Perché leggere questo articolo? Il Consiglio dei Ministri ha approvato l’introduzione dei test psicoattitudinali per entrare in magistratura. L’Associazione Nazionale Magistrati già protesta, mentre Nordio assicura che non c’è invasione di campo. Anche perché i test saranno fatti dai magistrati, che si auto-valutano già: con “ottimi” risultati nel 98% dei casi.
Il sogno di Berlusconi si avvera. Adesso è ufficiale: il governo ha introdotto i test psico-attitudinali per i futuri magistrati. Il Cavaliere ci ha provato per anni, l’ultimo Consiglio dei Ministri ci è riuscito. Dal 2026 entreranno in vigore una serie di modifiche al concorso per entrare in magistratura. L’esame di stato si potrà provare cinque volte (e non più solo per tre) e arriveranno i fantomatici test psico-attitudinali per i candidati e le candidate. Apriti cielo. Le polemiche non si sono risparmiate. Ma cosa sono questi testi? Quanto incideranno sul percorso dei wannabe magistrati è possibile già ipotizzarlo: nulla di fatto.
Che cosa sono i test psicoattitudinali dei magistrati?
Il colloquio psicoattitudinale avverrà durante la prova orale, ma già dopo quella scritta il candidato riceverà dei test su un foglio, individuati dal Csm, sul modello di quelli utilizzati per quelli effettuati agli agenti di polizia. Questi costituiranno la base per il futuro colloquio psicoattitudinale, che sarà comunque diretto dal presidente della commissione esaminatrice, e non da uno psicologo (il quale sarà presente solo come ausilio), alla quale è demandato in maniera collegiale il giudizio finale sul complesso delle prove.
Un cambiamento significativo rispetto alla versione precedente del decreto, che prevedeva che il ministro della Giustizia nominasse commissioni di esperti e supervisionasse i test in collaborazione con il Csm. Nello specifico il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva un decreto attuativo della legge di riforma dell’ordinamento giudiziario del 2022, nota anche come “riforma Cartabia”, dal nome dell’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia.
Le proteste dei magistrati e le posizioni di Nordio
Nel decreto legislativo che entrerà in vigore ci sarà una doppia garanzia: il Csm disciplinerà i test in generale e la commissione esaminatrice prenderà le decisioni specifiche. Gli aspiranti magistrati avranno la possibilità di ripetere l’esame di accesso fino a quattro volte. L’Amn non è però soddisfatta e il presidente Giuseppe Santalucia ha criticato aspramente la normativa, definendola “irrazionale” e annunciando la possibilità di mobilitazioni future.
Il Guardasigilli Carlo Nordio ha respinto queste critiche definendole “polemiche sterili” ribadendo il supporto delle Commissioni Giustizia alla valutazione dei test. Il ministro della Giustizia ha paragonato i test psicoattitudinali per i magistrati a quelli già previsti per altre professioni importanti, come i medici e il personale delle forze dell’ordine, e sottolinea che la normativa sui test entrerà in vigore nel 2026 per evitare di compromettere organi giudiziari essenziali. Nordio ha infatti ribadito che i magistrati guidano gli agenti di polizia giudiziaria, che normalmente si sottopongono ai test. Con l’aggiunta che i magistrati hanno – come i medici e forse meno dei secondini – in mano le vite delle persone. Non è forse così male sottoporli a esami. Non c’è nessuna lesa maestà nel sottoporre i magistrati a test. Anche perchè sul lavoro della magistratura gli effetti saranno davvero pochi.
Una lungo percorso per una riforma che non cambierà molto
Uno scontro più ideologico, dunque, che concreto. Per una riforma a cui il governo arriva dopo un percorso lunghissimo. Berlusconi ci ha provato per anni, nei momenti di maggiore scontro con la magistratura. I test sono compari in una delega alla riforma Castelli del 2005. Poi quella delega non fu mai esercitata dal governo, per l’impossibilità di stabilire in cosa dovessero consistere i test. Oltre 200 professionisti della salute mentale, tra psichiatri e psicologi, avevano scritto una lettera per mostrare l’impossibilità di dare un giudizio sull’idoneità mentale a fare il magistrato. Di fatto, anche la nuova norma apporterà ben pochi cambiamenti. I test infatti saranno somministrati dalla magistratura stessa. Rimane dunque il problema di valutazione. Già oggi i magistrati si sottopongono a una autovalutazione che ottiene il 98,99% della categoria col massimo dei voti. Giudicate un po’ voi…