Il super consulente del Comune di Milano per le politiche abitative avrà bisogno di una casa popolare?
di Francesco Floris
Un incarico di prestigio: trovare nuove soluzioni per il Comune di Milano a favore delle famiglie in emergenza o disagio abitativo. Come? Attraverso l’analisi di delibere e atti e immaginando nuovi modelli organizzativi e funzionali. Perché a Milano – si sa – il caro affitti è un problema con i suoi bilocali a 1.200 euro al mese di media. L’emergenza abitativa è un problema con i suoi 2.500 sfratti l’anno e quasi 20mila richieste di esecuzione presentate agli ufficiali giudiziari del Tribunale. Le case popolari vuote – poche decine quelle assegnate nel corso del 2020 a causa della pandemia – sono un problema. Come sono un problema le ben 17mila domande da parte di famiglie che a maggio hanno chiesto una mano per pagare l’affitto al Comune. Da sommarsi alle 36mila che hanno chiesto invece di accedere ai buoni spesa. Ma ora tutto questo verrà superato. Il Comune di Milano cerca un super consulente esterno per “analizzare i diversi dispositivi organizzativi interni afferenti alle singole Direzioni (Casa e Politiche Sociali)”. O ancora per “disegnare in modalità partecipativa con i responsabili e referenti, nuovi modelli organizzativi funzionali all’integrazione delle competenze delle due Direzioni al fine di strutturare un “servizio” che risponda agli obiettivi di sostegno all’emergenza abitativa e di accompagnamento all’autonomia dei nuclei/persone destinatari delle misure”. È quanto si legge nella Determina Dirigenziale n. 8790 de1 18 novembre 2020. Con cui è stata approvata una procedura selettiva per l’individuazione di un collaboratore esterno alla Pubblica Amministrazione, da selezionare, attraverso valutazione comparativa. Impegno richiesto? 860 ore di consulenza. Modalità? Collaborazione a partita Iva. Compenso? 12Mila euro all’anno. La speranza è che il super consulente, una volta terminato l’incarico, non abbia bisogno a sua volta di una casa popolare.