Perché questo articolo potrebbe interessarti? Gli Stati Uniti stanno cercando in tutti i modi di bloccare l’”epidemia” del fentanyl, la pericolosissima droga sintetica che ogni anno miete decine e decine di migliaia di vittime. Joe Biden ha chiesto e ottenuto l’aiuto di Xi Jinping per stoppare una piaga ormai mortale. Dal 2019 la Cina è il principale esportatore della sostanza negli Usa. Ma il suo flusso transita anche attraverso l’Italia.
Potrebbe sembrare una banale notizia di cronaca. Sette arresti effettuati in Italia, a Piacenza, nel corso di un giro di vite contro una rete di contrabbandieri di sostanze stupefacenti. Altri 11 negli Stati Uniti. Basta invece approfondire la vicenda per capire che il dossier è di quelli scottanti. Che chiama in causa Cina, Usa appunto, malavita e fentanyl.
Secondo gli inquirenti, il network operativo scovato sul territorio italiano fungeva da hub di transito per il traffico della pericolosissima droga sintetica fentanyl dalla Repubblica Popolare Cinese agli Usa. Detto altrimenti, l’oppioide dalle 50 alle 100 volte più potente della morfina, prima di arrivare in America – dove è responsabile della morte di 180 persone al giorno – passava anche dal nostro Paese. Nella quasi indifferenza generale.
La rete italiana del fentanyl
La Guardia di Finanza, in collaborazione con gli investigatori statunitensi della Drug Enforcement Administration (Dea), ha scovato la rete piacentina responsabile del losco giro d’affari. Tra gli arrestati ci sarebbe il presunto capo della rete, un italiano di 51 anni sospettato di aver acquistato fentanyl dalla Cina negli ultimi tre anni. E di aver rivenduto la sostanza ad acquirenti negli Usa e, in almeno un caso, in Messico.
Secondo gli inquirenti tutto o quasi avrebbe ruotato attorno alla figura di Giancarlo Miserotti. “Un criminale senza scrupoli riuscito a destreggiarsi abilmente nel mondo dell’acquisto e del traffico degli stupefacenti”, lo ha definito Grazia Pradella, procuratore di Piacenza, secondo cui l’uomo “sapeva di diffondere un composto chimico con effetti letali“.
L’inizio delle indagini
L’indagine è iniziata lo scorso aprile, in seguito ad un rapporto inviato dall’ufficiale di collegamento della Dea all’ambasciata americana a Roma. Il fentanyl era invece solito arrivare a Piacenza all’interno di pacchi spediti dalla Cina, ed etichettati come contenenti dispositivi elettronici o libri.
La polizia ha affermato di essere riuscita a rintracciare 100.000 dosi confezionate, e che le relative transazioni economiche, per un valore di oltre 250.000 euro, sarebbero avvenute tramite strumenti di pagamento non tracciabili utilizzando criptovaluta.
Il giudice di Piacenza ha ordinato sette arresti, ma un cittadino ucraino è latitante e le forze dell’ordine internazionali lo stanno cercando. Il gruppo aveva inoltre coniato monete svizzere false quasi perfette. Le avrebbero riciclate in bitcoin attraverso macchine automatizzate per scommesse sportive e bancomat. La riconversione dei bitcoin in euro competeva poi a soggetti dell’Est Europa, che avrebbero restituito la somma “ripulita” – meno la commissione del 7% – al falsario piacentino.
Il traffico illecito che coinvolge Usa e Cina
Il traffico illegale del fentanyl fluisce dalla Cina agli Stati Uniti. Nel 2022, negli Usa quasi 74mila persone sono morte di overdose a causa di questa sostanza. Numeri in continua crescita, naufragati dall’iniziale utilizzo del prodotto, teoricamente da impiegare a scopo analgesico in alcune terapie cliniche.
Il punto è che il suo basso costo – ogni dose tocca dai 10 ai 60 dollari – lo ha trasformato in un gravissimo problema di salute pubblica. Una dipendenza che chiama in causa anche la Cina, visto che proprio da oltre la Muraglia parte il grosso delle esportazioni delle sostanze necessarie a produrre il fentanyl.
Le aziende cinesi coinvolte nel business hanno dirottato i loro affari in Messico per aggirare i blocchi statunitensi. Qui ci penserebbero le organizzazioni criminali messicane a “spingere” la sostanza negli Usa.
Una connessione mortale, dunque, che ha spinto Joe Biden a chiedere l’aiuto di Xi Jinping. Il presidente cinese, arrivato negli Usa in occasione dell’Apec di San Francisco, ha così stretto un accordo con l’inquilino della Casa Bianca proprio per impegnarsi a frenare l’export dalla Cina delle sostanze necessarie a produrre fentanyl. In aggiunta alla promessa di perseguire i produttori cinesi che violano blocchi e divieti relativi alla stessa droga.