di Francesco Floris
I “veri” rosso-verdi? “Siamo noi” rispondono. È una questione di sfumature. Cromatiche e politiche. Il candidato sindaco per Milano: all’anagrafe Gabriele Antonio, chi è Gabriele Mariani?
Chi è Gabriele Mariani, tra alleanza rosso-verde e flirt a Cinque Stelle
Architetto e ingegnere, classe 1962, carattere burbero ma duro e puro sui propri valori. Pignolo all’ennesima potenza quando si parla di trasformazioni urbane, ambiente e grandi progetti immobiliari e a Milano di certo non mancano gli stimoli. Per questo motivo vicino all’universo di Arcipelago Milano di Luca Beltrami Gadola, il sito di approfondimento e dibattito urbanistico-architettonico che funge un po’ da spina nel fianco del centrosinistra milanese. La coalizione? Di certo c’è che 21 fra associazioni e comitati della città, in larga parte ambientalisti, dopo lunga gestazione hanno lanciato il 27 gennaio un appello con richiesta di unità e un inizio di piattaforma programmatica. Contemporaneamente alcuni esponenti degli stessi comitati hanno firmato, a titolo personale, a favore di una lista civica con Mariani candidato sindaco. Ora la palla passa alla lista civica “Milano in Comune” e Rifondazione comunista, che hanno annunciato da poche settimane la non ricandidatura di Basilio Rizzo in consiglio comunale dopo 38 anni a Palazzo Marino. C’è ancora da attendere qualche giorno, ma sembra cosa fatta a giudicare dalle parole del leader di Mic, Alessandro Brambilla Pisoni. Il nome di Mariani? “Ci convince e siamo pronti a parlare” dice a True-News. Ci sarà Possibile di Pippo Civati, della segretaria Beatrice Brignone e della portavoce Tiziana Baldini che hanno lanciato il programma per la città non più tardi di una settimana fa e stanno aspettando da alcuni dei loro uomini la piena disponibilità a candidarsi nelle liste.
La rete dei comitati cittadini che ha dato il calcio d’inizio è formata invece da varie realtà associative di Milano: si va da coloro che si oppongono allo spostamento delle facoltà scientifiche dell’Università Statale dal quartiere Città Studi sui terreni Expo, fino al comitato che porta avanti la vertenza contro il nuovo stadio a San Siro di Milan e Inter, puntando sulla ristrutturazione dello storico “Meazza”, e che sta mettendo i bastoni fra le ruote ai progetti dei due club, sia sulla stampa che nei tribunali di vario grado. Passando per “Baiamonti Verde Comune” (la seconda piramide in piazzale Baiamonti di fronte a Fondazione Feltrinelli e la difesa del parco dedicato alla vittima di ‘ndrangheta Lea Garofalo recuperato pochi anni fa dai cittadini di Paolo Sarpi), il Comitato “La Goccia” (il parco ri-naturalizzato sugli ex gasometri alla Bovisa) e “Salviamo il Parco Bassini” contro i progetti di Comune e Politecnico di Milano sull’area verde per realizzare uno studentato. Questa la componente meno “politica” dell’alleanza. Ricordano i Cinque Stelle della prima ora, quelli dei meet-up, a cominciare dal fatto che si fanno chiamare “cittadini”. Alcuni dei nomi che animano i diversi comitati? Adriana Berra, Sergio Violante, Marina Romanò. E qualcuno di loro di certo troverà spazio nelle liste.
Dove vogliono prendere i voti? Nella base di Rifondazione da anni in rottura con Sinistra italiana, Sinistra X Milano e tutte le evoluzioni che Sel e Leu hanno avuto nel tempo e che ora appoggiano Beppe Sala già al primo turno sotto l’egida del cartello “Milano Unita”, organizzato dall’ex ideologo di Giuliano Pisapia, Paolo Limonta. Altro consenso lo cercano nei 21 comitati cittadini. “Certo che voteremo Mariani perché altrove non ci ascoltano – dice a True-News Irene Pizzocchero, una delle più attive nel comitato su Città Studi –. Semplicemente perché ci opponiamo allo spostamento dell’Università sui terreni Expo, esponenti dell’attuale maggioranza di centrosinistra, anche amici e conoscenti di lunga data, ci hanno dato dei pasdaran. Io ho 60 anni, è difficile che sia una pasdaran su qualunque argomento e mi sono sentita dire che il nostro obiettivo è lucrare sugli affitti degli studenti”. “Avrei votato – chiude – volentieri per il candidato dei Verdi, come la portavoce nazionale e vice presidente del Municipio 1 Elena Grandi, ma non a qualunque condizione”.
Caccia al voto dei Verdi “traditi”
E qui si apre la grande “speranza” della nuova coalizione: vanno a caccia dei voti dei militanti Verdi che si sentono “traditi” dall’appoggio al sindaco uscente (dopo aver spergiurato il contrario fino ad ottobre), sancito dalle gerarchie romane ed europee del partito ambientalista per entrare nel campo largo del centro sinistra. Vogliono drenare acqua dal mulino del partito ambientalista e, per farlo, hanno tentato anche il colpaccio: candidare come capolista il numero uno dei Verdi milanesi, il portavoce cittadino Andrea Bonessa (critico sull’alleanza con il centrosinistra), che però ha rifiutato il posto decidendo di rimanere fuori un giro.
