Perchè leggere questo articolo? Toilette, tema tabù. Ma i bagni pubblici riflettono e rivelano importanti questioni socio-sanitarie, urbane e ambientali. Anche Milano sembra pronta a un cambio di prospettiva, proprio dopo l’uscita del film Perfect Days di Wim Wenders incentrato sui perfetti vespasiani giapponesi.
Ci si passa in media tre anni della vita ma è considerato ancora un tabù. Trascurato o ridicolizzato, quello dei bagni pubblici è un tema che rivela questioni socio-sanitarie, urbane e ambientali anche significative. Certo che i vespasiani in Italia sono più una fonte di imbarazzo che di orgoglio nazionale. Sei italiani su dieci li trovano sporchi, inadeguati ed evita di usarli. Lo stesso non si può dire per le toilette giapponesi. Vere opere d’arte, architetture impeccabili nell’estetica e nella pulizia. Immortalate dalla cinepresa da Oscar del regista Wim Wenders, nel suo nuovo film Perfect Days. Tutto il girato ruota intorno al ripetuto ma estremamente scrupoloso lavoro di lustrare i bagni pubblici del quartiere di Shibuya, a Tokyo, da parte del protagonista. Un’ode “alla felicità nella normalità” – commenta la critica -, ma anche alla cultura dell’igiene e del rispetto dei giapponesi da cui tutti dovremmo apprendere.
Milano e i nuovi bagni pubblici
Sembra proprio che i bagni pubblici giapponesi, tra cui quelli con le pareti di vetro trasparente che si opacizzano al momento dell’uso, abbiano ispirato Milano. Dopo l’uscita del film di Wenders infatti, il Comune del capoluogo meneghino ha annunciato che in città verranno installati 110 nuovi bagni pubblici automatizzati (dotati di un sistema di autopulizia dopo l’uso). In realtà il piano risale a due anni fa, ma un ricorso presentato da una delle aziende partecipanti al bando per l’appalto d’installazione delle nuove toilette ne ha posticipato l’inizio.
Nei giorni scorsi il TAR ha respinto il ricorso, dando il via libera ai lavori. I primi nuovi bagni di Milano dovrebbero essere posizionati entro l’estate. Ancora incerta la loro precisa collocazione e l’estetica architettonica, ma l’azienda che si è aggiudicata l’appalto è la stessa che li ha installati a Como qualche anno fa. La foto diffusa dal comune di Milano per mostrare il progetto dei nuovi bagni ritrae un bagno pubblico comasco. Si tratta di vespasiani in cui un sistema di spazzole pulisce tazza e pavimento dopo ogni utilizzo.
Il progetto di rigenerazione urbana di Tokyo che dovremmo emulare
Perfect Days di Wenders si inserisce all’interno del Tokyo Toilet Project, iniziativa della Fondazione Nippon, un’influente organizzazione benefica che finanzia progetti di welfare sia in Giappone che in altri paesi. Lo scopo del progetto, avviato nel 2018, è eliminare l’associazione tra bagni pubblici e luoghi sporchi e pericolosi, incentivandone l’uso. Per raggiungere quest’obiettivo la Fondazione ha chiesto a una serie di celebri architetti di disegnare 17 nuovi bagni pubblici, pensati per avere un valore estetico e per essere il più possibile accessibili.
L’idea originaria è stata di Koji Yanai, presidente dell’azienda Fast Retailing, il quale ha anche collaborato alla produzione del film. Wenders ha scelto di realizzare un film di finzione invece che un documentario perché ha ritenuto che il Tokyo Toilet Project non avesse solo un valore architettonico ma sintetizzasse in vario modo molti aspetti della cultura giapponese. In un’intervista all’emittente Deutsche Welle ha affermato: “C’è il forte senso di servizio e di bene comune del Giappone. E poi c’è l’assoluta bellezza architettonica di questi bagni. Sono stato sorpreso da quanto i bagni possano essere un pezzo della cultura quotidiana e non solo una necessità quasi imbarazzante“.
Bagni pubblici ed effetto Spiderman per Milano
Ora anche Milano sembra essere stregata dalle toilette di Tokyo. Quasi come se fosse sotto l’”effetto Spiderman”, quella spinta emulativa che matura nell’immediata fine della visione di un film. Il capoluogo lombardo riuscirà nell’obiettivo di aumentare e migliorare i bagni pubblici? I vespasiani milanesi, e in generale italiani, non devono per forza essere all’altezza delle impeccabili strutture architettoniche giapponesi, basta solo che le buone intenzioni prospettate siano davvero concretizzate e “non finiscano giù per il tubo”.