Perché leggere questo articolo? Tutti gli insulti della destra che arrivata al governo non si è fatta meno truce, anzi. A sinistra hanno Canfora, a destra rispondono senza problemi. Da Bandecchi a Pucci, passando per l’evergreen Salvini.
Il potere logora chi non ce l’ha. Anche perchè chi è al potere spesso si lancia in un profluvio di ingiurie logoranti. Vale anche per la destra italiana. Che è passata dalla lotta al governo, ma resta offensiva. Non solo nel senso di arrembante in campagna elettorale. Tra le fila – rapidamente ingrossate – della destra figurano una serie di personaggi dall’insulto facile. Da Bandecchi a Pucci, dai social di Salvini alla partita a carte di Crosetto. La querelle (finita in querela) di Canfora e Meloni ha scoperchiato il vaso di Pandora degli insulti politici. Vaso che resta ampiamente appannaggio della destra.
Salvini resta il re degli insulti social: dà e prende
“Tanti nemici, tanto onore”. Matteo Salvini lo aveva scritto su Twitter lo scorso 29 luglio, poco meno di due mesi dopo aver giurato sulla Costituzione in veste di 34esimo ministro dell’Interno della Repubblica italiana. Passano gli anni, ma la massima di sapore novecentesco (per così dirla) per l’ora ministro dei Trasporti continua a valere. Salvini prende e dà insulti. Al massimo viene leggermente edulcorata in: “Gli insulti degli imbecilli sono medaglie“. Che sia l’approdo al governo del centrodestra ad aver portato il Capitano a più miti consigli (o insulti)? Non si direbbe.
La lista completa delle definizioni che il ministro dell’Interno ha riservato ai suoi bersagli prediletti, ordinati dalla A di Pamela Anderson alla Z di Vittorio Zucconi, è già stata stilata da Wired. Ma continua a essere aggiornata, con continui colpi via social. L’esperimento sociale(e) di digitare “Salvini insulti” su Google o su una qualsiasi piattaforma ha del paranormale. Compare davvero la qualunque: da Podemos a Corrado Augias, passando per la Liga Veneta, fino ad arrivare alla pasta Rummo. Evidentemente a Salvini non serve il glutine per tenere insieme gli insulti. E’ il re della corrida che è diventata la politica.
I post di Pucci e le carte di Crosetto
Qualcosina però è cambiato. Almeno a giudicare dai personaggi di destra che si contraddistinguono per polemiche e insulti. Se le sparate di Vittorio Sgarbi – complice un’incredibile vicenda di quadri scomparsi e ritrovati che lo ha visto protagonista – non fanno più notizia. E Alessandra Mussolini, ve la ricordate? Tanto meglio per voi, tra le grandi polemiche dei nostri tempi è entrata di diritto la querelle Ambrogino d’oro. “Mi domando se Andrea Pucci sia stato premiato per i suoi raffinatissimi show o per i recenti meme sui suoi social con le foto più infelici di Elly Schlein. O ancora per le battute omofobe su Tommaso Zorzi“.
E’ difficile che una polemica in Italia non ruoti intorno a Selvaggia Lucarelli, la più brava giornalista a dragare gli abissi della nostra contemporaneità. Un fondo in cui è possibile trovare “tesori”. Tra una guerra e una crisi, il ministro della Difesa Guido Crosetto trova finalmente un momento per rilassarsi, giocando a carte durante le festività di Natale. La partita viene postata sui social e…apriti cielo! A chi ha commentato ironicamente un suo post su una partita a carte ha dato del «coglione», «cretino» e «ignorante». Proprio così. Il ministro ha passato le Feste, replicando insulti sui social, come: “La informo, coglione, che se alle 11 di sera decido di rilassarmi, lo posso fare senza che uno come lei si permetta di scrivere schifezze così“.
Bandecchi, c’è un nuovo sceriffo nel far west degli insulti
Se quella del solitamente istituzionale ministro Crosetto è stata una parentesi di rabbia, a incarnare lo spirito dei tempi feroci che viviamo è arrivata la quintessenza della destra truce: Stefano Bandecchi da Livorno. Insulti, sputi e colpi di destra: Bandecchi, l’ultimo uomo forte. Scena numero uno: al termine di una sconfitta casalinga contro il Cittadella, il presidente della Ternana sputa in direzione dei suoi tifosi. Nella conferenza stampa post partita dichiarerà: “Sì, ho sputato ai tifosi, ma loro hanno sputato a me. Io sono un uomo e mi faccio rispettare“. Scena numero due: durante una seduta del Consiglio comunale, quello che nel frattempo è diventato sindaco di Terni si rivolge minaccioso ai banchi dell’opposizione, intimando ai consiglieri di smettere di ridere “altrimenti gli volano via tutti i denti dalla bocca”. Pochi secondi dopo l’uomo passa dalle parole ai fatti, scagliandosi con veemenza contro gli interlocutori. La palma di sceriffo del far west che è diventata la politica va senza dubbio a lui.