Perché leggere questo articolo? Erica Marsh, l’influencer iper-progressista, ha fatto discutere di sé prima di rivelarsi un fake. Ma un certo tipo di progressismo avulso dalla realtà che esiste sul suo profilo in Italia è promosso da figure in carne e ossa
Nelle scorse settimane ha fatto scalpore la storia di Erica Marsh, l’influencer ultra-liberal che ha imperversato su Twitter. Costruendosi un curriculum fasullo da “orgogliosa democratica” americana, a favore di ogni campagna politicamente corretta, di ogni visione progressista e di ogni iniziativa di Sinistra radicale, propagandata con un clamore tale da far sembrare piuttosto l’opposto il suo intento finale. Deridere, cioé, una causa progressista che spesso finisce per vedere i suoi portavoce “urlarsi addosso” in un climax ascendente di corsa al dirittismo.
Marsh si è rivelata non esistere davvero. Per qualcuno l’account è stato un agit-prop di destra, c’è chi ha visto dietro il profilo capace di raccogliere 130mila follower l’azione di un attore straniero e, infine, chi ha ipotizzato una manovra di esponenti dem americani per profilare la tipica posizione dell’elettorato.
Il Marsh (virtuale) italiano? Esiste già
Tra esaltazioni dell’agenda di Joe Biden e inviti a mandare Donald Trump in galera, Marsh ha polarizzato. Ma ha finito per trasformarsi in una parodia esplicita. Come spesso accade, in Italia siamo anticipatori di questa tendenza. Non c’è alcuna trama politica, alcuna tendenza sotterranea ma solo la sacrosanta volontà di satira dietro il predecessore italiano della Marsh, Armando Schiaffini. Nome de plumme di un estroso utente Facebook forte di una pagina con oltre 8mila follower in cui compare, come copertina, un volo di aerei che sparano dai serbatoi una bandiera arcobaleno. Bandiera Antifa con la postilla “Stand with Ukraine” nel profilo, Schiaffini lancia, giornalmente, commenti e post volti a rendere esagerata, addirittura grottesca, la battaglia progressista. Ma lo fa in forma totalmente inoffensiva e genuinamente umoristica.
Una retorica talmente spinta da spingere le pagine degli influencer progressisti a bannare a ripetizione Schiaffini, che da Saverio Tommasi a Lorenzo Tosa ha commentato in continuazione portando all’eccesso ogni battaglia progressista. Ma dalla lista dei bloccatori dell’Armando nazionale, si può estrapolare una lista delle potenziali “Erica Marsh” italiane in carne e ossa.
Il progressismo liberal americano in salsa italiana raggiunge sui social italiani vette che neanche la fantasia può immaginare
Sì, perché il progressismo liberal americano in salsa italiana raggiunge sui social italiani vette che neanche la fantasia può immaginare. Declinate nella nostra società, le posizioni iper-progressiste sono oggi incarnate da una serie di profili di divulgatori, commentatori e opinionisti che ben si avvicinano, senza alcun intento ironico, alle posizioni dei Marsh e degli Schiaffini.
Saverio Tommasi e Lorenzo Tosa, Marsh italiani in carne e ossa
Laura Boldrini è considerata l’eroina eponima di questa tendenza, soprattutto a destra. Ma il radicale progressismo dell’ex presidente della Camera impallidisce al confronto di quello di figure come Tommasi e Tosa. Il primo, scrittore e romanziere, di recente ha collegato la definizione di “grande famiglia” data da Giorgia Meloni al corpo degli Alpini alle potenziali riduzioni dei diritti per le famiglie omosessuali di cui il governo si farebbe artefice.
Tosa, opinionista proveniente dal Movimento Cinque Stelle delle origini e rigoroso “antipopulista”, coordinatore di Next Quotidiano, sorpassa Erica Marsh e le sue crociate anti-repubblicane: denuncia la “mestizia di certa destra retrograda e omofoba”; esalta i sindaci che trascrivono alle anagrafi i figli di coppie omogenitoriali anche se partoriti all’estero con maternità surrogata; “il mondo avanza, progredisce, evolve, e intanto noi regrediamo sempre di più verso l’abisso”, ha commentato poi Tosa il 26 settembre 2022, giorno successivo alla vittoria elettorale di Meloni, parlando di un referendum svoltosi a Cuba, non propriamente paradiso democratico, in cui erano stati promossi matrimonio egualitario, adozioni omosessuali e maternità surrogata.
L’avvocata della Schwa e “Avvocathy”
All’elenco delle potenziali Erica Marsh italiane si può ascrivere anche Vera Gheno. Linguista e studiosa dalla grande cultura, di recente ha fatto discutere con la sua proposta di introdurre nel discorso collettivo la schwa come soluzione linguistica per rendere l’italiano una lingua inclusiva. Questi solo i casi più emblematici.
E si può citare anche Cathy La Torre, “Avvocathy” del web che alle ultime elezioni ha dichiarato che ai seggi la divisione maschi-femmine discrimina i transgender. Tutte prese di posizioni vere, verissime. La realtà spesso supera la fantasia. E l’America ha da imparare dall’Italia. Su come dare, perlomeno, un senso del limite a ogni ideologia radicale. Che presa fuori dal suo contesto d’origine può creare prese di posizione avulse dalla realtà.