Home Politics Calenda deciditi: maggioranza Ursula e governo di unità nazionale sono incompatibili

Calenda deciditi: maggioranza Ursula e governo di unità nazionale sono incompatibili

Calenda

di Piercamillo Falasca

Fino all’altro ieri, Carlo Calenda sosteneva la necessità di un nuovo governo Draghi appoggiato da una “maggioranza Ursula”. Ieri ha sterzato repentinamente e ha detto un’altra cosa, ha parlato di un governo di unità nazionale aperto anche alla Meloni. Sono due cose molto diverse, e la seconda segna purtroppo una frattura da cui non si torna facilmente indietro.

Maggioranza Ursula

La “maggioranza Ursula” fatta da liberali, popolari e socialisti tiene dichiaratamente fuori i sovranisti e i nazionalisti. La “deroga” a questa formula è stato semmai proprio il governo Draghi che abbiamo conosciuto finora, ma la Lega e il M5S hanno chiaramente messo la parola fine a quell’esperimento, reso possibile solo dalla pandemia.

In nessun Paese europeo i liberali di Renew Europe a cui la lista Azione-IV si ispira darebbero una tale apertura di credito al principale leader nazionalista. Non lo farebbero certamente in Francia con Le Pen; non lo farebbero in Ungheria con Orban; non lo farebbero in Spagna con Vox.

Le dichiarazioni di Calenda di un mese fa

Lo stesso Calenda – il 2 agosto, non una vita fa – diceva che “con quella che urla da Vox” non si poteva certo governare. Ha cambiato idea, è legittimo, ma ha cambiato idea. È passato dal voler strappare Forza Italia e i moderati dalle grinfie dei sovranisti a volersi sostituire a Forza Italia nel rapporto coi sovranisti.

Lo scopo quale sarebbe? Convincere Meloni ad accettare Draghi? La leader di FdI non lo farebbe mai, è passata dal 2% al 25% proprio tenendosi lontana da qualsiasi governo di larghe intese. Vuol governare lei.

L’ansia da ministero di Calenda

A me sta allora venendo un sospetto, e cioè che Calenda, Carfagna e altri esponenti di Azione stiano avendo quei riflessi che negli ultimi anni ha spesso avuto il Pd: l’ansia da ministero, la pretesa di essere necessariamente al governo, con chiunque purchessia. Si fermino e tirino il fiato, Calenda e i suoi. Dalla demonizzazione di Fratoianni e Di Maio allo sdoganamento della Meloni non c’è un filo logico, c’è solo ansia da prestazione. Di politici che corrono in soccorso del vincitore di turno non ne abbiamo proprio più bisogno.