di Sallustio Santori
Perchè leggere questo articolo? Il cardinale Angelo Becciu condannato in primo grado dalla giustizia vaticana. Ma papa Francesco, che pure vuole liberarsene, sarebbe molto in imbarazzo a lasciarlo andare in carcere. Ecco come finirà la vicenda
Tutto è pronto per il ribaltone in perfetto stile Bergoglio. Perché voi non crederete mica che il Papa potrà mandare in galera per cinque anni e mezzo il cardinale Angelo Becciu, condannato in primo grado dalla giustizia vaticana nei giorni scorsi. E già che c’erano, i giudici papali (tutti laici, per la prima volta nella storia della Chiesa) hanno deciso di interdire in perpetuo il porporato (o meglio: l’ex porporato, perché Francesco tre anni fa gli ha tolto tutte le prerogative connesse al cardinalato) sardo dai pubblici uffici. Ciliegina sulla torta: 8mila euro di multa, una decisione che nel complesso è comunque inferiore rispetto alla richiesta di sette anni e tre mesi di galera per Becciu, finito nelle panie della giustizia e riconosciuto colpevole di due peculati (cioè soldi della Chiesa che s’era intascato) e una truffa aggravata in concorso con l’esperta di intelligence Cecilia Marogna.
Vi ricordate? Stiamo parlando del palazzo di Sloane Avenue a Londra, i 125 mila euro inviati alla cooperativa Spes di Ozieri, guidata dal fratello del cardinale Antonino Becciu. La truffa con la Marogna, scrive l’Ansa, è ancora più imbarazzante: per il Tribunale vaticano “I 575mila euro della Segreteria di Stato inviati alla di lei società slovena Logsic servivano a tutt’altro che alla liberazione della suora colombiana rapita in Mali, come veniva sostenuto”. Becciu è stato invece assolto da altri peculati, dall’abuso d’ufficio e dalla subornazione del testimone monsignor Alberto Perlasca.
Ma Oltretevere gli animi sono tesi. Nostalgie del passato…
Questo è il quadro giuridico. Il fratello Antonino dice che una sentenza del genere sia stata frutto della volontà del Papa (peraltro intercettato telefonicamente dal cardinale Becciu), volontà di tipo punitivo. Non sono pochi i commentatori e gli osservatori che parlano di un Pontefice che si comporta da Papa-Re neanche fossimo nel 1870 al tempo di Pio IX oggi Beato. Certo è che lo stile vaticano su queste cose è cambiato, e il clima in Curia non manca di essere teso: qualche tonaca lo dice a True News: “Una volta, quando qualcuno sbagliava come ha sbagliato Becciu (ammesso sia così) – dice la nostra fonte – ti allontanavano dalla Curia o comunque da un ruolo con responsabilità. Venivi accantonato, messo da parte o trasferito altrove”, mentre adesso…
Così facendo Francesco diventa il leader di uno Stato qualsiasi
“Adesso mettono tutto in piazza. E nel mettere tutto in piazza il Papa smette di essere padre di tutti gli uomini o autorità prettamente morale per diventare uno Stato qualsiasi, il Capo di un Paese come Sergio Mattarella è presidente della Repubblica in Italia, per capirci”. Certo, Mattarella si muove dentro una Costituzione che ripartisce i poteri mentre il Papa viene scelto dallo Spirito Santo in Conclave e, per quanto riguarda il maneggio delle cose di questo mondo, egli è titolare di una potestà piena, suprema e immediata contro la quale nessuno può presentare ricorso. Questo significa, tanto per chiarirci, che la teocrazia vaticana permette a Jorge Mario Bergoglio di fermare questo processo in qualsiasi momento visto che nessuno può opporsi alla sua volontà: se il presidente della Repubblica si presentasse in un tribunale italiano e ordinasse ai giudici di annullare un processo, Costituzione alla mano il Parlamento prima e la Corte Costituzionale dopo lo farebbero pentire di essere venuto al mondo.
