Lo sport è uno specchio della società, in grado di fotografare cambiamenti in atto. Certamente più velocemente della politica. L’Olimpiade da poco conclusasi trionfalmente per i colori azzurri ha messo in chiaro come il paese e i suoi atleti vadano a una velocità superiore rispetto ai partiti nostrani.
Ius soli sportivo, Olimpiadi e Giovanni Malagò
I successi italiani a Tokyo 2020 hanno portato alla ribalta il tema della cittadinanza, declinato nelle varie accezioni possibili: dallo ius soli semplice, passando per lo ius culturae, fino allo ius soli sportivo reclamato dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. Nel celebrare il record delle 40 medaglie olimpiche, ha parlato di “spedizione multietnica e super-integrata”. Una dichiarazione che ha accesso il dibattito politico.
Il sottosegretario Nicola Molteni (Lega): “Malagò maldestro”
“Malagò è stato maledestro: ha parlato di ius soli dopo la vittoria di Marcell Jacobs, che invece ne è la negazione vivente. È nato in Texas da una madre italiana, dunque è ius sanguinis, non soli” così ha commentato Nicola Molteni, attuale sottosegretario del Ministero dell’Interno in quota leghista.
Cittadinanza italiana: a che punto sono le proposte di legge in Parlamento
Lo ius soli (diritto al suolo) determina l’acquisizione della cittadinanza dello stato in cui si è nati, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. È in contrapposizione allo ius sanguinis (diritto del sangue) che presuppone la trasmissione della cittadinanza dal genitore ai figli. Esistono poi istituti giuridici intermedi, come lo ius culturae (il “diritto della cultura”) che permetterebbe di chiedere la cittadinanza a chi nasce e completa un ciclo di studi o supera un esame nello stato in cui risiede. Per ora, in Italia lo ius soli è applicato solo agli apolidi (persone senza cittadinanza) e ai figli minorenni che sono stati adottati.
Ius soli sportivo? Il caso di Fausto Desalu: i minori stranieri possono essere tesserati (ma record e convocazioni non valgono)
La normativa vigente riconosce a un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, l’ottenimento della cittadinanza solo al compimento dei 18 anni. La legge è datata 1992, anno di nascita di Fausto Desalu, oro olimpico nella staffetta 4×100 di Tokyo ma che non ha potuto essere convocato dalla nazionale italiana fino alla maggior età, perché nato a Cremona ma da genitori nigeriani.
Una legge del 2016 consente ai minori stranieri nati in Italia di essere tesserati da società sportive, ma non di poter essere convocati dalle rappresentative nazionali. Allo stesso modo i loro record non possono essere omologati (Desalu sarebbe detentore del primato italiano allievi sui 60 metri).
Cittadinanza, alla Camera tre proposte di legge: Boldrini, Polverini e Orfini (ma nessun accordo fra i partiti)
Al momento, tre proposte di legge volte a riformare i criteri di cittadinanza sono ferme alla Commissione Affari Costituzionali: quella a firma dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, quella di Renata Polverini (ex Forza Italia) e quella del Pd di Matteo Orfini. Tutte prevedono la concessione della cittadinanza italiana dopo un percorso di studi: ius culturae a varie sfumature temperato.
Cittadinanza, nulla di fatto fino alle elezioni politiche
Per Deborah Bergamini, sottosegretaria per i rapporti col Parlamento di Forza Italia, “il tema non è una nuova legge, ma concentrarsi nel far funzionare al meglio il sistema attualmente in vigore”. Se il centrodestra chiude a ogni possibile modifica, il centrosinistra spinge per una nuova normativa. È difficile che in questa legislatura sia arrivi anche solo a discutere l’argomento, considerate l’eterogeneità della maggioranza e le difficoltà nel trovare una linea comune sui diritti civili (come ad esempio per il Ddl Zan).
I dati sui minori stranieri: 600mila hanno frequentato un ciclo scolastico, 150mila completato 5 anni di scuola
Alla finestra ci sono oltre 1 milione e 65mila minori stranieri che potrebbero vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana prima dei 18 anni, 600mila hanno già frequentato almeno un ciclo scolastico, 150mila hanno completato almeno cinque anni di scuola in Italia.