opposizioni infatti, così come sottolineato da fonti parlamentari di Fratelli d’Italia sentite da TrueNews, miravano a far slittare la discussione nella seconda parte di questo autunno. Ritardando così l’iter, con lo scopo di innervosire la Lega e instaurare un clima i reciproco sospetto all’interno della maggioranza. Non è certo un mistero infatti che tra il carroccio e il partito del presidente del consiglio Giorgia Meloni siano spesso sorti contrasti sul merito e sul metodo relativo al disegno di legge in questione. “Ma è proprio la compattezza della maggioranza che ha evitato ostruzionismi”, tengono a sottolineare dagli uffici del gruppo parlamentare del senato di Fratelli d’Italia. Tra le forze principali del centrodestra si è forse siglata una “pax armata” sul tema. Preservare la solidità della coalizione al momento sembra essere il vero obiettivo principale.
La tregua sugli ultimi emendamenti al ddl autonomia
L’evitato ostruzionismo per il carroccio è indubbiamente un primo passo. L’iter parlamentare sul disegno di legge è ripreso subito dopo la pausa estiva. “Stiamo andando avanti senza frizioni – hanno aggiunto le fonti del partito del presidente del consiglio – il Pd e gli altri partiti di opposizione non hanno potuto quindi scegliere la strada delle barricate”.
A mettere d’accordo le due compagini più numerose del centrodestra in parlamento, sono stati gli ultimi emendamenti proposti proprio da Fratelli ‘Italia. “Emendanti – spiegano ancora agli uffici del gruppo del senato – mandati avanti da noi e votati in modo compatto da tutta la coalizione”. La principale proposta dei meloniani ha riguardato il principio dell’unità nazionale. È stato infatti sancito il primato dell’unità difronte a quello dell’autonomia regionale. In poche parole, pur riconoscendo un forte valore alla possibilità delle regioni di chiedere l’autonomia differenziata, nel testo viene fatto ampio riferimento all’importanza di preservare i principi fondamentali dell’unità e compattezza della nazione.
Un compromesso ben evidente quindi tra le istanze regionaliste della Lega e quelle “centriste” di Fratelli d’Italia. Il via libera all’emendamento, al pari del voto favorevole ad altre modifiche del testo originario proposte dalla formazione del capo dell’esecutivo, ha senza dubbio stemperato gli animi ed evitato tensioni.
La volontà di mandare avanti l’iter
Ma le insidie per i promotori della riforma e per la coalizione di governo non sono certo terminate. L’iter è ancora molto lungo. Si è infatti al momento della discussione in commissione, poi il dibattito sul testo passerà all’intera aula del Senato. Ed è lì che probabilmente le opposizioni andranno sulle barricate. Del resto, nonostante la recente votazione di un emendamento proposto dal Pd, i partiti di minoranza non vogliono sentir parlare di aperture di credito alla riforma targata Calderoli.
L’emendamento in questione riguarda, in particolare, la possibilità da parte del governo entrale di sospendere l’autonomia eventualmente accordata alla regione che ne ha fatto richiesta. Una scelta che sembra andare nella direzione del riconoscimento del primato dell’unità nazionale, la modifica cioè voluta da Fratelli d’Italia e votata da tutta la maggioranza. Da qui probabilmente la trasversalità del voto, con i senatori della commissione che hanno dato unanimemente il disco verde all’emendamento. “Con questa modifica chiariamo che l’interesse nazionale prevale su tutto – ha dichiarato alla stampa nei giorni scorsi il senatore Andrea Giorgis del Pd – e che esso viene tutelato se la differenziazione delle Regioni va a lederlo”. Soddisfazione per la votazione della modifica è stata espressa anche da Fratelli d’Italia, per bocca del presidente della commissione Alberto Baldoni.
“Ancora comunque – hanno dichiarato esponenti del partito della Meloni – non sappiamo quando il disegno di legge potrà concludere il suo iter”. Quando cioè, per l’appunto, arriverà il momento di passare alle votazioni dell’intera aula di palazzo Madama.
La Lega punta a un’approvazione prima delle europee
Meloni e il governo per intero possono tirare un sospiro di sollievo? Al momento non è detto. La tregua emersa in questi giorni non è detto che si trasformi in una vera e propria “pax”. Dalle parti di Pontida, dove il carroccio sta preparando il suo annuale raduno, c’è chi teme che in realtà Fratelli d’Italia voglia prendere soltanto tempo. Fare avanzare oggi l’iter in commissione e poi vedere cosa accade in Senato. Non per bocciare la norma, ma per almeno rallentarla. Si tratta solo di sospetti e supposizioni, basate però sul fatto che Lega e Fdi hanno due agende al momento differenti. Per il partito di Matteo Salvini, appare quanto mai importante portare a casa l’autonomia entro le europee. E quindi, di conseguenza, provare a sbandierare il nuovo provvedimento prima dell’appuntamento elettorale della prossima primavera. Per Fratelli d’Italia, al contrario, appare quantomeno secondario premere sulla riforma. Il suo elettorato non percepisce l’autonomia come un qualcosa di prioritario, specialmente alla vigilia del voto per Strasburgo. È quindi sui tempi di viaggio dell’iter in Senato che si misurerà l’entità dell’attuale tregua tra le due formazioni.