Flirt a Cinque Stelle
Infine c’è il flirt diretto ai Cinque Stelle. La più vicina a loro nel MoVimento milanese è la consigliera comunale pentastellata Patrizia Bedori, che ha firmato numerosi atti a Palazzo Marino proprio insieme a Basilio Rizzo. E che si sente culturalmente e politicamente affine al “civismo” oltre che per ragioni biografiche, essendo la figlia di “Jonny Sax”, Gianni Bedori, uno dei più grandi jazzisti italiani del ‘900, che ha contribuito a fondare la Civica Scuola di Musica di Milano. Sentita da True-News Bedori non apre e non chiude a nessuna possibilità. I problemi dei grillini sotto la Madonnina al momento sono tre: i recenti Stati Generali di Rosseau che hanno riorganizzato la geografia interna e le correnti pentastellate; la crisi di governo romana che lascia spazio ad ampie interpretazioni e sub-movimenti, banalmente pensando al nome di Luigi Di Maio circolato come possibile premier per superare l’impasse attuale o a quale sarà il destino del lombardo Stefano Buffagni, vice ministro dello Sviluppo. Da ultimo le regole statutarie: che impediscono di candidare – men che mai come sindaco – qualcuno che alla tornata elettorale precedente stava in altri partiti o alleanze. Almeno sulla carta.
Chi è Gabriele Mariani – il profilo giusto?
È proprio il profilo di Gabriele Mariani. Che se ora è il volto dell’ala più di sinistra a Milano, in realtà non è un estremista e non nasce come tale: inizia a fare politica attiva dentro al Partito democratico. Si iscrive al Pd nel 2009. Per cinque anni – 2011-2016 – fa il presidente della commissione Urbanistica del Municipio 3 (all’epoca si chiamava Zona 3). La rottura con i dem si consuma nel 2014 con le primarie che incoronano Matteo Renzi leader. Mariani all’epoca milita nello “02 Pd”, il circolo più prestigioso dei democratici meneghini, fucina di cervelli e classe dirigente locale e nazionale, che per fare due nomi ha dato i “natali” all’attuale assessore all’Urbanistica del Comune, Pierfrancesco Maran, oppure alla deputata Lia Quartapelle, per un breve periodo in lizza anche come ministro degli Esteri. Nello “02Pd” le primarie vedono un plebiscito per Matteo Renzi e da quel momento i rapporti fra l’architetto e il partito s’induriscono fino a diventare di vero astio reciproco. Esce, entra in Sinistra Italiana e anche lì funge da rompiscatole e grillo parlante. Il partito quest’anno decide di appoggiare Beppe Sala già al primo turno entrando in “Milano Unita” e decidendo di non tentare la via dell’autonomia a sinistra unendo le forze. Da qui la decisione di Mariani.
I problemi della lista? Tanti e immediati e che vanno oltre il tema della rappresentanza e quanti voti – pochi, tanti, pochissimi? – si porteranno a casa. Il primo è che la coalizione è quasi del tutto priva di politici “di professione”. L’assenza si percepisce soprattutto nel mondo dei comitati. Totale assenza di una catena, anche gerarchica, per prendere decisioni. Lì è davvero “uno vale uno”. Basti pensare che per approvare i documenti programmatici dati alle stampe il 27 gennaio ci sono volute diverse settimane di trattativa, con veti incrociati, dibattiti sul lessico e via dicendo. Per ironia della sorte una delle due note invita proprio all’unità. Inoltre la rete dei comitati schiaccia l’alleanza su temi quasi solo ambientali, in una campagna elettorale che da questo punto di vista sembra saturata, con tutti i candidati che fanno a gara, almeno a livello d’immagine, a chi è il più “green”, il più “sostenibile”, il più “resiliente” il maggior fautore dell’economia circolare e via discorrendo. Il compito di tenere la barra a dritta e di aprire il ventaglio su altri argomenti, a cominciare dai problemi sociali strutturali e quelli legati alla crisi Covid (uno su tutti: il lavoro), spetterà quindi a Rifondazione comunista del segretario cittadino Matteo Prencipe e soprattutto a “Milano in Comune” guidata da Alessandro Brambilla Pisoni, avvocato, conoscitore del mondo case popolari e politiche abitative essendo stato per 17 anni nella segreteria del sindacato Unione Inquilini di cui oggi è il legale in cause e contenziosi. Mentre a Possibile l’incarico di portare sul tavolo temi come il caro-affitti rispetto ai redditi per il ceto medio e i giovani, dopo un percorso di studio che la creatura guidata da Brignone ha intrapreso nell’ultimo anno e mezzo insieme a reti degli studenti e giovani lavoratori.