L’Italia sta cercando in tutti i modi di diversificare le importazioni di gas. L’obiettivo è quello di sostituire il gas di Putin con altre entrate. Tra i nuovi fornitori spicca il Congo di Nguesso: non proprio un presidente democraticissimo.
Da Vladimir Putin a Dénis Sassou Nguesso, dalla Russia al Congo. Cambiano i fornitori, cambiano le coordinate geografiche ma non cambia affatto né l’oggetto del desiderio, il gas, né l’acquirente finale, ovvero l’Italia.
La diversificazione del gas
La guerra in Ucraina ha spinto l’Europa intera a recidere ogni legame con la Russia, rea di aver scatenato il conflitto contro Kiev. Al fine di costringere Mosca ad interrompere le ostilità e, al tempo stesso, danneggiare l’apparato economico russo – lo stesso apparato che per un terzo si basa sul ricavato dalla vendita di gas e petrolio – la maggior parte dei Paesi europei sta cercando di sostituire il gas del Cremlino con soluzioni più o meno valide.
Il tour africano di Draghi
Nel caso dell’Italia, il governo Draghi ha acceso i riflettori sull’Africa, in particolare su Algeria, Angola e Congo. Il tour del gas ha preso il via con la tappa algerina, durante la quale Mario Draghi ha incontrato il suo omologo Abdelmadjid Tebboune e firmato un accordo che consentirà all’Italia di acquistare nove miliardi di metri cubi di gas da Algeri. Già, perché l’obiettivo di Roma è quello di sostituire progressivamente il gas russo e, secondo alcune indiscrezioni, la road map consisterebbe nel prelevare la preziosa risorsa da Algeria, Congo, Angola, Mozambico e altri Paesi africani, tra cui Egitto (con il quale è stato firmato un contratto da 3 miliardi di
metri cubi in più di Gnl) e Qatar, fino ad abbattere del 50% le importazioni provenienti da Mosca entro il 2023.
Draghi, fermato dal Covid, spedirà nella Repubblica del Congo, una delle tappe segnate in agenda, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il responsabile della Transizione ecologica Roberto Cingolani.
La Repubblica del Congo
Benvenuti in Congo, non nella Repubblica Democratica del Congo bensì nella Repubblica del Congo. Stiamo parlando di un Paese collocato al 137esimo posto del Democracy Index, un valore calcolato dal settimanale The Economist, che esamina lo stato della democrazia in 167 paesi. Brazzaville non è proprio il massimo della democrazia e anzi, sulla carta, è addirittura messa peggio della Russia, visto che Mosca si piazza al 124esimo posto della medesima classifica. Prima di andare oltre sorge una domanda: se l’Italia – e con lei altri Paesi europei – ha scelto di smarcarsi da Putin in quanto figura dittatoriale, per quale motivo andrà a sostituire lo Zar con un altro personaggio più o
meno politicamente analogo?
Il presidente Nguesso
Alla vigilia della missione italiana in Congo, Draghi ha avuto un colloquio telefonico con il collega Dénis Sassou Nguesso, da anni inchiodato sullo scranno più alto della piramide politica congolese. I due leader – recita il comunicato di Palazzo Chigi – “hanno condiviso l’ampio potenziale del partenariato bilaterale, in particolare nel settore energetico e si sono ripromessi di incontrarsi presto di persona”.
Che personaggio è questo Nguesso? Per capire qualcosa in più del nuovo partner italiano, abbiamo chiesto informazioni a Marco Cochi, analista presso la Fondazione Nigrizia e l’Africa Research Development Forum nonché esperto di sicurezza e sviluppo per l’Africa sub-sahariana.
Impossibile non partire con una cornice dell’intera area: “L’Africa sub-sahariana è la regione dove sono insediati i leader più longevi del mondo. Questi personaggi, una volta che si sono insediati al potere, cercano di occupare il loro posto il più a lungo possibile. Tutto questo avviene nonostante ben 35 Carte costituzionali africane, ratificate o emendate dopo il 1989, prevedevano vincoli alla rielezione per più di due mandati presidenziali”, spiega Cochi a True-news.
Il “sostituto” di Putin
Non è nostra intenzione riportare qui l’intera biografia di Nguesso. Ci limitiamo a illustrare un paio di aspetti curiosi. Classe 1943, questo politico guida il Congo dal 1997 nelle vesti di presidente. In realtà aveva ricoperto la stessa carica dal 1979, ma all’epoca era riuscito a ottenere il controllo del Paese con le maniere forti e nei panni di colonnello. Nel 1992 venne destituito da Pascal Lissouba, andò in scena un conflitto armato terminato nel 1997 e vinto proprio da Nguesso. Che, da quel momento in poi, è considerato il padrone assoluto del Paese.
Tra proteste, accuse di brogli ed elezioni non limpidissime, colui che dovrebbe sostituire Putin nel pantheon dei fornitori di gas italiani troviamo dunque un personaggio agli antipodi della democrazia. “Tra i leader africani che per prolungare la permanenza al potere in tempi recenti hanno modificato la Costituzione troviamo Denis Sassou Nguesso. Nell’ottobre 2015 ha emendato la Carta congolese abolendo i vincoli di età e stabilendo che il presidente potrà essere eletto fino a tre volte”, ha sottolineato Cochi.
Marco Cochi: “Nguesso affamato di potere”
“La sete di potere di Nguesso sembra inestinguibile, considerato che da oltre trent’anni è a capo del Congo, con un solo piccolo intervallo tra 1992 e il 1997, quando scatenò la guerra civile contro Pascal Lissouba, legittimo vincitore delle elezioni nel 1992”, ha ribadito Cochi. Certo, da quando Nguesso ha ripreso il potere nel ’97 la situazione sociale del Paese si è stabilizzata e l’economia sviluppata. Ma nel frattempo è successo di tutto a livello politico e sistemico. Il suo governo ha sviluppato il culto della personalità nei confronti del capo supremo, il debito pubblico è salito mentre il livello di impiego giovanile è ai minimi storici, giusto per citare qualche aspetto nefasto. Se questo è il presidente che dovrebbe sostituire, o quanto meno scacciare, lo spettro di Putin, possiamo dire che l’inizio non è dei migliori.
Tornando agli accordi sul gas, Cochi spiega quale spazio di manovra avrà l’Italia in Congo. “La sigla di eventuali accordi in Congo Brazzaville potrebbe garantire all’Italia forniture ulteriori di gas per 5 miliardi di metri cubi all’anno. Si tratta di un volume importante che, sommato a quelli già concordati con l’Algeria e l’Egitto, permetterebbe al nostro paese di sostituire circa la metà della quantità di gas importato dalla Russia entro l’inizio dell’anno prossimo”, ha spiegato l’esperto. “Assicurarsi nel prossimo biennio la fornitura del Congo costituirebbe una risorsa importante per diversificare il nostro mix di approvvigionamento energetico”, ha concluso l’analista.