Nel romanzo post-Quirinale i veri vincitori sono i parlamentari che, grazie alla rielezione di Sergio Mattarella, si sono assicurati altri sette mesi di stipendio. Tutti gli altri schieramenti, compreso il Partito Democratico, escono perdenti dal gioco a scacchi quirinalizio. Enrico Letta e Luigi Di Maio, che lavoravano per Mario Draghi al Colle, non sono riusciti nel loro intento così come a testa bassa escono Giuseppe Conte (che non è riuscito ad eleggere una donna al Colle) e Matteo Salvini, costretto a rinunciare all’elezione di un presidente di centrodestra. Risultato? L’usato sicuro per un altro settennato ma questa scelta, all’apparenza indolore, sta provocando un terremoto nei partiti e nelle coalizioni. E il Movimento Cinque Stelle, oggi più che mai, rischia addirittura una scissione.
Conte-Di Maio, è l’ora della resa dei conti
Che tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non corresse buon sangue non è affatto un segreto specie dopo che, caduto il Conte II, Di Maio aveva spinto il Movimento ad entrare nel Governo di Mario Draghi. Con la rielezione al Quirinale di Sergio Mattarella, però, le tensioni tra i due sono arrivate ai massimi livelli. L’ex premier Giuseppe Conte, leader da qualche mese del Movimento, è sotto accusa dai parlamentari vicini a Di Maio di aver voluto rispolverare, con il leader della Lega Matteo Salvini, l’asse giallo-verde sul nome di Elisabetta Belloni. Per contro Giuseppe Conte, che voleva “una donna al Quirinale”, accusa Luigi di aver sabotato la sua trattativa ed è determinato (pare) ad andare “fino in fondo”. I retroscena riportati dal Corriere e Repubblica, infatti, parlano di un Conte “furioso” e determinato a far esprimere agli iscritti (con una votazione sul blog) un parere sul comportamento di Di Maio. E se il web appoggerà Conte, come l’ex premier auspica, Di Maio potrebbe essere addirittura espulso.
Luigi Di Maio, quel piano “segreto” andato in fumo
Ma come mai Luigi di Maio, nei confronti di Giuseppe Conte, ha deciso di presentarsi davanti alle telecamere per accusarlo? Da cosa deriva questa rabbia del Ministro degli Esteri? Una risposta a questo quesito, a suo modo, l’ha data il grande ex grillino Alessandro Di Battista. “Luigi pensa al potere, non al bene del Movimento”, ha affermato in una intervista rilasciata al Fatto Quotidiano che, volente o nolente, sta facendo esplodere le chat grilline. Di Battista però, in una diretta web fatta con Alessio Vllarosa (altro ex grillino) nei giorni delle votazioni al Quirinale, era stato ancora più esplicito. “Se Draghi va al Quirinale, come sta provando in tutti i modi a fare – aveva affermato – a palazzo Chigi potrebbe andare una figura politica considerata non divisiva. Una di queste è Giancarlo Giorgetti della Lega, ma non escludo neanche il nome di Di Maio”. Che Di Maio avesse rifiutato due volte di fare il capo del governo, proprio per favorire Giuseppe Conte, è cosa nota. Ma di fare il premier nell’ultimo anno di legislatura, dopo aver favorito l’ascesa di Draghi al Colle, probabilmente ci sperava e non poco. Ma dopo la rielezione di Sergio Mattarella si dovrà accontentare della poltrona di Ministro degli Esteri con un nuovo obiettivo nel mirino: scalzare Giuseppe Conte dalla guida del Movimento Cinque Stelle.
Limite dei due mandati, dialogo con Di Battista e nuovo partito sul tavolo: le mosse di Giuseppe Conte
Anche sul fronte contiano, che si è sentito tradito dalle azioni di Luigi Di Maio, la carne al fuoco è tantissima e l’ex premier sta preparando la sua controffensiva. Una delle azioni sul tavolo di Conte, che potrebbe evitare la “rielezioni di molti traditori”, è la conferma per i parlamentari del limite dei due mandati. In questo modo molti fan della stabilità “draghiana” al secondo mandato (Luigi Di Mano, Roberto Fico e molti seguaci del ministro degli esteri) non potrebbero ritornare in parlamento se non facendosi candidare da altri partiti politici (non a caso Luigi Brugnaro, secondo un retroscena di Repubblica, avrebbe già invitato Di Maio ad unirsi al gruppo dei centristi). La seconda carta che Conte vorrebbe giocare, e che sta coltivando da mesi, è la ripresa di un dialogo con l’ex grillino Alessandro Di Battista. Dopo la caduta del Governo Conte II, come affermato dallo stesso Di Battista, i due hanno iniziato a sentirsi con frequenza sviluppando giorno per giorno una sintonia che preoccupa i “dimaiani”. E nello scenario più buio per l’ex premier (con gli iscritti del Movimento che difendono il comportamento di Di Maio) non è escluso che Giuseppe Conte, proprio con Alessandro di Battista, valuti la nascita di un nuovo partito politico.