Il leader del M5s Giuseppe Conte non sceglie tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. A domanda di Lilli Gruber, l’ex premier non ha risposto, preferendo dribblare: “Rappresento un partito politico italiano, non do indicazioni di voto, alcune istanze della Le Pen vanno ascoltate”. Per il deputato del Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti, l’equidistanza di Conte è “incomprensibile”.
Un cavallo di Troia di Putin
“È incomprensibile soprattutto perché Conte da Presidente del Consiglio sa benissimo quanto conta il Presidente francese nei Consigli europei – spiega Ceccanti a true-news.it – quando si arriva al ballottaggio non tra due candidati europeisti uno di centro-destra e uno di centro-sinistra ma tra un europeista e una nazionalista, un cavallo di Troia di Putin, è impensabile non esprimere un giudizio netto su chi eliminare”.
Sondaggio sull’alleanza giallorossa
Un posizionamento che, secondo il deputato dem, potrebbe mettere a rischio l’alleanza giallorossa, anche se, da esperto dei corridoi di Montecitorio, il professor Ceccanti riflette: “A dir la verità a me sembra che la gran parte del parlamentari del M5S non abbia dubbi sul dovere di eliminare Le Pen e questo rende ancor meno comprensibili le incertezze di Conte”. Il parlamentare del Pd è netto, quando dice che bisogna “eliminare” Le Pen, perché è “un cavallo di troia di Putin”.
Se ne deduce che l’eventuale approdo all’Eliseo della candidata del Rassemblement National è considerato pericoloso dal più grande partito del centrosinistra italiano, che sarà alleato del M5s di Conte in molti comuni anche alle prossime elezioni amministrative di giugno.
Sindrome del 1954
“Le indico solo il principale pericolo di una vittoria di Le Pen – risponde Ceccanti a True-News.it – Macron, come noi, si rende conto che è tempo di passare ad una maggiore integrazione sulla politica estera e della difesa, che con Le Pen sarebbe bloccata. In questo senso la Le Pen sarebbe indubbiamente un cavallo di Troia di Putin. Eleggere lei significherebbe per la Francia fare l’errore del 1954, bloccare la Comunità Europea di Difesa. Una catastrofe”.
Una sfida per il futuro del Vecchio Continente, quindi, non della sola Francia. Ragiona Ceccanti: “È un ballottaggio che si gioca su una linea divisoria chiaramente basata su più o meno Europa. Macron, come gran parte delle forze politiche italiane, è convinto che anche buona parte dei problemi della Francia, che è chiamato a risolvere, siano risolubili solo con nuove forme di maggiore integrazione”.
Al netto delle differenze: “Possiamo anche avere idee diverse da Macron e dai francesi, ma l’indirizzo è chiaro”. Ben diverso è “il nazionalismo di Marine Le Pen e la regressione che lei porterebbe non solo per il futuro, ma addirittura rispetto ai livelli di integrazione già raggiunti”.
Lo stato della sinistra
Infine una riflessione sull’ascesa della sinistra francese di Jean Luc Melenchon, abile a intercettare il voto giovanile e degli strati sociali più in difficoltà. Un monito per il Pd e per il centrosinistra italiano?
“Diciamo che la scomparsa del Partito Socialista e la polarizzazione dell’elettorato progressista tra un’opzione europeista poco collocabile sull’asse destra-sinistra, quella di Macron, ed una invece di sinistra ma che sfugge ad una chiara collocazione europeista, quella di Mélenchon, era il rischio che abbiamo corso con le scissioni e che stiamo superando”, conclude il professore di Diritto Costituzionale e Diritto Parlamentare eletto con il Partito Democratico, un partito che grazie alla graduale ricomposizione delle scissioni alla sua sinistra conta di evitare “il rischio-Melenchon”.