Parlare di “coraggio” è sicuramente meritorio, ma non è sufficiente se non coniugato con qualcosa d’altro. E le due parole da accostare a “coraggio”, dopo una riflessione che ho fatto, ritengo che siano “ascolto” e “modestia” . Il periodo nel quale viviamo, infatti, ha fatto emergere diverse problematiche: culturali, personali, sociali e infine collettive. Da qui la necessità del coraggio, e dunque la modestia, di ascoltare i contributi di tutti, siano essi individuali o collettivi.
La collaborazione amministrativa è un elemento da valorizzare
Ma come immaginare il nostro domani? Non c’è domanda più complessa in questo periodo. Riconoscere però il valore collettivo di questa città, ma anche personale di ciascuno di noi, è il punto da dove ripartire. La storia di Carlo Tognoli, per me maestro inarrivabile, sia da esempio per tutti noi. “Nessuno ce la fa da solo”, era solito dire, e non c’è niente di più contemporaneo di questo concetto che amava esprimere. Nessuno sta bene davvero se i suoi vicini stanno male. Carlo Tognoli credeva tanto nella collaborazione metropolitana, e io con lui. Ciò non vuol dire essere presuntuosi ma guardare insieme ad esperienze di “collaborazione amministrativa”. Comune, città metropolitana, Regione, Governo, Parlamento, ed Europa devono imparare a lavorare insieme, valorizzando questa collaborazione.
“La classe dirigente proponga una nuova visione”
Essere ben coscienti di “chi fa che cosa”, inoltre, era un principio guida di Carlo Tognoli: se ognuno fa al meglio la sua parte, eliminando le sovrapposizioni di competenze, raggiungiamo quell’equilibrio per cambiare lo stato dell’arte. Certo, ci vuole coraggio: davanti al cambiamento, tutti tendono a mantenere ciò che hanno acquisito perché in una qualche misura sanno già cos’hanno in mano. Noi oggi invece, in questo periodo pandemico, dobbiamo cambiare. E penso che anche i cittadini ne siano nel profondo convinti. Ma per riuscire in questo tutta la classe dirigente, da coloro che lavorano nel pubblico alle forze economiche e sociali fino a coloro che governano il paese, deve porsi in ascolto delle città sforzandosi di fare e creare una sintesi. Oggi è necessario avere una visione a 1 anno, 3 anni, 5 anni e creare oggi le condizioni perché i nostri progetti si realizzino. Cito il passante ferroviario come esempio: chi poteva immaginare che oggi avremmo attraversato la città da est a ovest, da nord a sud, congiungendo ogni parte della città metropolitana e passando attraverso Milano? Su questo spero di poter continuare il lavoro che tutti insieme abbiamo iniziato a fare”.