Un’altra vittima del metodo Bergoglio: i precedenti Gaenswein e Burke
E invece. E invece i maligni, tra una preghiera e un incarico da sbrigare, un caffè e questuanti da introdurre in questo o quell’ufficio di Curia, picchiano duro parlando di un vero e proprio metodo applicato dall’attuale Vicario di Cristo. In sostanza: Francesco non prende mai decisioni fulminee che annullano o condannano un avversario, ma si muove gradualmente. Si perdono prerogative o incarichi dalla sera alla mattina, poi chi perde quel ruolo o quella prebenda viene come “parcheggiato”: entra in una sorta di stato “a bagnomaria”, per dirla con qualche rubicondo monsignore, dopodiché, a tempo debito, la vittima viene scaricata. L’esempio più eclatante è quello di monsignor Georg Gaenswein, ex segretario particolare di Benedetto XVI e in seguito ufficiale di collegamento tra il Papa regnante e quello emerito. Un bel giorno Francesco l’ha convocato e gli ha detto che il suo ruolo di Prefetto della Casa Pontificia, incaricato quindi di gestire chi ammettere alle udienze e alla presenza papale (gestisce anche il servizio d’anticamera), era ormai finito. La scena, ha raccontato La nuova Bussola quotidiana, si sarebbe svolta nel febbraio 2020: “Non ti voglio vedere più”, sarebbero state le parole di Bergoglio, alle quali Gaenswein avrebbe replicato: “Tornerò? Quando?”. Silenzio.
Ancora: “Posso venire comunque in ufficio?” “Meglio di no, tanto c’è monsignor Sapienza”, Leonardo Sapienza ossia Reggente (il numero due) della Casa Pontificia. E, morto Joseph Ratzinger il 31 dicembre 2022, Gaenswein è stato spedito pochi mesi dopo in Germania: biglietto di sola andata per l’Arcidiocesi di Friburgo in Brisgovia, da dov’era venuto nei primi anni ‘90, senz’alcun incarico. Arrivederci e grazie, pensionato ad appena 67 anni. Niente cardinalato, niente promozione, niente guida nemmeno di una Diocesi di serie C. Zero, nada, nisba, un bel nulla per Georg.
E che dire del cardinale Raymond Burke, conservatore che aveva osato fare la fronda nei confronti del Pontefice argentino? “È un mio nemico”, avrebbe detto il Papa senza curarsi troppo della privacy di queste parole: via l’appartamento romano al porporato americano (se vuole restare la pigione è di 10mila euro mensili, alla faccia dell’opzione preferenziale per i poveri predicata da Francesco), e fors’anche via l’assistenza sanitaria: se vorrà, Burke dovrà fare la coda in qualche pronto soccorso italiano. Punito senza se e senza ma.
Ma Becciu può salvarsi. Forse.
Se questo è il metodo Bergoglio, quali speranze ci sono per il povero Becciu? Andrà in carcere, e dove? A termini di Concordato, il Vaticano può chiedere alla Repubblica Italiana di prendersi in carico i suoi condannati e far espiare loro la condanna in un carcere italiano. Tuttavia, una decina d’anni fa sono state realizzate delle celle che però permettono una permanenza temporanea Oltretevere e di cui ha per esempio beneficiato (si fa per dire) monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, finito insieme alla pr Francesca Immacolata Chaouqui in Vatileaks 2. Qui però si tratta di una condanna a cinque anni: magari la pena in appello sarà ridotta, ma, ma, ma… ma il fatto è che un cardinale in galera, nemmeno fossimo appunto nel Rinascimento o un periodo simile è davvero motivo d’imbarazzo per un Papa che visita carceri e parla di perdono, umanità e fratellanza.
Che fare? C’è chi dice che da buon Gesuita Francesco potrebbe sfruttare l’occasione per uscirne vincitore agli occhi dell’opinione pubblica: già aveva confermato la sua fiducia in Becciu (almeno, così aveva detto il cardinale quand’era stato “scardinalato”), ma adesso potrebbe decidere di graziare il condannato magari dopo il processo di secondo grado, quando forse la pena potrà essere ridotta. In quel caso il Papa, con un gesto inatteso di clemenza, potrà mostrarsi ancora padre severo ma giusto e misericordioso, mettendo Becciu definitivamente fuori gioco e spedendolo a casa nella sua Sardegna. Senz’alcun ruolo e incarico, proprio com’è successo all’ex segretario di Ratzinger: Oltretevere c’è già chi scommette su questo possibile epilogo.