Home Politics Che fine ha fatto Eva Kaili? “Vorrei vivere in Italia, Paese garantista”

Che fine ha fatto Eva Kaili? “Vorrei vivere in Italia, Paese garantista”

Qatargate ammissioni Kaili

Perché leggere questo articolo? Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento europeo, non vive più a Bruxelles. Sogna l’Italia e aspetta che si concluda il processo Qatargate.

Il Quatargate sembra un lontano ricordo. Eppure, qualche strascico l’ha lasciato. Nessuno dei politici coinvolti dallo scandalo di presunte tangenti per l’assegnazione dei Mondiali di calcio si è infatti ricandidato alle Europee. Ovviamente anche Eva Kaili. L’ex vicepresidente del Parlamento europeo si è sempre dichiarata innocente, parlando di un processo politico nei suoi confronti. In ogni caso, Kaili ha rinunciato a ricandidarsi, visto che il processo Qatargate, tra molte controversie è ancora in corso.

Che fine ha fatto Eva Kaili?

Era il dicembre 2022 quando scoppiò il caso Qatargate. Kaili, eurodeputata greca alla seconda legislatura a Bruxelles per il PASOK di centrosinistra, e vicepresidente del Parlamento è stata arrestata e condotta in carcere. Nel suo appartamento erano stati trovati sacchi di banconote per un totale di seicentomila euro in contanti. Kaili, il suo compagno Francesco Giorgi e l’ex parlamentare europeo Antonio Panzeri erano stati accusati di aver ricevuto denaro dal Paese arabo e dal Marocco in cambio della difesa dei rispettivi interessi.

A più di un anno e mezzo di distanza, il processo Qatargate va avanti. La vita di Kaili, invece, parrebbe bloccata. Espulsa dal partito di cui – si dice – sarebbe potuta diventare presidente e dal gruppo europeo dei Socialisti e Democratici. Kaili è rimasta in carcare fino ad aprile del 2023, trascorrendo oltre quattro mesi in prigione – di cui in parte in isolamento. Alla fine di maggio, poi, è stata accolta la richiesta di Kaili di revocare gli arresti domiciliari e l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico. Al momento, segue gli sviluppi del processo in attesa di conoscere la sentenza.

A che punto è il Qatargate?

A molti mesi di distanza, il processo Qatargate è ben lungi dal definirsi concluso. Il procuratore capo federale belga, Frederic Van Leeuw, insiste che l’indagine sta andando avanti, ma si è scagliato contro le “costanti fughe di notizie” e l’“enorme pressione” sul caso. Al momento, l’unica sentenza è quella che riguarda l’europarlamentare italiano Antonio Panzeri, che ha collaborato con la giustizia belga, patteggiando un anno di reclusione.

Eva Kaili è ancora in attesa di conoscere il proprio destino. Due dei suoi avvocati hanno criticato il modo in cui i pubblici ministeri stavano portando avanti il ​​caso basandosi sulle intercettazioni telefoniche e sulla sorveglianza effettuata dai servizi di intelligence belgi. I pubblici ministeri affermano che i privilegi parlamentari di Kaili non si applicavano al momento del suo arresto perché sarebbe stata colta in flagrante, considerato che suo padre (Alexandros Kailis) era stato sorpreso con una valigia piena di contanti.

Gli avvocati di Kaili hanno chiesto alla corte d’appello di Bruxelles di pronunciarsi sulla legalità della raccolta di prove contro di lei, una procedura a cui si sono intromessi anche altre parti. La decisione del tribunale non è prevista prima della metà del 2024. Il risultato finale è che non c’è alcuna visibilità riguardo ad una data per un futuro processo, anche se Van Leeuw ha dichiarato a giugno che si aspettava che l’indagine si concludesse entro la fine di quest’anno.

Kaili sogna l’Italia

In un’intervista al Corriere della Sera, l’eurodeputata greca racconta di essere legata all’Italia. Non solo per il suo compagno Francesco Giorgi, assistente parlamentare a sua volta arrestato per le presunte mazzette, ma anche per l’affetto e la solidarietà che il nostro Paese le ha dimostrato durante il periodo della sua detenzione. “È un Paese che considero casa per diversi motivi. In Italia esiste una bella parola come ‘garantismo‘ che dovrebbe essere tradotta in tutta Europa. In Italia ci sono alcuni partiti che si oppongono ai processi a sfondo politico e chiedono il rispetto della presunzione di innocenza indipendente dal partito della persona accusata” ha affermato Kaili.