“Vi presento Superbone/un bel tipo di spaccone”. Il testo in rima, stile Corriere dei Piccoli, accompagnava l’esordio di un personaggio comparso sulla rivista di fumetti “Il Monello”, che ebbe il suo boom tra gli anni Cinquanta e Sessanta, ma che probabilmente Carlo Calenda (per questioni di anagrafe, è nato nel 1973) non ha mai avuto modo di leggere.
Eppure, le somiglianze tra i caratteri dei due personaggi, per chi appartiene alla generazione dei boomers e ricorda Superbone e le sue avventure, sono davvero sorprendenti. A parte l’aspetto fisico (“ciuffo ribelle e pancia prominente” scrivono nell’enciclopedia dei fumetti di Superbone), che diverge solo nel colore dei capelli, quello che impressiona è la perfetta sovrapposizione dei caratteri.
Calenda come Superbone, arrogante e in conflitto con il mondo
Superbone era arrogante, sempre in conflitto con il mondo e trascorreva il suo tempo a giocare brutti scherzi ai ragazzi del quartiere ma finiva, ogni volta, bastonato. E’ quello che potrebbe accadere a Calenda se dovesse continuare a tirare la corda con il Pd di Letta continuando a porre veti e pregiudiziali sugli altri alleati della coalizione di centrosinistra.
E’ già accaduto a Carlo Calenda quando ha deciso di correre come sindaco di Roma. Il risultato ottenuto, 20% al primo turno, escluso dal ballottaggio, lo ha talmente galvanizzato che poche settimane dopo della sua elezione a consigliere comunale capitolino, ha preferito dimettersi per dedicarsi alla sua attività di europarlamentare e di leader della sua creatura politica.
Alle spalle di Calenda i ritratti di Churchill e Gobetti
Ovviamente lo si vede molto di più nel quartier generale della sua forza politica (i sondaggi danno Azione in grado di raccogliere un 6% alle politiche del 25 settembre) di quanto lo abbiano visto a Bruxelles finora. Nella sua stanza in Corso Vittorio Emanuele II, terzo piano, scala A, ha affisso sulle pareti muro una immagine di Piero Gobetti e una di Winston Churchill.
Proprio su true-news.it Andrea Muratore era andato a spulciare il registro delle presenze e delle attività di Calenda al Parlamento europeo: “Togliendo le mozioni di cui si è fatto sottoscrittore assieme al suo gruppo Renew Europe, guidato dal centro macroniano francese, e limitandoci alle principali proposte politiche vediamo che Calenda ha compiuto solo sei interventi in aula in oltre tre anni”.
Calenda, a Bruxelles poco presente
“L’attuale sindaco di Roma ed ex Ministro dell’Economia”, scriveva ancora Muratore, “contro cui Calenda si è scontrato nell’autunno scorso, da presidente della Commissione Economia e Finanze di Strasburgo ha promosso da relatore ben 44 proposte decisamente strategiche e in cinque anni Gualtieri è intervenuto ben 89 volte in plenaria e presentato 44 mozioni”.
Al Campidoglio ha invece lasciato il segno. Accanito fumatore di Marlboro, durante una pausa dell’unica seduta del consiglio comunale a cui ha preso parte, divelse un cartello di divieto di fumo per potersi accendere una sigaretta durante una pausa dei lavori.
Calenda è così: fumantino e a tratti arrogante, non riesce a non dire la sua su qualsiasi argomento. E la situazione è peggiorata da quando l’ex ministro dello Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni, ha scoperto il fantastico mondo di Twitter.
Calenda twitter-addicted
Nei 280 caratteri che il social di microblogging mette a disposizione Calenda interviene su qualsiasi argomento (arriverà forse il giorno che userà Twitter anche per dire a casa che possono buttare la pasta): attacca, schernisce, rimprovera, accusa, invita, lancia fatwe, soprattutto contro quelli che sono i suoi nemici giurati, i Cinque Stelle, chiamando tutti per nome.
