Rispettare il regolamento anti-fumo approvato dal Comune di Milano e approvare incentivi per spazi dehor anti-fumo. Ma, soprattutto, calendarizzare la proposta di legge di Giuseppe Auddino al Senato, in commissione Igiene e Sanità, per vietare sigarette e derivati nei luoghi pubblici. È questa la battaglia che l’associazione Ideal, assieme ad alcuni parlamentari, ha deciso di sostenere con forza. E la prima occasione utile per tornare a spingere sulla proposta è stato il “No World Tabacco Day” del 31 maggio.
La proposta di legge di Giuseppe Auddino (M5S) che Ideal chiede di discutere in Senato
Far passare però alcuni concetti non è affatto semplice e “sensibilizzare” può essere la chiave del successo. Basti pensare che approvare una legge di questo tipo, oltre che un danno per le aziende produttrici, inciderebbe una larga parte della popolazione italiana che fuma. Il rovescio della medaglia? Senza dubbio le persone più fragili, come asmatici o cardiopatici, saranno protetti dal fumo dei vicini di tavolo. “La proposta di legge che ho depositato tutela il diritto a respirare aria non inquinata dal fumo passivo” ha spiegato a riguardo il senatore M5S Giuseppe Auddino.
Basta fumo in bar, ristoranti, spiagge e parchi: cosa dice la proposta di legge Auddino
Con l’approvazione della proposta di legge, già firmata da una cinquantina di parlamentari, si imporrebbe un cambio totale di prospettiva. Niente più sigarette fuori dai locali, bar e ristoranti. Ma anche nelle spiagge, nei parchi giochi, negli stadi e nelle strutture sanitarie.
Insomma, “farsi una sizza” va bene, ma solo a casa propria. Una proposta netta e chiara il cui consenso, secondo Ideal, “va costruito nel tempo”. “Ad oggi quello che possiamo fare come associazione è cercare di sollevare il tema – ha commentato Stefano Consonni di Ideal – e aprire un dibattito che sia anche culturale. Oggi si pensa che fumare ovunque sia un diritto, ma questo paradigma va ribaltato. Ci vorrà tempo perché questo accada, ma le istituzioni devono fare la loro parte“.
Lotta al tabagismo: i primi passi normativi nella città di Milano (quasi mai rispettati)
Di sicuro una città capofila in questa battaglia, seppur tra mille difficoltà, è Milano. Il consiglio comunale meneghino ha già deliberato, infatti, il divieto di fumare sulle banchine (quindi mentre si attendono i mezzi pubblici). Vero è però che la norma (che necessiterebbe di molti controlli) non viene quasi mai rispettata.
La campagna antifumo dell’università Bicocca di Milano
L’impressione però è che il tema del no al fumo in luoghi pubblici, seppur lentamente, stia aumentando il proprio consenso. L’Università Bicocca di Milano, all’interno del panorama meneghino, è uno degli esempi più virtuosi. La sigaretta infatti nelle aule studio, biblioteche, corridoi, laboratori e bagni è stata vietata, giardini e cortili compresi. Sono state invece create delle aree dedicate ai fumatori. I trasgressori al divieto sono puniti con una sanzione che va dai 27,50 a 275 euro. E chi dovesse fumare in presenza di donne in gravidanza, lattanti o bambini fino a 12 anni avrà una multa raddoppiata (che può andare da un minimo di 55 a un massimo di 550 euro).
Lo studio dell’Istituto Tumori di Milano per sostenere la campagna antifumo
Obiettivo della nuova legge, in ogni caso, è proteggere la salute dei più fragili, asmatici e cardiopatici in primis. “Il fumo passivo è dannoso per la salute – dichiara Roberto Boffi, pneumologo della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – a causa delle polveri fini ed ultrafini che sono la principale causa di malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche”. A ciò va aggiunto che “le particelle rilasciate dalla sigaretta – ha aggiunto Roberto Boffi – permangono nello spazio almeno fino a 10 metri di distanza”.
Via Fiori Chiari e via Pontaccio a confronto: lo studio pilota milanese
A sostegno di questa tesi a Milano, sotto la guida dell’Istituto Tumori, è stato fatto uno studio pilota interessante. In due vie di Milano del quartiere di Brera, la pedonale Fiori Chiari e l’aperta al traffico via Pontaccio, sono stati posti dei rilevatori di fumo per misurare i livelli di PM10, il PM 2.5 e PM 1.
Più nello specifico sono stati utilizzati due analizzatori del particolato, assieme a due sensori della nicolatina, sui balconi di due appartamenti al primo piano in entrambe le vie (attivi dalle ore 12 del sabato alle 11 della domenica successiva). Scopo dello studio? Capire se è inquinata più dal fumo una via (frequentata da molti fumatori) con i tavolini dei bar all’aperto o una con il traffico veicolare. I Risultati dopo circa 24 ore? Dallo studio si evince che in via Fiori Chiari, nell’area pedonale, si registra a partire dall’orario aperitivo un inquinamento fumogeno più elevato che nella via a traffico veicolare.
“Dehor antifumo”: la proposta dell’associazione Ideal per ristoranti e bar
Stefano Consonni, sulla base di questo documento, propone l’idea dei “dehor antifumo”. “La libertà di fumare, a nostro avviso, finisce dove inizia quella degli altri – ha aggiunto – ed è su questa base che chiediamo i dehor “senza fumo”. La ratio, spiega ancora Consonni, è che “una persona possa fumare, ma a 10 metri di distanza da un’altra persona. Anche ora che si stanno dando, a livello comunale, concessioni gratis a bar e ristoranti, perchè non vincolarle a zone smoking free? Anche questo è un modo per fare abituare le persone. Il fumo passivo, specie per i fragili, è dannoso e non fa che aumentare il rischio delle malattie legate al tabagismo“. Per fare questo “servono scelte coraggiose” – conclude l’esponente di Ideal – “che spesso la politica non vuole fare per paura di perdere consenso. La priorità, però, deve essere la salute“.