Sono passati solo cinque giorni dal “venerdì di rabbia” libico. Quando diversi manifestanti hanno letteralmente preso d’assalto e dato fuoco al Parlamento di Tobruk, nella parte orientale del Paese nordafricano; controllata dal governo di Fathi Bashagha, sostenuto dal generale Khalifa Haftar. Ma si sono segnalati disordini anche in altre città e a Tripoli, capitale dell’altro governo, guidato dal premier ad interim Abdel Hamid Dbeibah. A scatenare le proteste la mancanza di energia elettrica e le condizioni di povertà in cui vive la stragrande maggioranza degli abitanti della Libia. La nazione in preda all’instabilità politica dalla deposizione del dittatore Muhammar Gheddafi nel 2011.
Cabras sul caos libico
Un Paese da sempre strategico per l’Italia. Perciò colpisce il silenzio di media e governo su quello sta accadendo a pochi chilometri dalle coste italiane. Per Pino Cabras, deputato ex grillino di Alternativa, vicepresidente della Commissione Esteri alla Camera, il disinteresse sulla Libia è la cartina di tornasole di un’ “Italia che ha smesso di perseguire i propri interessi strategici”.
“La Libia da sempre è strategica per l’Italia. Perché tutto ciò che accade lì ricade poi nel nostro Paese e adesso è ancora più strategica per quanto riguarda i flussi migratori e l’energia. Soprattutto alla luce di un quadro internazionale che è mutato con la guerra tra Russia e Ucraina”, spiega Cabras a true-news.it.
Draghi non capisce nulla
E allora perché le rivolte libiche stanno passando sotto silenzio? “Veda Draghi è un esperto di finanza, di dobloni – risponde il vicepresidente della Commissione Esteri a Montecitorio – ma non capisce nulla di politica estera, è ignorante in materia. Draghi, Di Maio e Guerini sono dei vassalli di altri attori esteri e non contemplano l’interesse nazionale, come sarebbe quello di avere stabilità e tranquillità in Libia, la stabilità della Libia invece ci interessa direttamente per quanto riguarda l’immigrazione e le problematiche energetiche”.
Ma il disimpegno libico non è cominciato oggi. “L’Italia ha smesso di perseguire i propri interessi nazionali a partire dalla fine della Seconda Repubblica. Basti pensare che Berlusconi aveva sottoscritto un patto che addirittura ci impegnava a difendere la Libia da un’aggressione militare. Solo qualche tempo dopo l’Italia ha fatto da portaerei della Francia e della Gran Bretagna che – con il sostegno della Nato – avevano deciso di attaccare quel paese e deporre Gheddafi”, aggiunge Cabras nel suo colloquio con true-news.it.
Adesso “c’è una sottovalutazione totale del quadrante libico e della sponda sud del Mediterraneo. E all’Italia sono rimasti davvero pochi spazi, in quanto a presenza militare. Anche la tutela di un ospedale a Misurata non c’è più e siamo stati sostituiti da potenze più organizzate militarmente e più spregiudicate”.
L’ombra della Turchia
Una di queste potenze attive sullo scenario in Libia è la Turchia. Negli scorsi giorni meta di un viaggio di Draghi e di una delegazione governativa. “Possono dire quello che vogliono su Erdogan, ma la Turchia è un Paese che, a differenza dell’Italia, ha una sua politica estera autonoma. Anche se sono molto spregiudicati e giocano su più tavoli perseguono il loro interesse nazionale, mentre su tutta la sponda Sud c’è uno sfilacciamento preoccupante dei rapporti dell’Italia. Anche perché la Nato è sequestrata dai paesi ex sovietici, baltici e da Regno Unito e Stati Uniti, a favore dell’obiettivo di un indebolimento della Russia in Ucraina e a scapito proprio dei nostri interessi nazionali”, conclude Cabras.