«Non so cosa voglia dire essere sovranista ma se significa amore per il mio Paese allora sì. Io amo l’Italia e le mie radici». Giorgia Meloni? Macché. A pronunciare queste parole in occasione del Festival di Sanremo 2020 fu Rita Pavone.
La cantante torinese si era già fatta notare per un attacco alla giovane attivista svedese per il clima Greta Thunberg. Su Twitter aveva scritto “Quella ‘bimba’ con le treccine che lotta per il cambio climatico, non so perché ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror”, dimenticando che botox e chirurgia plastica non è che avessero reso lei un mostro di bellezza.
Rita Pavone con la destra sovranista
Per non dire della polemica con i Pearl Jam del 2018: “Ma farsi gli affari loro no???”. Così la Pavone aveva commentato sui social l’iniziativa della band Usa che durante il concerto allo stadio Olimpico aveva sostenuto la campagna #apriteiporti a favore dell’accoglienza dei migranti. Nel giro di poche ore il tweet era diventato virale. A sostenere l’ex Gianburrasca anche l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
“Who the fuck is Rita Pavone?” fu la risposta via social della band americana, e il commento è comprensibile anche senza traduzione.
Fausto Leali rimpiange Mussolini
Ma non c’è solo la “Zanzara di Torino” tra i cantanti italiani che si sono schierati apertamente a destra. C’è chi lo ha fatto perfino candidandosi e diventando eurodeputata, come Iva Zanicchi, eletta in Forza Italia, chi s’è lasciato sfuggire addirittura frasi apologetiche su Mussolini durante la partecipazione a un reality, come Fausto Leali, e chi è diventato un faro per la galassia negazionista nel periodo della pandemia, ma già si era prodigato nel raccontare che un tale Luca “era gay, adesso sta con lei” (Giuseppe Povia).
“Mussolini ad esempio ha fatto delle cose per l’umanità, le pensioni, ma poi è andato con Hitler. Il quale nella storia era un fan di Mussolini”: la frase, pronunciata nel corso di una chiacchierata con i suoi coinquilini de Il Grande Fratello Vip: da Fausto Leali. L’elogio al Duce sull’introduzione delle pensioni (un falso storico, ndr), anche se detto di sfuggita e anche se la regia aveva prontamente staccato su un’altra inquadratura, non er5a sfuggito agli internauti, che avevano portato in breve tempo il cantante 75enne in tendenza su Twitter sommergendo il web di commenti.
Quando subito si veniva etichettati di destra
Ad altri l’etichetta di destroide, a volte fascista, è stata appiccicata addosso semplicemente perché negli anni in cui a sinistra ci si deprimeva con le canzoni di Claudio Lolli, il cantautore bolognese che aveva visto anche degli zingari felici, o si giurava a se stessi di non farsi intruppare come un burattino qualsiasi nel “sistema”, come cantava Edoardo Bennato (che qualche anno fa si è detto entusiasta di avere Matteo Salvini, suo fan, tra il pubblico di un suo concerto), componevano canzoni melodiche o romantiche.
Il caso più clamoroso è stato quello di Lucio Battisti, uno dei più grandi autori e interpreti della musica italiana, che è stato sempre catalogato come di destra, non perché lui avesse esplicitamente detto di esserlo in qualche occasione, ma perché i testi delle sue canzoni erano considerati non impegnati, ma anzi, in alcuni casi, profondamente reazionari maschilisti (Al ritorno dalla campagna/Al ritorno dalla campagna/Prima cosa voglio trovare/Il piatto pronto da mangiare/E il bicchiere dove bere).
Un altro cantautore, classificato di destra negli anni Settanta, è stato Alberto Radius, ex Formula tre. Il testo del suo brano più famoso come solista, Nel ghetto, diceva: “io non ho partito ma non voglio stare male e si arrangi chi ha paura del caviale”. In quegli anni poteva bastare per essere etichettato come di destra.
Enrico Ruggeri: “Io di destra? Sono una persona libera”
Anche Enrico Ruggeri, musicista, cantante e paroliere, autore di numerosi capolavori della canzone italiana, è considerato di destra.
“Se mi considerano ancora un cantante di destra? Beh, non sono un soldatino. Ho fatto sempre scelte impegnandomi in prima persona: sulla guerra dei Balcani, sulla pena di morte, adesso sul Tibet. Senza mai chiedermi se fosse una battaglia di destra o di sinistra”, dichiarò in una intervista a Tu, il settimanale diretto da Marisa Deimichei nel 2008. “Certo – proseguì – non sono come tanti cantautori che hanno avuto vantaggi nell’ostentare la loro militanza a sinistra”.
