Continua a far discutere il caso di Hasib Omerovich, il 36 enne disabile di etnia rom precipitato dalla finestra della sua casa di Primavalle, Roma, il 25 luglio dopo un controllo di polizia caratterizzato da una serie di punti da chiarire. Omerovich, dopo cinquanta giorni, è ancora in stato di coma vigile, anche se non dovrebbe più essere in pericolo di vita. Ma, dopo le accuse dei familiari dell’uomo contro 4 agenti che hanno fatto irruzione nell’abitazione, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per tentato in omicidio in concorso.
La denuncia dell’attivista rom
Per il momento non ci sono indagati, però i pubblici ministeri ascolteranno presto le testimonianze dei poliziotti coinvolti. Intanto è stato accertato che gli uomini delle forze dell’ordine non avevano chiesto a nessun magistrato un mandato di perquisizione della casa di Omerovich, che nei giorni precedenti era stato accusato sui social di aver importunato delle ragazze del quartiere.
Una vicenda oscura, che apre un dibattito più ampio, anche sull’inclusione della comunità Rom in Italia. True-News.it ne ha parlato con Dijana Pavlovic, attrice, attivista per i diritti di rom e sinti, portavoce dell’Alleanza Romanì e vicepresidente dell’associazione Upre Roma. Al netto degli sviluppi dell’indagine, Pavlovic denuncia il clima di “ipocrisia” che c’è intorno alla comunità rom.
Ipocrisie italiane
“Sono informata sulla vicenda, anche perché conosco personalmente la famiglia di Hasib, conosco bene sua zia. Vorrei riflettere su una serie di questioni. La prima cosa che ho notato riguarda i media: quando un rom ruba, nei titoli si scrive subito l’etnia del ladro, mentre quando un rom potrebbe aver subito una violenza si titola ‘disabile vola dalla finestra’. E questa è la prima ipocrisia”, esordisce la portavoce dei rom. Che prosegue pugnace: “Se le cose fossero andate come dicono i famigliari, ridurremmo subito la questione alle “due mele marce che ci sono nella Polizia“, già si sta facendo così e anche questo è ipocrita”.
Pavlovic poi parte dalla storia della famiglia Omerovich e parla di ciò che non funziona nei meccanismi di integrazione delle comunità rom e sinti. “La famiglia di Hasib viveva in una casa popolare che ha sognato per anni, poi l’ha ottenuta dopo anni di sacrifici e giri assurdi e ora è dovuta scappare via perché è circondata da un ambiente ostile, nonostante il figlio sia quasi morto dopo un controllo della polizia”, racconta l’attivista.
Atteggiamento ostile verso i rom
“Spesso i rom vengono obbligati a ‘diventare come gli altri’, gli viene impedito di vivere alla loro maniera tradizionale, anche se comprano dei terreni per installare delle micro aree, non dei campi, e allora vengono obbligati ad andare a vivere in una casa popolare. Quando gli viene assegnata, per un breve periodo ci sono dei programmi di inserimento abitativo, poi finiscono i soldi e vengono mollati in un ambiente a loro ostile”, spiega Pavlovic a True-News.it.
Ma perché ostile? “Secondo le rilevazioni, il 73% degli italiani ha un atteggiamento ostile verso i rom. Per evitare questo bisogna fare un’operazione di riconoscimento, non di colonialismo. I rom cittadini italiani sono il 70-80%, eppure siamo l’unica minoranza non riconosciuta”. Secondo la portavoce dell’Alleanza Romanì “in Italia non si studia la storia, non si studia il nostro genocidio, perciò c’è ostilità. Poi, per quanto riguarda eventuali reati, chiunque li commetta deve essere perseguito penalmente, compresa la Polizia”.
Anche i progressisti non ci ascoltano
A proposito di ostilità, chiediamo cosa ne pensa del video del consigliere leghista di Firenze che ha minacciato e insultato una donna rom. La risposta è, per certi versi, sorprendente. Dato che Pavlovic è stata candidata dal Pd alle ultime comunali a Milano. “Quella è una chiara dichiarazione di violenza, una chiara posizione politica ostile. Ma io voglio sapere se gli altri, democratici e progressisti, ascoltano la nostra voce, io credo di no”, conclude l’attivista rom.