Nell’aprile 2020 in uno dei suoi tweet più brevi che si ricordi, scrisse: “Ho preso un SMM. Ciao”, con tanto di emoticon della manina che saluta. Oggi il suo social manager, se ancora in carica, quando interpellato, probabilmente darebbe la stessa risposta che ha dato il portavoce di Calenda, Angelino Di Silvio, ha dato al Corriere della Sera: “Fa pure il mio mestiere eppure continua a pagarmi lo stesso”.
Alla giornalista di via Solferino, Calenda ha ammesso: “Lo so, passo per antipatico, ma è proprio questo che spiega il sei per cento: il linguaggio concreto e diretto di uno che ha delle idee e anche il curriculum per attuarle”.
La fortuna di nascere nel posto giusto
La modestia non è evidentemente nelle sue corde (che Superbone sarebbe altrimenti?) e il suo è il classico curriculum di chi ha avuto la fortuna di nascere non solo nella parte giusta del mondo, ma anche in una famiglia che gli ha consentito di avere e sviluppare i contatti giusti.
Nato a Roma il 9 aprile 1973, Carlo Calenda è figlio del giornalista e scrittore Fabio Calenda e della regista Cristina Comencini. Nel 1984, undicenne, Carlo Calenda sostiene la sua prima e unica prova da attore nello sceneggiato «Cuore», diretto dal nonno Luigi Comencini. Il nonno paterno, suo omonimo, è stato invece ambasciatore in India.
Da ragazzo Calenda frequenta il liceo classico Mamiani nel quartiere Prati, dove abita: rimandato più volte, colleziona anche una bocciatura. A 16 diventa padre di Tay, avuta da una relazione con una donna di dieci anni più grande.
Calenda e Montezemolo, un ticket anche politico
Calenda inizia a lavorare come venditore di fondi di investimento e polizze assicurative porta a porta. Dopo la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza e alcune esperienze in società finanziarie, nel ’98 approda alla Ferrari dove stringe un solido legame con Luca Cordero di Montezemolo. In seguito diventa responsabile marketing di Sky Italia, per arrivare poi a dirigere l’area strategica e affari internazionali di Confindustria durante la presidenza di Montezemolo.
Montezemolo e Calenda si muovono insieme anche sul terreno politico. Calenda – che dopo Confindustria ricopre ruoli nell’Interporto Campano e nell’Interporto Servizi Cargo – viene scelto come coordinatore politico di Italia Futura, il think tank economico del quale Luca Cordero è promotore e dal quale nascerà poi Scelta Civica. E’ con questo partito che si candida alle elezioni politiche 2013, nella circoscrizione Lazio, senza essere eletto.
Renzi e Calenda, i gemelli diversi
Considerato il gemello diverso di Matteo Renzi, è l’attuale leader di Italia Viva a confermargli nel 2014 l’incarico di viceministro allo Sviluppo economico, attribuitogli nel 2013 dal Enrico Letta. Renzi conferisce a Calenda anche la delega al commercio estero e nel 2016 lo nomina rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea. Due mesi dopo, al suo rientro in Italia, Calenda diventa ministro dello Sviluppo economico subentrando all’interim di Renzi, ruolo che continuerà a ricoprire anche nell’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni.
Come Renzi, anche Calenda è un fuoriuscito dal Pd, col quale si è fatto eleggere eurodeputato, pretendendo che sul simbolo comparisse la scritta della sua formazione “Siamo Europei”: la sua iscrizione ai dem venne annunciata, tanto per cambiare, a mezzo Twitter. Sono le 8,28 del 6 marzo 2018 quando Calenda cinguetta: “Non bisogna fare un altro partito ma lavorare per risollevare quello che c’è. Domani mi vado ad iscrivere al @pdnetwork”. Passa un anno e Calenda fonda Azione.