A proposito: lei è di destra?, gli ha chiesto Mario Luzzato Fegiz sul Corriere della Sera il 13 ottobre scorso. La risposta di Ruggeri: «Io sono una persona libera: sono stato il primo a parlare di pena di morte, il primo, nel 1991, a scrivere una canzone intitolata “Trans”. Ho scritto del disagio mentale, della detenzione. Ho fatto politica senza entrare nel salotto buono degli intellettuali o colleghi di sinistra. Politica viene da polis e io ho raccontato molto dell’aggregazione, della comunicazione, delle difficoltà. Per cui respingo al mittente l’accusa dell’essere di destra».
Certo, l’artista milanese non è tenero con la sinistra: in un’intervista concessa a Vanity Fair del 2019 spiegava: “Io suonavo e non mi interessavo di politica: già questo voleva dire essere di destra. Non ero niente e non ho mai votato. Però venni minacciato perché avevo i dischi di Bowie: quella sinistra così stalinista era super omofoba e quell’immaginario glam non era gradito. Il musicista doveva essere il cantautore con la barba, scarno, brutto. Senza alcun senso dello show, che è poi il grande limite del cantautorato italiano: bei testi, musiche così così e spettacolo nullo”.
Max Pezzali e l’inno di Alleanza Nazionale
Nella galassia della destra canterina è da iscrivere anche Max Pezzali: l’ex 883 da ragazzo ha avuto anche la tessera del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. Ignazio La Russa ha però raccontato: “Quando fondammo AN, chiesi a Max Pezzali di darci una mano nel comporre l’inno del partito, cosa che lui fece. Ma quando qualche giornalista lo scoprì, negò con una pervicacia che mi fece arrabbiare. Poi capii: se ammetteva di aver dato una mano a comporre l’inno di AN, non avrebbe più lavorato nello spettacolo”.
Anche Gigi D’Alessio è vicino al centrodestra (nel 2015 prese però anche la tessera del partito radicale). Amico intimo di Silvio Berlusconi, ha cantato al “matrimonio” del leader forzista con la sua compagna Marta Fascina.
Quando Al Bano invocava un Putin italiano
Ad Albano Carrisi, fu chiesto se un possibile nuovo lavoro potesse essere quello politico. Rispose: “Mai entrerò in politica. Farei danni. Il mio messaggio è chiuso nella forza delle sette note”. E aggiunse: “Da quando le ideologie sono state sepolte ho scelto gli uomini, pensando a chi fosse il più giusto per aiutare questo Paese ad essere quello che merita“. L’Italia avrebbe avuto bisogno allora di una nuova spinta politica e un possibile modello per Albano sarebbe stato quello russo: “Sostengo Putin da tempi non sospetti. È un grande. Ha un senso religioso della vita. Ha il pugno di ferro e non ci vedo nulla di male. Ormai lo usano molti, a partire da Trump ma anche da noi“.
Oggi il cantante di Cellino San Marco su Putin ha cambiato idea e all’AdnKronos una settimana fa ha detto: “Io ho lavorato per quasi 60 anni e sono sempre stato lontano dalle forze politiche, che fossero di destra o di sinistra. C’è stato un periodo in cui chi abbracciava una certa ideologia aveva le porte della carriera spalancate: io non l’ho mai fatto e sono stato per questo premiato dal pubblico. E’ sbagliato insultare Giorgia Meloni perché, anche se si hanno idee diverse, non è così che si discute e si dialoga”.
Al Bano era stato interpellato per commentare le parole della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni secondo cui gli artisti che la pensano diversamente da quelli che la insultano non avrebbero il coraggio di esporsi per paura di perdere occasioni di lavoro.
Alberto Fortis: “Diffido delle appartenenze”
Anche Alberto Fortis ha recentemente dichiarato all’Avvenire: «Fin da giovane sentendomi dare dell’uomo di destra da quelli di sinistra e viceversa, ho sempre diffidato dell’appartenenza e della militanza. La mia coscienza politica si è esercitata come spettatore delle cose che mi stimolano e mi interessano e con cui sono in sintonia. L’arte, poi, ha il diritto-dovere di essere superpartes e lo stesso mi aspetterei dalla politica che va premiata solo quando agisce per il bene comune».
Una delle poche ugole che conferma apertamente la sua appartenenza alla destra è Marcella Bella: “Al Festival di Sanremo del 2007, quando andai con Gianni e presentammo Forever, la giuria mi trattò malissimo… L’anno prima mi ero candidata alle Europee per An nella mia Sicilia e me la fecero pagare. Era una giuria di sinistroidi, per modo di dire, tutti comunisti con il Rolex».