Perché questo articolo potrebbe interessarti? Fair play, nessun affondo e poche divergenze. Tra i due candidati rimasti per le primarie del Pd regna la sintonia, anche troppa. Bonaccini e Schlein sembrano riproporre lo schema vigente nella Regione Emilia-Romagna, col ticket presidente-vice Bona-Schlein già pronto.
Lunedì sera si è tenuto su Sky TG24 l’unico confronto tra i due candidati rimasti per le primarie del Pd, Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Mettiamo subito le mani avanti: non è stato un dibattito spumeggiante. Tra fair play, sorrisi e mancanza di attacchi, non si sono viste scintille. Al punto che numerosi quotidiani indugiano sull’outfit dei due candidati per dare un po’ di colore al dibattito. Per trovare una vera divergenza tra Schlein e Bonaccini bisogna ricorrere a Giorgia Meloni: sul giudizio alla premier emergono le uniche differenze marcate tra i due. Il ticket, che si è rivelato vincente alle Regionali in Emilia-Romagna, sembra essere già pronto per la segreteria dem.
Primarie, atto finale
Bonaccini al 52%, Schlein al 34. Questo il dato ufficiale che incorona i due finalisti della corsa per la segreteria del Partito democratico. Le primarie entrano nella settimana decisiva, che comincia all’insegna di una dibattito, a dire la verità, non troppo atteso. Vuoi per l’estenuante iter congressuale, cominciato lo scorso 25 settembre; vuoi per la doppia batosta delle Regionali di settimana scorsa. Anche perchè, quando il voto mette di fronte un esito scontato o due alternative poco motivanti, la partecipazione crolla. In questo le Regionali possono insegnare qualcosa; dovrebbe saperlo almeno Bonaccini, vincitore nel 2014 dell’elezioni con il record storico di astensionismo.
Fino a qui, le primarie stanno andando nella direzione attesa. Con il presidente di una delle ultime due regioni dem rimaste e la sua vice a contendersi la segreteria. Uno scenario che, a giudicare dalla condotte di Schlein e Bonaccini nel confronto, sembra pronto a ripetersi. Da settimane si continua ad avvertire lo scarto tra i toni, tutto sommato composti tra i due competitor delle primarie, e le frizioni interne a un partito depresso e sul punto di scoppiare.
Un dibattito in sordina
Incuranti delle scissioni paventate all’orizzonte e delle divisioni coi rivali dell’opposizione, Bonaccini e Schlein inscenano un dibattito in sordina. Meno di un’ora di confronto, al ritmo non certo incalzante di due minuti per intervento. Complice un po’ di emozione, la partenza è impacciata. Ma in generale il dibattito fatica ad accendersi. Regna la sintonia tra i due; sintetizzabile nella botta e risposta, quasi retorico, tra Bonaccini – forte del vantaggio ampio del voto degli iscritti – che chiede alla sua vice una mano in caso di vittoria. Risposta di Schlein: “Assolutamente sì, Stefano. Senza ombra di dubbio. Abbiamo lavorato fianco a fianco in Emilia Romagna e continueremo a farlo ancora nel partito”.
Si fa davvero fatica a trovare le differenze fra i due programmi. A distanziare i due c’è solo il linguaggio concreto di lui e quello più radical di lei. Questione di forma, per nulla di contento. Un gioco di società spezza il botta e risposta. Compare un camper, il mezzo ‘totemico’ del Pd. I candidati devono scegliere chi far salire. Ci sono notabili del partito e altri nomi noti, fra cui Draghi e, soprattutto, Meloni. Schlein la vorrebbe sul camper, sì: ma per “conoscerla e sconfiggerla meglio alle elezioni”. Bonaccini, memore anche delle polemiche degli ultimi giorni, si guarda bene. “Non farei salire certo Meloni, porterei semmai Liliana Segre“. Cala il bonus. “Poi Draghi e Walter Veltroni”. Arriva il cartellino giallo del moderatore. Veltroni non era fra i nomi. “Lo avrei scelto anch’io”, dice Schlein.
Bona-Schlein ticket pronto
L’ora dell’unico confronto passa senza affondi. Qualche sfumatura differente sulla guerra in Ucraina – roba da sbadiglio se confrontata a qualsiasi talk show del nostro paese. Bonaccini prova ad accusare Schlein di insistere più sui diritti civili che su quelli sociali. Apriti cielo… lei non ci sta e lo accusa di non essere incisivo sul lavoro precario. Fine delle schermaglie. Si torna alla pennica con Bonaccini che cita Cuperlo – teoricamente il candidato alle primarie alleato di Schelin, da alcuni additato come suo possibile vice in caso di vittoria. I due chiudono con una manifestazione di affinità su Ius soli e ddl Zan; e con il capo allo stesso modo cosparso di cenere nell’appello finale, che sa tanto di analisi della sconfitta. Differenze millimetriche in campo economico; equivalenza sostanziale sui dossier spinosi, dal 41-bis al giudizio rivisto su Meloni; cautela sulle alleanze e sui temi caldi; e stesso tono. Per trovare le differenze tra i due candidati alle primarie bisognare proprio andare a cercarle. Nel dibattito di lunedì Bonaccini e Schlein hanno dimostrato di essere già un ticket.