Perché leggere questo articolo? Tutti uniti., per una volta, per il referendum contro l’autonomia. Le opposizioni, dopo il pasticciaccio Bonaccini a Bruxelles, lanciano la sfida alla riforma bandiera della Lega. L’iter del possibile referendum che, se tu va come deve andare, si terrà tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.
“E’ una bella giornata, siamo qui a presentare insieme a forze politiche e sociali un quesito per fermare l’autonomia che spacca un Paese che ha bisogno di essere ricucito“. Stamattina, davanti al Palazzo di Giustizia, sede della Corte di Cassazione, c’era anche Elly Schlein. C’erano tutti, sindacati e partiti di opposizione, per una volta uniti nella critica alla riforma sull’autonomia differenziata. Oggi è ufficialmente scattata l’operazione referendum dell’opposizione contro l’autonomia.
L’opposizione unita per il referendum contro l’autonomia
Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha depositato il quesito referendario abrogativo della cosiddetta “legge Calderoli”, progetto-bandiera della Lega di Matteo Salvini. Assieme a Landini c’era Schlein, il presidente del M5s Giuseppe Conte, i portavoce di Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi, il leader di Più Europa Riccardo Magi e il segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo.
“Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione’?“. Questo è il testo del quesito del referendum presentato da 34 sigle – tra partiti, sindacati e associazioni – unite contro l’autonomia differenziata.
La raccolta firme dopo il pasticciaccio brutto Bonaccini
Le opposizioni, per una volta unite, hanno due strade possibili per riuscire nell’operazione referendum contro l’autonomia. L’unione fa la forza, e stavolta è davvero necessaria. L’opzione della raccolta firme richiede che il quesito venga sottoscritto da almeno 500mila elettori. L’iter per il referendum abrogativo contro l’autonomia è sancito dall’articolo 75 della Costituzione e una legge del 1970 che stabilisce i dettagli.
L’opposizione avrebbe un’altra freccia, decisamente meno insidiosa della raccolta firme, nell’arco per colpire con referendum l’autonomia. “Ci stiamo muovendo anche con le Regioni per i referendum” ha confermato Elly Schlein. Peccato che questa seconda ipotesi di recente si sia complicata. Proprio per una mossa del Pd. L’elezione al Parlamento europeo ha comportato le dimissioni da Governatore dell’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini. Le opposizioni, pertanto, rischiano di non disporre più delle 5 Regioni necessarie per indire il referendum. La vicepresidente Irene Priolo sarà facente funzione fino all’elezione del nuovo presidente e il consiglio resterà in carica solo per l’ordinaria amministrazione. Fino all’insediamento della nuova legislatura – che avverrà dopo le elezioni previste per l’autunno del 2025 – il consiglio regionale non potrà quindi promuovere o adottare atti formali, come la richiesta di un referendum abrogativo per la legge sull’autonomia differenziata.
Operazione referendum contro l’autonomia, le tappe
Le opposizioni hanno tempo fino al 30 settembre per presentare quesiti e firme alla Corte di Cassazione, che entro fine ottobre può segnalare irregolarità, a quel punto correggibili fino al 20 novembre. Non oltre il 15 dicembre l’Ufficio centrale per i referendum della Cassazione valuta la legittimità e accorpa i quesiti. Comincia quindi il secondo controllo della Corte costituzionale. La sentenza definitiva della Cassazione dovrebbe arrivare al massimo il 10 febbraio. A quel punto, il presidente della Repubblica indice il referendum in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno. Queste è dunque la finestra temporale del referendum se le opposizioni dovessero riuscire nell’operazione contro l’autonomia.